Commentario del 14.11.2019

PRIME PAGINE
Venezia in primo piano. Città indifesa sott'acqua: altro allarme nella notte. Allagato l'80% dell'abitato, due morti, danni per centinaia di milioni. Timori per la basilica di San Marco (Corriere, Repubblica e altri). Conte: "Completare il Mose" (Stampa). Salvini: "Diamo subito un milione a Venezia" (Verità). Marea record: mai così dal '66. L'ira di Zaia: "Perché il Mose non è in funzione?" (Messaggero). 6 mld sprecati per Mose: ad affondare Venezia è la corruzione (Notizia).
Politica. Zingaretti alla Stampa: "Renzi aiuta Salvini se piccona il Pd". Parla la Meloni: "Al governo sarà dura: a spararle grosse si fallisce" (Fatto). Crescita e meno tasse, Berlusconi: ecco la nostra manovra (Giornale, Tempo).
Ampio spazio ancora all'Ilva: il governo sonda nuovi soci (Corriere). Mittal a Emiliano: "Non vogliamo smantellarla" (Repubblica). Scudo per Ilva, M5S ora apre (Messaggero). L'Illva chiude, vince M5S (Libero).
Usa,"Processo" a Trump: lo show al Congresso. Il presidente: "E' solo caccia alle streghe"  (Corriere e altri).

ECONOMIA
Venezia travolta dall'acqua alta: danni per centinaia di mln. In primo piano su tutti l'inondazione record in Laguna, oggi il Cdm per lo stato d'emergenza. "A un passo dall'apocalisse" titola Repubblica (p.2): monumenti, case e negozi devastati, danni per un mld. Dalla grande indondazione del 1966 a oggi, mezzo secolo di annunci senza fare nulla – scrive Stella sul Corriere (in prima e p.8) -. Il Mose in stallo è una tragico emblema. L'opera, costata già 5,5 mld di euro, è ancora incompleta dopo anni di liti e burocrazia. Messaggero (p.3) parla di "fantasma Mose": fallito il test nel giorno dell'ondata. Le paratoie non si sono alzate per problemi tecnici. E il personale del Consorzio è in ferie. Repubblica (p.4) e tutti i quotidiani segnalano lo scandalo Mose, eterna incompiuta costata 5,5 mld: per gli esperti l'opera è obsoleta e insufficiente a fronteggiare la nuova situazione climatica. "Le mazzetta non assorbono l'acqua alta" scrive polemicamente il Fatto, che ricorda le promesse infinte dei vari ministri sulla fine dei lavori, ma dopo trent'anni di sprechi e tangenti, la grande opera è da buttare. Il sindaco di Venezia Brugnaro alla Stampa (p.6): "Il Mose in questo momento è l'unica soluzione. Sono stati spesi troppi soldi, sono trascorsi troppi anni e dobbiamo farlo partire, al più presto. Non sono certo che funzionerà, ma è l'unica speranza che abbiamo". Per il Giornale (in apertura) quella di Venezia è la tragedia dei "no": ecologisti, sinistra e magistratura hanno rallentato il Mose e ora piangono. Ora si accelera per completare l'opera: Elisabetta Spitz sarà il supercommissario, è stata indicata dall ministra De Micheli, per la nomina manca solo l'intesa con il governatore Zaia (Sole p.3).
L'altro grande tema resta l'Ilva. "E' la sfida legale del secolo" e il ministro Patuanelli sonda nuovi soci (Corriere p.10). Salta però il Consiglio dei ministri, mentre resta la battaglia sullo scudo penale: i grillini aprono, mentre vengono ritenuti inammissibili in commissione gli emendamenti dei renziani sull'immunità (Messaggero p.6 e tutti). Intanto, arriva l'apertura a sopresa di Mittal: "Gestiremo la fabbrica fino a maggio" (Repubblica p.12 e altri). L'ad Morselli assicura al governatore Emiliano l'intenzione di restare fino alla decisione del Tribunale sul recesso contrattuale, confermati anche i pagamenti ai fornitori. Filo diretto Conte-Mittal: braccio di ferro sugli esuberi (Sole p.2). Ma, nell'atto di citazione consegnato ai giudici di Milano, Mittal presenta sette exit strategy per lasciare Taranto con le tesi per la rescissione (Messaggero p.6-7): l'eliminazione della protezione legale rende non più realizzabile il piano industriale – scrive Mittal -. Se non è accolto il recesso, l'azienda chiede di dichiarere il contratto risolto per impossibilità sopravvenuta o per gravi inadempimenti. Repubblica (p.12) segnala come il mondo dell'industria, dall'auto agli elettrodomestici, finirebbe in ginocchio se l'impianto di Taranto dovesse chiudere. Mentre si ragiona sulle alternative a Mittal, il presidente di Federacciai Banzato al Corriere (p.11) dice: "La priorità è salvare l'impianto e continuare con il piano ambientale. Il miglior augurio è che Mittal resti. Una cordata italiana? E' una sfida difficile, perchè la maggioranza dei siderurgici italiani non sforna prodotti piani come l'Ilva e non produce con altoforno ma con forno elettrico". Messaggero (p.7) fa il punto sulle vie d'uscita a cui starebbe lavorando il governo: newco o una nuova cordata. Le ipotesi sono: ingresso di Cdp nella società, oppure il modello "Alitalia", o una gara d'appalto. E sull'Ilva prosegue lo scontro politico. Per Libero (p.6) la chiusura dell'impianto di Taranto è la vittoria del M5S: in Italia fare impresa è impossibile.

