Commentario del 9.02.2017

IN PRIMA PAGINA
"C'è corruzione in Vaticano, ma vivo in pace": sul Corriere l'intervista a Papa Bergoglio di Civiltà Cattolica. "La Chiesa è nata in uscita e deve rimanere in uscita. Non deve tornare a chiudersi". Su tutti la nuova crisi della giunta Raggi: l'assessore Berdini lascia, Raggi lo "congela" (Sole). "Non lo voglio più tra i piedi" (Corriere). L'ex assessore Muraro al Messaggero: "E' una lotta per bande, non fanno gli interessi di Roma". Sullo sfondo la partita per il nuovo stadio. Il Sole: il no costa 2 miliardi. Spazio anche alla politica: Renzi pensa di dimettersi da segretario del Pd (Giornale). E inizia la guerra a Gentiloni (Fatto). D'Alema a Repubblica: "Niente scissione ma guai a votare, l'Italia è seduta su una polveriera". Intanto arriva la manovra-bis: accise e tagli da 2,4 mld (Sole). Ma il Pd dice no all'aumento delle tasse (Unità). Sul fronte migranti oggi l'accordo Italia-Tunisia (Sole). Verso sanzioni Ue a chi rifiuta i migranti (Messaggero). Oggi è anche il giorno del vertice Draghi-Merkel su euro e eurozona, con l'incubo Grexit torna ad agitare i mercati (MF). E per l'effetto spread, capitali verso i Paesi emergenti (Sole). Sul fronte societario, Fca respira, Eni trema: chiesto il rinvio a giudizio per Descalzi (Corriere). Su Repubblica i morti sul lavoro nascosti: dal conto Inail ne mancano 100. Su QN l'assegno ai disoccupati estratti a sorte. A Sanremo record degli ascolti per un festival senza canzoni (Stampa). Repubblica: Robbie Williams e Totti i soli brividi del festival.

ITALIA-ECONOMIA
Manovra-bis in due tempi: a fine febbraio un decreto con accise e tagli da 2,4 miliardi, poi la stretta anti-evasione da 1 mld (Sole p.5). Alle accise su benzina e sigarette il grosso del lavoro (1,5 mld); 800 milioni circa dai tagli. Ma il Pd dice no all'aumento delle tasse. A firmare la mozione un giovane parlamentare toscano, Fanucci: "L'aumento delle accise su benzina e tabacco avrebbe un effetto recessivo. La correzione dei conti va fatta unicamente col taglio alla spesa improduttiva e con la lotta all'evasione fiscale".  Ieri Piazza Affari in ripresa (+0,59%) sostenuta dallo spread tornato sotto i 200 punti base (MF p.13). Ma l'Italia resta vulnerabile "perché non ha ancora risolto i problemi delle sue banche e perché è tornato il rischio di instabilità politica" dice al Corriere (p.11) l'economista francese Aghion. "Speravamo che Renzi fosse sulla strada elle riforme, invece ora l'Italia appare in un limbo". Intanto il governo prova a rilanciare il sud: (ri)nasce la Banca del Mezzogiorno . De Vincenti al Corriere (p.25): "Irrobustirà l'azione di promozione e l'attrazione di investimenti nel Sud". Il ministro si dice favorevole al Ponte e tranquillo sui conti pubblici: "Non ci saranno stangate, il bilancio è sotto controllo". E sul voto dice: "Dipende dal Capo dello Stato e dalla dialettica tra forze politiche". Spazio anche al lavoro. Da Boeri l'epitaffio sui voucher: "Fallito l'obiettivo, sono inefficaci contro il lavoro nero" (Messaggero p.16).  A gennaio venduti 9 milioni di voucher, il livello più basso da un anno a questa parte. Boeri: "Tra i maggiori utilizzatori di voucher organizzazioni sindacali e cooperative".
Su Repubblica (in apertura e a p.2) il caso dei morti sul lavoro non censite dall'Inail: almeno 100 nell'ultimo anno, tra occupati in nero, poliziotti e vigili. Su QN (in apertura e a p.2) la lotteria dei disoccupati: l'assegno per cercare lavoro riservato solo a 25mila estratti a sorte. E' la sperimentazione dell'Anpal dell'assegno di ricollocazione. Sacconi: "Limitare l'assegno a 25mila disoccupati su 3 milioni è una vera e propria lotteria".

