Commentario del 25.08.2019

PRIME PAGINE
Conte chiude la porta alla Lega (Corriere e tutti). Dal premier altra botta a Salvini (Repubblica). "Il ritorno di Conte" titola il Fatto. Mentre Giornale attacca: Conte si iscrive al Pd, il mostro può partire. Trattative 5S-Dem, grande scontro sul premier (Stampa). Il Pd rilancia: Fico premier (QN e altri), ma l'intesa è lontana (Messaggero). Sondaggio sul Sole: Lega in calo di consensi (33,7%). Elettori M5S: intesa con il Pd fragile. "Basta giochini, fateci votare" titola la Verità in apertura.
Sul Corriere parla il ministro Tria: "La manovra non fa paura". Sul Sole la trattativa Pd-M5S con il taglio al cuneo fiscale che diventa la nuova priorità. Landini (Cgil) intervistato dal Corriere: "Adesso si pensi al lavoro". Intanto, arriva l'evasometro: via ai primi controlli sui conti correnti (Messaggero).
Dal clima alla recessione: i cinque dossier che dividono il G7 (Stampa). Arriva in Europa la guerra dei dazi Usa (Sole). Pranzo a sorpresa al G7, Macron "doma" Trump: il presidente americano prima minaccia poi rinuncia ai dazi sul vino francese (Corriere).
Russia, flop spaziale (QN): il robot cosmonauta buca l'attracco della Soyuz in orbita, figuraccia di Mosca.

ECONOMIA
Il ministro dell'Economia Tria parla al Corriere (in prima e p.11) e rassicura: "Consegnamo un'Italia con i conti abbastanza in ordine. Anche senza altre misure, il deficit per il 2020 sarebbe sostanzialmente inferiore al 2,1 % del Pil previsto nel Def di aprile. Siamo molto sotto quel livello. È il risultato di una politica di bilancio che ha permesso di portare avanti i programmi voluti dalle forze politiche, ma mantenendo i saldi di bilancio sotto controllo. Perciò le clausole Iva sarebbero minori di quelle previste dai programmi 2020 del governo. Ci sono 7-8 mld di deficit in meno rispetto alle stime, non solo per i risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza, ma anche per le maggiori entrate attese e i minori interessi sul debito". Guardando alla prossima manovra, il titolare dell'Economia dice: "Andrebbero trovati più di 15 mld in autunno per finanziare la prima fase di una riforma fiscale in direzione della cosiddetta flat tax. Alcuni parlano di cuneo fiscale, ma è qualcosa di molto simile". Sul taglio del cuneo fiscale torna ad insistere il Sole (in prima e p.4) secondo cui il tema sarebbe la priorità su cui starebbero trattando Pd e M5S. Tre le ipotesi sul tavolo: riduzione di un punto l'anno per 5 anni, intervento choc sui giovani neossunti e, infine, l'ipotesi dell'esonero dei datori di lavoro dal versamento dei contributo dell'1,61% della retribuzione destinata alla Naspi e di quello del 2,75% per la disoccupazione agricola, soltanto per i lavoratori a tempo indeterminato. "Ora un governo che cambi politica sul lavoro". Il segretario della Cgil Landini al Corriere (in prima e p.9): "Quello che serve è un governo in grado di combattere le disuguaglianze, l'impoverimento economico e sociale, che rimette al centro un nuovo modello di sviluppo, riformi la Pa, rilanciando i diritti fondamenti del e nel lavoro, puntando sull'economia della conoscenza, sulla salute e sul rispetto dell'ambiente". Poi sul lavoro, Landini spiega: "Abbiamo presentato una proposta la Carta dei diritti universali, un nuovo statuto dove tutti i lavoratori devono avere diritti. Siamo per ripristinare la giusta causa e il reintegro tolto con il Jobs act. Inoltre, debbono aumentare i salari e le pensioni e per questo serve una riforma fiscale che, oltre a combattere l'evasione, riduca la tassazione a pensionati e dipendenti e introduca la detassazione degli aumenti salariali dei contratti nazionali".

