Commentario del 26.02.2017

IN PRIMA PAGINA
"Riforme incisive o me ne vado": sulla Stampa lo sfogo di Padoan. "Servono privatizzazioni e sgravi". Sul Messaggero intervista a Renzi: "Riscrivo il welfare: si al lavoro di cittadinanza e alla web tax". Ma nel Pd il divorzio è compiuto: ieri il battesimo di Dp, 50 in Parlamento (Corriere). Nel programma lavoro, Imu, patrimoniale (Mattino).Veltroni a Repubblica: "La sinistra che si spacca consegna il Paese alla destra populista". Tra i dem corsa alle primarie. Orlando sfida Renzi: "Lui negli Usa, io a Scampia" (QN). Emiliano supertestimone su papà Renzi (Giornale). Nel sondaggio di QN l'ex premier favoritissimo.
Spazio ai temi del lavoro. Sul Sole il punto su crescita, lavoro e fisco: Italia a metà del guado. Su QN il lavoro che c'è, nella salute e nel digitale: 2 milioni e mezzo di posti da qui al 2020. Sul Fatto la Repubblica basata sui voucher. Sul Corriere il Paese dei concorsi: tanti sogni, pochissimi posti.  Su Repubblica la crisi Alitalia: allarme di Stato. Sul Sole l'ad Papa su Unicredit: "Il rilancio partirà dall'Italia". Botta e risposta sui compensi ai vip Rai. Minoli "Rai ko se non taglia i soldi ai vip" (Libero). Dall'Orto: "Con il tetto una Rai perdente" (Repubblica).
In Germania un'auto sulla folla, torna l'incubo (Corriere): un morto, preso l'assalitore: "Non è terrorismo" (Messaggero). Negli Usa tensioni alla vigilia degli Oscar: Trump nel mirino delle celebrità (Messaggero).

ECONOMIA
"Basta destabilizzarci, resto se acceleriamo su riforme decisive": sulla Stampa (in apertura e a p.3) lo sfogo di Padoan, da giorni nel mirino del Pd, che ha frenato su privatizzazioni e tasse. "Resto se siamo nelle condizioni di mettere in campo un Def coraggioso, capace di accelerare le riforme". Gentiloni è con lui, consapevole che un forfait del ministro sarebbe interpretato a Bruxelles e Berlino come un "rompete le righe". Ma su Poste e Fs la privatizzazione si fa più lontana (Messaggero p.17) e la "manovrina", nonostante gli sforzi dei Mef, non decolla, scrive il Corriere (p.18): nessun incremento possibile sulle accise né sulla benzina né sui tabacchi, per la contrarietà di Renzi; problemi anche per lo split payment. Restano i tagli di spesa su ministeri e partecipate, la sforbiciata alle agevolazioni fiscali, la stretta all'evasione. Su Repubblica (p.23) Gozi risponde a Tajani, ieri molto critico sui conti italiani e sull'assenza di Roma da Bruxelles. "Abbiamo fatto diverse riforme, abbiamo scelto di abolire l'Imu per dare un segnale. Quanto al debito lo abbiamo stabilizzato, ora vogliamo agire su crescita e potere d'acquisto. E sul Fiscal Compact faremo una battaglia per cambiarlo". Sul Sole (in apertura e a p.2) il check up sulle riforme: su crescita, fisco e lavoro Italia a metà del guado. Restano troppi freni alle imprese e il nodo produttività.
Sul Corriere (p.18) intervista a Rughetti sul nuovo contratto del pubblico impiego all'insegna del welfare, ovvero sconti per bus e mense scolastiche. "Rafforzerebbe quel senso di appartenenza alla pa che aiuta il lavoro di squadra e migliora la qualità del servizio". Così la Pa più competitiva sul mercato del lavoro. Resta fermo l'aumento di 85 euro al mese promesso, che si sommerà agli 80 euro di Renzi.

