Commentario del 26.08.2019

PRIME PAGINE
Pd tentato dal Conte-bis (Messaggero). I dem aprono, Di Maio più freddo (Corriere). Il Pd detta le condizioni su Conte (Stampa), ma per il Giornale i dem calano le braghe, verso il sì a Conte (Giornale). Di Maio-Zingaretti, guerra di nervi su Conte. Oggi si decide tutto (Fatto). Zingaretti: "Non accettiamo i diktat e i no via social. Non è così che si governa l'Italia" (Repubblica). Ma Libero attacca il segretario dem: "Pappamolle". Lite su Conte, Pd-M5S ai ferri corti (QN). "Fumata nera, futuro grigio" titola Repubblica. Sondaggi: la trattativa fa bene a Pd e M5S, Lega in picchiata (Fatto). Sondaggio choc per il Carroccio: in un mese persi 5 punti (Giornale). Buttaroni (Tecnè) alla Verità: "Gli italiani vogliono solo votare".
Sull'Iva ci raccontano frottole (Verità). Reddito di cittadinaza, i numeri: tra i grandi Comuni Roma all'ottavo posto (Messaggero).
G7, l'Iran al verice, l'invito di Macron spiazza Trump (Corriere). Lo strappo di Parigi: ombra Iran sul vertice di Biarritz (Giornale). Gelo Trump-Macron (Messaggero).

ECONOMIA
"Un governo che sia in grado di dare una svolta economica importante al Paese, nel segno della discontinuità rispetto al passato", così Annamaria Furlan nell'intervista a Repubblica (p.9). La segretaria generale della Cisl spiega: "Siamo un Paese con una evasione fiscale e contributiva di 150 miliardi l'anno, lì c'è moltissimo da recuperare. Il tema della riforma fiscale ha tanto appassionato il dibattito all'interno dello scorso governo: le risorse recuperate devono essere utilizzate per tagliare le tasse a chi le paga, e cioè i lavoratori e i pensionati. Sul taglio del cuneo fiscale ai lavoratori tutte le organizzazioni sindacali, comprese quelle datoriali, si sono espresse in senso positivo, si tradurrebbe anche in una spinta importante ai consumi, ma non basta. L'Italia ha bisogno di investimenti su crescita, formazione, innovazione. È fondamentale sbloccare le infrastrutture, ferme da troppo tempo, per competere sui mercati internazionali".
L'economista Usa Steve Hanke alla Stampa (p.18): "No a un nuovo Qe. Meglio se la Bce taglia i tassi sui depositi. La recessione non mi sembra un rischio imminente per gli Stati Uniti".
Ricorso continuo. Stato Contro Regioni. Regioni contro Stato. Sul Sole (p.3) il focus sulle continue liti che impegnano una sentenza su due della Consulta. I conflitti sulla legislazione concorrente hanno prodotto in 17 anni oltre 1.800 ricorsi. L'autonomia differenziata, resta uno dei punti chiave del confronto politico.
Dazi Usa-Cina e recessione fanno correre l'oro ai massimi. Gli esperti: "Giusto investire sul metallo prezioso e il franco svizzero. In Borsa puntare sui titoli difensivi, l'alta tecnologia e la sanità". (Stampa p.18).