POLITICA
"Con la Lega stagione chiusa per quanto mi riguarda", stop di Conte al doppio forno (Corriere in prima e p.2 e tutti). Il premier – che riceve l'apprezzamento di Merkel, Macron e Tusk – al G7 di Biarritz lascia aperto solo il forno Pd: "Serve un governo riformatore, prima il programma poi i nomi". Così – secondo Repubblica (p.3) – il premier si prende la guida del M5S, sconfessando la linea di Di Maio, il quale ora è al bivio: o tratta con i dem un altro nome o resta solo il voto. Salvini all'attacco di Conte: "Che tristezza" (su tutti). E il leader del Carroccio accusa il premier: "Ha lavorato per sfasciare" (Repubblica p.8). Giornale (in apertura e p.3) attacca: Conte ormai fa parte del Pd. Intanto Salvini aspetta e spera: vuole incontrare Di Maio. La vera garanzia del Carroccio sono le difficoltà giallorosse (Fatto p.4).
Trattative M5S-Pd, è muro contro muro su Palazzo Chigi. Ora la partita si gioca sul premier (Corriere p.3). No a Di Maio premier, il Pd apre a Fico (Stampa p.4 e tutti). Libero (in prima e p.3) attacca: fingono di parlare di programmi, ma già litigano sulle poltrone.  Il dialogo va avanti, ma su Conte c'è l'assedio del Pd a Zingaretti (Fatto p.2) e i renziani non si fidano più: temono che Zingaretti voglia far saltare tutto (Giornale p.4). I dem lanciano Fico, ma la mossa divide i 5S. Gelo di Di Maio su Fico, ma gli ortodossi lo accerchiano. E rispunta l'ipotesi del premier terzo (Messaggero p.3). Rivolta su blog e social da parte degli elettori grillini: in tanti contro il Pd. Voto su Rousseau in forse (Corriere p.6). Il senatore 5S Paragone a Libero (p.6): "Salvini ha sbagliato, ma M5S non può buttarsi a sinistra. Sono per tornare alle urne, in subordine meglio continuare con la Lega, ma serve un accordo serio". La Stampa (p.6) segnala il piano di Renzi: un partito del Pil per archiviare Salvini. Renzi disegna la squadra di governo, con un premier non politico, Zingaretti e Di Maio vice, Gabrielli all'interno, Gratteri alla Giustizia e Conte in Ue.
Quirinale in allarme: troppi tatticismi, senza segnali niente consultazioni (Messaggero p.3). Mattarella chiede chiarezza: già domani tirerà le somme, martedì consultazioni lampo se la crisi gli apparirà senza sbocchi (Stampa p.7).
Sondaggio Winpoll sul Sole (in prima e p.2): 41% degli italiani vuole le urne, ma ci sono differenze tra gli elettori dei vari partiti. 21% di chi vota Pd vuole tornare al voto, mentre 62% preferisce un governo con 5S. Ritorno alle urne che piacerebbe all'83% dei leghisti (solo il 7% vorrebbe nuovo governo con M5S), insieme a FdI e Fi. Mentre tra i 5S il 22% per le elezioni in autunno, il 43% per un governo con Pd e 16% per nuovo accordo con la Lega. Nelle intenzioni di voto, la Lega primo partito ma al 33,7% (dal 38,9%), mentre Pd sale dal 23,3 al 24% e il M5S passa dal 14,8 al 16,6%.

ESTERI
Dazi, allarme clima e Brexit: via al G7 della discorsia (Giornale p.10 e altri). G7, una grande coalizione per salvare l'Amazzonia (Messaggero p.10 e altri). A Biarritz fronte comune contro l'emergenza ambientale, anche se Macron deve precisare a Trump che "non si tratta di una coalizione anti-Bolsonaro", ma di costruire un'alleanza "utile" a far fronte all'emergenza. Da parte sua, il presidente Brasiliano avverte: "Gli incendi in atto non sono sopra la media degli ultimi 15 anni". Intanto, il mondo scende in piazza per l'Amazzonia: "Il nostro polmone" (Repubblica p.14). Manifestazioni nelle capitali per fermare gli incenti, il Brasile teme ritorsioni e mobilita l'esercito contro i roghi. Facci su Libero (in prima e p.13) contro le "balle" catastrofiste: i roghi in Amazzonia non tolgono ossigeno, non la foresta pluviale ma alghe e oceani ci consentono di respirare.
Pranzo a sopresa tra Trump e Macron a margine del G7: il presidente americano prima minaccia dazi sui vini francesi, poi fa marcia indietro. A scatenare l'ira di Washington la Digital Tax di Parigi contro le multinazionali del web (Repubblica p.12 e altri). L'America agita i dazi sul vino – scrive il Corriere (p.12) -, ma se sarà guerra, partirà dalle auto. La Casa Bianca ha nel mirino le macchine (tedesche), la mossa avrebbe ricadute enormi. E l'Italia ora teme per il prosecco (Repubblica p.12).
Brexit, nuovo scontro al G7. Tusk stuzzica Johnson: "Passerai per Mr. no deal" (Messaggero p.10). Ma, alla sua prima uscita nel vertice dei Grandi, il britannico tiene la linea dura: "Confine in Irlanda o sarà Brexit senza accordo" (Repubblica p.13).
Libero (p.12) definisce il G7 di Biarritz il "summit più ridicolo della storia": i Sette Grandi si odiano tutti e ha ragione Trump, secondo cui il G7 "è inutile".
Hong Kong, con case ed aiuti economici la Cina prova a sedurre i ribelli: da una parte Pechino incoraggia i trasferimenti nel Guangdong con gli incentivi, dall'altra cambia la demografia dell'ex colonia con nuovi immigrati cinesi (Stampa p.12).

© riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento