Commentario del 2 settembre

PRIME PAGINE
Governo appeso al voto M5S (Messaggero). Tutto in 48 ore, restano tre spine (Repubblica). Verità attacca: "Questo governo è una tassa". Mossa del Pd: via i vicepremier (Corriere). Il Pd dice sì a Grillo: "Ora rinunciamo ai vice". Di Maio sotto assedio (Stampa). Per il Giornale "Grillo comanda il Pd". Il leghista Fontana a Libero: "Vi svelo perchè Salvini ha deciso di aprire la crisi". Festa dei militanti leghisti a Milano: "Mio Capitano, ti hanno tradito" (QN).
Migranti, situazione critica su Mare Jonio e Alan Kurdi. La presidenza del Consiglio tace (Repubblica). Il Pd: "Sbarcateli" (Messaggero). Per Libero, con i giallorossi torna la pacchia per i migranti: "Venite tutti".
Conte al Fatto: "Cambierà la regola del 3%". Sul Sole il cuneo fiscale sotto accusa: fino al 57,5% del costo del lavoro.
Germania: alle urne boom dell'estrema destra (Giornale). L'ultradestra vola, ma non sfonda (Corriere). E Berlino respira (QN e altri).
F1, il risveglio Ferrari in Belgio. Leclerc trionfa a 21 anni, record per il Cavallino (Messaggero e tutti). Il pilota ragazzino fa volare la Ferrari (Repubblica).

ECONOMIA
Repubblica (p.11) intervista l'economista Allen Sinai: "L'Italia punti sugli investimenti anche in deficit. Non è ancora recessione globale, e forse non ci sarà, ma oltre il 60% del Pil mondiale è prodotto da economie in rallentamento". Poi Sinai spiega: "State per formare un nuovo governo. Il disordine e la casualità degli interventi sono annose caratteristiche italiane, ma ora è assolutamente imprescindibile un disegno organico, coerente e articolato di politica economica. Che non potrà non partire da un taglio delle tasse e dal rilancio degli investimenti, che verranno anche dall'estero se si saprà ripristinare un clima di fiducia".
Cuneo fiscale sotto accusa: fino al 57,5% del costo lavoro. Sul Sole (in apertura e p.3) torna in evidenza il tema del costo del lavoro, considerato "un cronico difetto del sistema italiano", tornato al centro dell'agenda politica nel confronto tra M5S e Pd. Lo studio dell'Ocse ha rilevato per l'Italia un'incidenza media del "cuneo" pari al 47,9%, record negativo per cui il nostro Paese è secondo solo al Belgio e alla Germania. Ma l'analisi del Sole rivela che la percentuale di incidenza del cuneo in Italia può essere maggiore, arrivando anche al 54,1%. Pd e M5S discutono di proposte diverse per il taglio del "cuneo", ma ci sono 3 nodi: trovare risorse sufficienti per una misura efficace, evitando interventi a tappeto che costano molto e rischiano di tradursi in pochi euro a contribuente; sostenibilità previdenziale; finalità dell'operazione, visto che un intervento sull'Irpef a vantaggio dei lavoratori o un taglio degli oneri per i datori di lavoro avrebbero effetti diversi. Anche Repubblica (p.10) guarda alla trattativa M5S-Pd sul taglio del cuneo fiscale: allo studio un bonus da 1500 euro per 20 mln di lavoratori. Sembra ci sia accordo tra i due partiti per un intervento a favore dei redditi medio-bassi, abbandonando la flat-tax. Una misura che sarebbe gradita anche a Confindustria. Il piano – scrive Repubblica – fa leva sulle detrazioni fiscali, assorbendo anche il bonus di 80 euro del governo Renzi, e agendo su  fasce di reddito fino ad oggi escluse da quel bonus.
E quota 100 potrebbe finire un anno prima. Fra le possibili modifiche la riduzione degli anni di contributi e l'innalzamento dell'età (Repubblica p.10). La Fornero "benedice" Quota 100: "Deve restare" (Fatto p.3).