ITALIA-POLITICA
"La situazione del Paese è gravissima: spread, crescita, povertà e frattura Nord-Sud sono le priorità a cui il governo dovrebbe dare risposte. Precipitarsi alle urne anticipate con questa legge elettorale sarebbe folle": così a Repubblica (in prima e p.11) Massimo D'Alema, che frena sull'uscita dai dem: "Senza urne la battaglia si sposta sul congresso: serve un nuovo leader". Mentre 41 senatori Pd firmano un documento per blindare il governo Gentiloni (su tutti), Renzi fa un'altra mossa: pronto, se non si potrà andare alle urne anticipate, alle dimissioni da segretario già lunedì per anticipare il congresso prima delle amministrative (Corriere p.9 e tutti). Per Folli (Repubblica p.30) sarebbe la fine del "partito personale di Renzi". In controtendenza il Fatto (in prima e p.7), convinto che da lunedì Renzi inizierà la "guerra" a Gentiloni. A spingere per il voto nel 2018 è Bersani, che dice al suo partito "basta giochini" (Corriere p.9). E anche il ministro Franceschini punta a portare a termine la legislatura, con una strategia che riassume il Foglio (p.1):  premio alla coalizione e non alla lista per allargare la coalizione ad Alfano e Pisapia. Ma se si dovesse votare prima,il ministro sarebbe pronto ad assecondare Renzi, riempiendo le liste di suoi parlamentari e divenendo l'uomo chiave della prossima legislatura. Intanto Labate (Corriere p.10) paventa l'ipotesi di un "nuovo Nazareno", ma senza Renzi: un patto tra Fi e la maggioranza dem anti-renziana al quale starebbe lavorando Gianni Letta, che fa i nomi dei suoi interlocutori: Franceschini e Orlando. Il guardasigilli nega, ma Berlusconi è pronto a intavolare una trattativa con i dem non renziani per portare a termine la legislatura, spingendo per un governo di larghe intese dopo il voto.  

EUROPA
Euro, verso l'asse Draghi-Merkel (Messaggero p.7, Corriere p.11): oggi l'incontro tra i due veri leader europei in campo con Draghi che a sorpresa ieri ha incassato il sostegno di Weidmann. "Non è ancora arrivato il momento di frenare sulla politica espansiva – ha detto il governatore della Bundesbank – quando la ripresa si consoliderà e l'aumento dell'inflazione non sarà più temporaneo discuteremo attentamente di questo tema. La politica monetaria non può essere vista solo con gli occhi dei risparmiatori". Praticamente la linea di Draghi, ora che sull'eurozona si addensano nubi anche su Paesi chiave come la Francia. Rumors parlano di Draghi intenzionato a prolungare il quantitative easing fino alla fine del suo mandato, nel 2019. Sul Corriere (p.11) intervista all'economista francese Aghion: "L'unico modo per salvare l'Europa è pensarla a due velocità, Merkel ha totalmente ragione. Per contrastare Trump serve un nocciolo duro di Paesi che sono d'accordo su diritti e doveri e impegnati su riforme e armonizzazione fiscale. A farne parte una coalizione di volenterosi, probabilmente i 6 Paesi fondatori". "L'Europa resta il nostro continente: non fuggiamo e non vogliamo destabilizzarlo – dice al Corriere (p.14) il ministro della Difesa inglese Fallon – Intendiamo continuare a esportare e importare beni e servizi, restiamo coinvolti nei piani di difesa e sicurezza e vogliamo che i cittadini europei che già vivono nel Regno Unito continuino a farlo". Ma la Brexit favorisce la Russia? "Abbiamo davanti molteplici minacce, le dobbiamo fronteggiare insieme: sia il terrorismo dell'Isis che il crescente spirito aggressivo della Russia. Nostro compito è lavorare insieme".

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