POLITICA
Ilva e capigruppo, scontro aperto all'interno del M5S. Per la Stampa (p.9) i gruppi 5S sconfessano Di Maio sul tema dello scudo penale per Ilva e anche il ministro Bonafede si smarca dal leader: non è in gioco il governo. Nel M5S è bagarre, gli eletti chiamano Beppe Grillo: "Riprendi tu il controllo" (Messaggero p.9). Di Maio non detta più la linea: dall'Ilva alle elezioni, 5S allo sbando (Repubblica p.15). Il M5S litiga su ruoli e soldi, e in Senato rischia altri addii, segnala il Fatto (p.8). Mentre per il Corriere (p.14) c'è un piano tra i grillini per mettere Di Maio all'angolo. Il sottosegretario 5S al Viminale Sibilia alla Stampa (p.8) dice: "Nervi saldi o rischiamo un disastro, essere al governo è una enorme responsabilità". Intanto, Repubblica (p.13) evidenzia l'insofferenza anche di Conte per la situazione interna al M5S: il premier sempre più spesso lasciato solo dai 5S che lo avevano indicato a settembre. Gli attacchi di Di Maio e Spadafora, a difendere Conte sono rimasti solo i dem. E infatti il ministro Franceschini si sfoga: "Lo stiamo sostenendo soltanto noi". Tensione crescente anche tra Renzi e il Pd: piazza contrapposta e veleni (Corriere p.15). Zingaretti, alla Stampa (p.11) spiega: "Quello che l'Italia si aspetta da questo esecutivo è una visione comune, per riaccendere la crescita e indicare un nuovo modello di sviluppo. Renzi? Chi fonda la propria forza sulla critica degli altri probabilmente ha poco di positivo da dire su se stesso. Non esiste un'alternativa alla destra italiana che non passi da un  forte protagonismo del Pd. Ogni picconata al Pd è un favore a Salvini. Non possiamo sottovalutare che la destra italiana sta avanzando la sua proposta al Paese". E la Lega lancia la contromanovra "anti-tasse": pace fiscale e incentivi per chi ha più figli (Stampa p.10). La Lega punta a neutralizzare le imposte su plastica e auto aziendali, ma per ora non riunisce il centrodestra. Salvini, intanto, avvia la campagna elettorale in Emilia: la sfida di Bologna tra bagni di folla e proteste (Repubblica p.10). Stasera l'apertura ufficiale, la Lega cerca la spallata nella regione dove ha preso il 33% alle ultime europee. Salvini al QN (p.8): "Gireremo le città e i paesi della regione. Se vinciamo cade il governo? Chissà se l'esecutivo arriva al 26 gennaio". Intanto, prime polemiche per la candidata leghista in Emilia, Lucia Borgonzoni, considerata una candidata all'ombra di Salvini, scrive Repubblica (p.17). Ma il leader del Carroccio assicura: "Si è sempre distinta nel suo lavoro, con la sua esperienza non avrà problemi". Anche Bonaccini debutta in campagna elettorale, senza big nazionali del Pd (Fatto p.10). Renziani in lista per il governatore uscente, che al Messaggero (p.12) dice: "Chiederò il voto pure agli elettori leghisti, vogliono trasformare il voto in un test su Conte perchè sanno che qui abbiamo governato bene. Il M5S? Non sprechi un'occasione storica". Zingaretti alla Stampa: "Bonaccini è stato non solo un ottimo presidente, ma sta impostando la compagna elettorale per il bene dei suoi cittadini, contro le invasioni da fuori di chi dell'Emilia Romagna non gliene frega niente. L'operazione della Lega non riuscirà perché vincerà Bonaccini".

ESTERI
Usa, l'impeachment diventa uno show: audizioni in diretta (Repubblica p.18 e tutti) America incollata davanti alla tv per la prima udienza pubblica dell'inchiesta contro Trump. L'ex ambasciatore a Kiev: "Gli interessava più del rivale Biden che dell'Ucraina". Al centro dei sospetti le pressioni esercitate da Donald Trump per spingere il leader ucraino Zelensky a riaprire un'inchiesta per corruzione su Biden, figlio dell'ex vicepresidente e ora candidato nelle primarie democratiche (Corriere p.16). L'inchiesta potrebbe portare alla messa in stato d'accusa del presidente (Messaggero p.14). Trump però non se ne cura e intanto riceve Erdogan (Qn p.14).
Ed è proprio l'audizione privata Trump-Erdogan l'altro tema del giorno. Trump: "Sono un fan di Erdogan". E Attacca l'Europa sui rifugiati  scrive la Stampa (p.12). Secondo il Messaggero (p.14), Trump avrebbe messo sul piatto ad Erdogan un accordo commerciale da 100 miliardi di dollari, la probabile riammissione nel programma degli F-35 e la promessa di chiudere un occhio sull'aggiramento delle sanzioni Usa ad Ankara. Intanto davanti alla Casa Bianca centinaia di manifestanti hanno sventolato cartelli con la scitta: "L'America sostiene gli alleati curdi" (Repubblica p.19). 

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