POLITICA
Franceschini e Zingaretti al premier: azzeriamo i due vice e l'accordo si fa. Il Pd chiede di fare a meno di Di Maio nella squadra di Palazzo Chigi. Ma lo stallo non si sblocca (Corriere e tutti). I dem provano a stanare Di Maio, ma il capo 5S vuole quel ruolo (Repubblica p.2). Il Pd dice sì a Grillo: "Ora rinunciamo ai vice" (Stampa in apertura e tutti). Giornale (in prima e p.3) parla di "svolta rossa": Grillo comanda il Pd. La sorpresa Grillo-Zingaretti: divisi su tutto, ma stessa voglia di ricostruire l'area progressista. Al nazareno giurano: tra loro non si sono mai parlati direttamente, il progetto però è sempre più unitario (Messaggero p.5). Dalla rincorsa a Renzi alla mossa dell'ex ministro: la rinuncia alla poltrona di vicepremier avvicina il Pd ai 5 Stelle. Zingaretti incassa con soddisfazione: "Condivisa la linea Grillo, ora guardiamo ai fatti e non agli incarichi". Grillo, ritorno alle origini. L'appello ai «giovani dem» era già negli show del 2001. Prima della rottura e degli attacchi al «Pdmenoelle» (Corriere p.4). Così il "compagno" Grillo prova a rifondare il Movimento. Il comico "entusiasta" della possibile svolta ha rilanciato l'ala che fa capo a Fico. Lombardi: "Ci sono temi su cui possiamo fare qualcosa solo con i progressisti" (Repubblica p.5).
Di Maio pronto a far saltare tutto. Conte: "Voglio ancora i due vice". Il premier sceglie di non sfidare il capo grillino. Il vecchio schema gli va bene anche perché serve ad accreditare l'idea che lui resti un arbitro super partes (Repubblica p.3).
Il presidente incaricato: domani o al massimo mercoledì sciolgo la riserva. L'avvocato si smarca dai grillini: "Definirmi premier 5S è inappropriato". «Ho dimostrato con i fatti che non sono un premier per tutte le stagioni» (Stampa p.2). E Zingaretti frena sul vertice con il premier: risolva prima con i grillini (Messaggero p.6).
Intanto, arriva il quesito di Rousseau: volete un governo insieme con il Pd? Domani la consultazione tra la base 5S, nella domanda anche Conte. Il rischio che il sito vada in tilt per eccesso di contatti (Corriere p.4). Il capo M5S convoca i ministri: la sfida finale è su Rousseau (Messaggero p.4). Domenico De Masi, sociologo vicino ai grillini: "Sì al governo utile. Conte spicca? È l'unico colto in un mucchio di ignoranti" (Repubblica p.4).
Anche Di Battista può entrare nell'esecutivo. Per lui c'è l'ipotesi degli Affari Europei. Nelle chat i deputati chiedono il passo indietro del leader (Stampa p.3). Stampa (p.2) intervista Ignazio Corrao, capogruppo 5S a Strasburgo: "Col Pd molti punti in comune: possiamo migliorarci insieme. Di Maio non per forza numero due del governo .
Salvini: «Di Maio vittima di Conte, le porte della Lega sempre aperte» (Messaggero p.6). Il nemico ora è Conte: «Non ha dignità» (Corriere p.9). "Noi popolo sempre per Salvini. Ma basta parlare ai grillini". Alla festa della Lega tutti con il leader. Fischi solo quando riapre a Cinquestelle (Repubblica p.7). "Questo governo terrorizza il Nord dice il governatore della Lombardia Attilio Fontana alla Verità. "Tutta la Lega voleva la crisi, non solo Matteo – spiega il ministro Attilio Fontana a Libero -. Il segretario ha un coraggio da leone, non ha sbagliato. Con i grillini era impossibile lavorare. Adesso sono finiti".
Forza Italia, la svolta antisovranista del "responsabile" Berlusconi. L'ex premier a Conte: "Noi all'opposizione, ma in momenti di difficoltà saremo disponibili". E quindici senatori sono pronti alla scissione per puntellare il governo giallo-rosso.
Cantiere centrodestra alla prova delle regionali: «Lega alleata con Fi». Gli azzurri: «In Umbria si rischia la sconfitta. Il sovranismo anti Ue di Salvini ci ha isolati» (Giornale p.7).

ESTERI
Germania, vola l'ultradestra ma l'asse tra Cdu e Spd tiene (su tutti). Il politologo Neugebauer: «Hanno vinto i vecchi partiti, non credo che questo voto metta a rischio il governo» (Messaggero p.9). La Germania resiste all'onda nera. In Sassonia e Brandeburgo i nazionalisti xenofobi dell'Afd conquistano un elettore su quattro. Il governo resta a Cdu e Spd nonostante il calo. Il voto era anche un test per la Grande coalizione. I Verdi festeggiano "Risultato fantastico" (Repubblica p.13).
Brexit, laburisti sfidano Johnson. Pronta la mozione anti "no-deal". L'ultima mossa è del partito laburista, che intende far approvare una legge in extremis per rinviare la data di uscita e bloccare così l'uscita senza accordo. Considerando che normalmente ci vogliono settimane per approvare un nuovo testo di legge, la tabella di marcia è ambiziosa (Stampa p.16). Brexit minaccia l'intera Europa. Un intervento del sindaco di Londra Sadiq Khan (Repubblica p.22).
Dazi, la controffensiva cinese. Nel mirino 5 mila prodotti Usa. Il Paese asiatico ha imposto tariffe del 5 e 10% su 75 miliardi di dollari di merci Usa. Trump: non saremo mai i vostri servi. Pechino: smettetela di fare i bulli. L'ultimo atto della guerra commerciale (Stampa p.18). "Chi vince la guerra dei dazi, l'arma preferita di Trump": Federico Rampini su Repubblica (p.22) analizza lo scenario che vede Wall Street e il dollaro sono ai massimi. L'elenco dei perdenti vede in testa Cina e Germania. Seguirà inevitabilmente l'Italia. Xi Jinping risponde colpo su colpo ai dazi di Trump, in quella che ormai è anche una sfida tra due sovranismi e tra due decisionisti dall'ego ipertrofico; ma la sua capacità di infliggere danno è molto inferiore a quella americana, viste le asimmetrìe tra una superpotenza esportatrice ed una importatrice netta.
 
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