POLITICA
Rottura a sinistra, nascono i Democratici e progressisti, il lavoro dell'articolo 1 della Costituzione nel dna e 50 parlamentari tra Camera e Senato (Corriere in apertura e a p.2 e su tutti). Nei programmi ritorno all'Imu sulle prime case, patrimoniale sulle grandi ricchezze, ius soli. E al governo "sostegno condizionato" (Messaggero p.4). Anche Errani in lacrime lascia il Pd: "Dem alla deriva, non ci ascoltiamo, ma ci ritroveremo" (Corriere p.2). Veltroni a colloquio con Scalfari su Repubblica (in prima e a p. 6): "La sinistra che si spacca consegna il Paese alla destra populista". Il "barometro" di Piepoli sulla Stampa (p.2) parla di un Pd che perde ma tiene (al 29%): solo il 3% ai transfughi. Complessivamente la sinistra radicale resta sotto il 10%. Chi migliora sono M5S (28%) e Lega (12,5%). Meli sul Corriere (p.5) rilancia l'ipotesi di voto il 24 settembre.  "Il buon senso consiglierebbe di non farlo: fare le elezioni prima del Bilancio è un grosso rischio" scrive D'Alimonte sul Sole (in prima e a p.8).
Orfini al Corriere (p.3): "La sinistra non finirà bene. Spero che Errani e altri cambino idea e rientrino. Ma non ha senso tornare solo se vince Orlando". Per il Pd ora lo scontro è su congresso e primarie. Renzi torna dagli Usa col suo programma: "Riscrivo il welfare" dice al Messaggero (in apertura e a p.2): "Fermare l'innovazione è assurdo ma è ora di affrontare il tema della perdita di posti. Non penso al reddito ma al lavoro di cittadinanza". E sulla tassazione dei colossi del web: "Dobbiamo intervenire ma non possiamo farlo da soli, serve una mossa di Ue e Ocse". Su Messaggero (p.3) e Corriere (p.5) il piano economico allo studio dello staff di Renzi, all'insegna di una sterzata a sinistra. A Nannicini il mandato di alleggerire il cuneo fiscale e preparare tagli all'Irpef. Le coperture nella lotta all'evasione. Orlando sfida Renzi: "Lui va in California, io a Scampia" (QN p.5). In campo anche Emiliano, nel mirino degli avversari perché chiamato a testimoniare nell'inchiesta sul Consip che coinvolge papà Renzi e Lotti: "Collaboro a un'indagine su un sistema di potere, nessun conflitto di interesse" (Corriere p.6). Ma Renzi resta il superfavorito alle primarie e senza neanche passare dal ballottaggio: Ipr dà l'ex premier al 64%, Emiliano e Orlando al 18%. (QN p,6).

EUROPA/USA
Un'auto sulla folla a Heidelberg: in Germania torna l'incubo terrorismo (Corriere in prima e a p.13). Un auto travolge e ferisce tre pedoni, uno dei quali è morto poco dopo. Dopo l'incidente il conducente è sceso dall'auto correndo con un coltello: l'uomo è stato bloccato dalla Polizia, che però non si sbilancia. "Non ci sono al momento indicazioni di un atto di natura terroristica".
Marine Le Pen scala anche i buoni salotti. Sul Fatto i nuovi rapporti della leader del Fronte Nazionale francese con l'associazione delle imprese nell'intento di conquistare il voto dei moderati, grazie al sostegno del suo braccio destro Florian Philippot, la vera mente della svolta "istituzionale" del Fn.
Oscar, tensioni alla vigilia della lunga notte di Los Angeles: Trump nel mirino delle celebrità (Messaggero e tutti). Il "Partito di Hollywood" ha più volte espresso il proprio dissenso nei confronti del presidente con dichiarazioni, appelli, marce e proclami. Sulla Stampa la sfida di Rosi con i miei rifugiati soffierò l'Oscar ai big americani.

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