POLITICA
Una domenica di trattative, annunci e frenate. Zingaretti ha aperto all'ipotesi di intesa con il M5S: «Serve un confronto subito sui contenuti. Sui nomi intesa possibile ma occorre discontinuità». La replica dei 5S: «Per noi Conte premier e i 10 punti. Il Paese non può aspettare il Pd». Le trattative tra i due partiti continuano. Per i dem l'intesa e ancora possibile. (Corriere p.2). Fico si chiama fuori. M5S: c'è solo Conte. Ma si tratta. (Messaggero p.2). La sfida di Di Maio per rimanere leader e mettere fuori gioco Di Battista. Il capo vorrebbe far cadere i veti Pd su sé stesso o un ruolo pesante nel Conte bis. (Corriere p.4). Prove di totoministri giallo-rosso. Per l'Economia c'è il dem Misiani. Se l'accordo si chiudesse su Conte, fuori sia Zingaretti che Di Maio. In pista Orlando (Giustizia) Gentiloni (Esteri) e De Micheli. Dall'altra parte: forti Patuanelli e Spadafora, difficile Di Battista. (Repubblica p.4).
La mossa di Zingaretti nel fortino: sì a Conte, ma Di Maio fuori dal governo. Il segretario Pd rompe l'assedio e detta le condizioni: serve discontinuità. I renziani esclusi dai dicasteri. Il leader Dem ha ancora sospetti sul secondo forno tenuto aperto dai 5S (Stampa p.2). Ministri chiave e Commissario europeo la contropartita ai democratici (Messaggero p.3). I renziani chiedono posti. Zingaretti li frena: adesso tratto soltanto io (Messaggero p.4). Nannicini al Messaggero (p.4): «L'esecutivo si farà? Sì, al 70%. Ma finiremo a testate sull'economia». Il senatore dem: su lavoro e sociale c'è convergenza, manca sui dossier industriali e sui vaccini.
Il Quirinale vede uno spiraglio ma teme i tatticismi, scrive Marzio Breda sul Corriere (p.8). Il presidente vuole chiarezza. O si chiude mercoledì o urne a novembre. (Messaggero p.3).
Per QN e altri quotidiani è stallo sul Conte bis. Lo sfogo di Zingaretti: "Così non si va lontano". La trattativa per il governo Pd-M5S resta bloccata. Di Maio (al mare) insiste sul premier, il leader dem non ci sta: "Ricevo solo no". Domani le nuove consultazioni al Colle (Repubblica p.2).
Nell'accozzaglia anti-Salvini l'estrema sinistra e chi ha paura delle urne (Giornale p.3). Zingaretti pappamolle – attacca Giuli su Libero (in prima e p.3) -. Il capo Pd prova a resistere, ma è fiacco, e tenta di alzare un muro alle richieste dei 5stelle, che preparano perfino una lista dei Democratici sgraditi per un ruolo nel governo. Ed è assediato dai renziani, veri padroni del partito.
M5S, l'asse tra Beppe e Fico per indebolire Di Maio. Sospetti 5Stelle sul capo (Messaggero p.6). Frattura tra il comico e Casaleggio che non ama la svolta a sinistra. L'intesa di Grillo con il figlio del guru mai forte come quella con Gianroberto. Il nordismo lega il mondo di Davide al Carroccio, che continua a cercarlo (Messaggero p.7). L'altolà dei fedelissimi di Casaleggio. Pressing su Di Maio per le elezioni. Il nodo Di Battista nel governo. E il capo del Movimento al mare fa infuriare i parlamentari. (Stampa p.4). 5S a un passo dal caos. L'ira dei militanti grillini sui social: "Una vergogna, col Pd siamo morti" (Stampa p.6). Di Maio ha uno scopo: fermare Fico e Dibba. Il vicepremier interessato a mantenere il patto di ferro con Davide Casaleggio. E il figlio del fondatore del Movimento sa che con un'altra leadership Rousseau perderebbe centralità (Repubblica p.6).
Salvini: «Così Luigi si gioca la leadership». Voci e veleni su un possibile incontro a due. (Messaggero p.6). Salvini gioca le ultime carte. Sms a Di Maio: vediamoci oggi. Il leader della Lega potrebbe tornare ad offrire al capo 5S la premiership e una revisione del contratto di governo. Il leghista ostenta fiducia: "Ogni giorno che passa senza l'accordo tra M5S e Pd è a nostro vantaggio". (Repubblica p.8).
"L'Italia resti aperta al mondo. Non scordiamo i nostri interessi". Il ministro degli Esteri Moavero intervistato dal Corriere: "Puntiamo sull'Africa e sulle grandi rotte globali. L'Italia non è un sistema chiuso, né autosufficiente o marginale. Restiamo protagonisti sul piano internazionale. Siamo una realtà globale importante. L'industria realizza il quinto maggior surplus commerciale al mondo e la nostra economia funziona in interdipendenza con gli altri Paesi". (Corriere p.9).

ESTERI
Colpo a sorpresa di Macron e al G7 arriva l'Iran. Il presidente francese tenta di far ripartire il negoziato sul nucleare convocando il ministro degli Esteri Zarif. Tensione con Trump, poi dagli Usa arriva un "no comment". Parigi lavora per un alleggerimento delle sanzioni. (Repubblica p.10). La questione nucleare domina il vertice dei Sette Grandi. Nessun contatto con la delegazione Usa. (Corriere p.10). Il presidente avvertito dei piani francesi sabato a pranzo. Americani infuriati ma Trump: noi avanti per la nostra strada. Il segretario al Tesoro Mnuchin: siamo sempre disponibili a discutere con tutti. (Stampa p.9).
Donald la rivuole ma il G7 si divide: e la Russia resta fuori. Tensione a cena. Tusk: meglio includere l'Ucraina. L'Eliseo stempera e chiude a Mosca (Corriere p.11)
Dalla Siria al Libano, così Israele ha già iniziato la guerra contro Teheran. In poche settimane gli attacchi contro obiettivi iraniani nella regione si sono moltiplicati. Negli ultimi due giorni azioni a Damasco e Beirut. Netanyahu minaccia: "Nessuna immunità" (Repubblica p.11). I blitz di Gerusalemme per fermare gli attacchi guidati da Teheran. Si temono rappresaglie contro il contingente Usa in Iraq. Sarebbe pronto un piano per colpire ribelli Houthi in Yemen (Stampa p.10).
Brexit, il premier britannico pronto al "no-deal" senza concessioni. La linea dura di Johnson apre uno spiraglio per rinegoziare la Brexit. (Stampa p.9). La minaccia di Johnson all'Ue. "Non paghiamo i 37 miliardi". Il premier britannico conferma il sì alla Brexit dura. E la gente inizia a fare scorte di cibo. (Repubblica p.22). Brexit, Donald corre in aiuto di Boris: «Faremo grandi accordi commerciali». Per Washington la Ue è «una palla al piede per la Gran Bretagna». Resta il nodo irlandese. (Messaggero p.10).

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