Commentario del 05.09.2019

PRIME PAGINE
Via al Conte bis, subito alla prova su Ue e manovra (Messaggero e altri). Ecco la squadra: 21 ministri, età media 47 anni (Corriere e tutti). E' nato il governo più giovane: 10 ministri 5S, 9 Pd, 7 donne (Fatto). Auguri (QN): questi uomini e queste donne da oggi giudano l'Italia. Speriamo per loro e per noi. Libero attacca: lo zoo di Conte fa ribrezzo, squadra sconosciuta e di serie B. Il programma: nei primi 100 giorni manovra, riforme e rebus immigrazione (Stampa).  Repubblica parla di "fusione fredda tra M5S e Pd". Il governo più ridicolo della storia (Libero). E per la Verità è composto dalla "nuova casta serva della Ue". Un esecutivo più rosso che giallo – titola il Giornale -: schiaffo al Nord. 12 ministri del Sud e 9 del Nord: campani, siciliani e pugliesi prendono la metà dei posti (Libero).
Il mercato brinda al nuovo governo: Milano +1,6% e spread a 150 punti (MF). Spread al minimo, intesa sul taglio dell'Irpef (Repubblica). Torna Industria 4.0 nel programma. Rifiuti, prima grana (Sole). Giornale all'attacco del nuovo governo: ci aspettano 100 giorni di tasse e riforme bluff.
Brexit, doppia sconfitta per Johnson: no all'uscita senza accordo e niente voto (Corriere). Più lontano l'incubo No Deal (Messaggero). Boris finisce come Salvini, il tramonto del sovranismo (Giornale).

ECONOMIA
L'applauso dei mercati per il Conte bis: spread sotto i 150 pb e il Ftse Mib in rialzo dell'1,58% (Sole p.3 e tutti). Con il calo del differenziale tra i bund tedeschi e i Btp decennali, risparmio da 2,5 mld (Repubblica p.10). E Standars&Poor's dice: conti italiani destinati a migliorare.
Si guarda già a manovra e programma del nuovo esecutivo. Torna Industria 4.0, sì al salario minimo, ma nessun riferimento agli incentivi legati ai contratti di secondo livello (Sole p.4). Insieme al taglio del cuneo fiscale, a totale vantaggio dei lavoratori, spunta anche l'intervento sull'Irpef attravero una "rimodulazione – dice il documento – in linea con il principio costituzionale della progressività della tassazione, con il risultato di alleggerire la pressione fiscale", ma l'uno-due difficilmente potrà andare in porto nella prossima Legge di bilancio (Repubblica p.11). "Sicuramente – dice la leader dei metalmeccanici della Cgil, Francesa Re David, alla Stampa (p.9) – è positivo il taglio del cuneo fiscale a totale vantaggio dei lavoratori. Poi c'è il tema del salario minimo collegato all'erga omnes dei contratti, che dà valore ai diritti e agli istituti normativi collegati ai contratti nazionali. E finalmente c'è la proposta di una legge sulla rappresentanza sindacale. Bene anche il rilancio della lotta all'evasione fiscale, le politiche economiche e sociali finalizzate alla crescita. Ma c'è un buco enorme sulle pensioni, non si parla di rinnovo dei contratti pubblici e manca il sostegno alla defiscalizzazione degli aumenti contrattuali". Il leader di Confindustria Boccia: "E' il lavoro dei giovani la prima sfida da vincere" (Sole p.4). E il vicesegretario generale della Cgil, Vincenzo Colla, a Repubblica (p.10) dice: "La questione dei giovani è un tema vero, ma non si tratta solo del problema salariale. Siamo un Paese a demografia piatta, con un invecchiamento della popolazione esponenziale, eppure lasciamo che i nostri giovani consegnino il loro sapere ai nostri concorrenti. Dobbiamo – spiega – riprogettare il welfare, ma anche garantire la stabilità del lavoro". Per Confindustria l'agenda non cambia, bisogna mettere l'economia reale al centro. E Bonometti, numero uno di Confindustria Lombardia, alla Stampa (p.10) dice: "L'Italia è in stagnazione, ora riaprite i cantieri. Temiamo che Pd e 5S siano ostili nei confronti delle imprese. Ci preoccupa che il premier sia lo stesso che ha approvato reddito di cittadinanza e quota 100, occorre puntare su infrastrutture, investimenti e rilanciare Industria 4.0".
Intanto, uno studio Eurostat sulla ricchezza in Italia evidenzia la crescente diseguaglianza: ricchezza sempre più nelle mani di pochi (Fatto p.14 e altri). Aumenta la forbice, con il 10% di "paperoni" che detengono oltre un quarto dei redditi totali, mentre ci sono 16,4 mln di persone a rischio povertà, anche se il dato è in diminuzione.

POLITICA
Nasce il Conte bis: a M5S 10 ministri, 9 ai dem, un tecnico e uno a Leu. Oggi il giuramento, lunedì il voto di fiducia. (su tutti). Gualtieri al Mef – storico, europeista ed ex ds, la crescita è il suo pallino (Messaggero p.3), un dalemiano che piace all'élite Ue (Giornale p.5) -, Lamorgese per il dopo Salvini al Viminale – una prefetta con l'obiettivo di desalvinizzare il Viminale (QN p.5 e altri) -, Di Maio agli Affari Esteri: seconda chance per lui, la difficile sfida degli Esteri (Stampa p.5). Ma non mancano le polemiche. Libero (p.3): ministro dei disastri, ci sarà da ridere. Un gaffeur che non parla inglese e non sa la geografia (Giornale p.5). Repubblica (in apertura) parla di fusione fredda: discussioni fino all'ultimo tra Pd e M5S per la lista dei ministri. Lite tra Conte e Di Maio per il sottosegretario di Palazzo Chigi, alla fine la spunta il leader grillino con l'incarico affidato a Fraccaro (su tutti). In cambio – scrive il Fatto (p.3) – il premier promuoverà il segretario generale Chieppa. Molta Europa ma poche donne nel Conte bis (Stampa p.2-3). Ora la corsa al proporzionale per blindare la finta alleanza (Giornale p.8). E la Verità (in prima e p.3) attacca: Italia in mano agli euroinomani. Con questo esecutivo – scrive Belpietro – l'ingerenza dell'Ue negli affari nazionali raggiunge vette mai viste. Libero (in prima e p.2): squadra di sconosciuti di serie B, a preoccupare sono soprattutto i dicasteri affidati ai 5S. Salvini parla di "governo da ridere", mentre la Meloni si scaglia contro "l'orribile spartizione" (Corriere p.12). E per il Giornale (in prima e p.2) è un esecutivo contro il Nord, con statalisti e comunisti: campani, siciliani e pugliesi prendono la metà dei ministeri.
Il premier traccia la linea: Palazzo Chigi non sarà più il Vietnam di un'alleanza (Corriere p.3). L'obiettivo di Conte è affermare un profilo con maggiore peso politico. Il primo atto del nuovo esecutivo sarà Gentiloni alla Ue (Repubblica p.2 e altri): stasera il Consiglio dei ministri, con la comunicazione a Bruxelles del presidente dem, indicato come commissario italiano in Europa. La Stampa (p.8) guarda al programma: nei primi cento giorni manovra, riforme e rebus immigrazione. Si punta al via libera a nuove spese con il consenso dell'Ue, ancora più difficile abbattere i decreti sicurezza.

ESTERI
Brexit, Johnson sconfitto due volte: rinvio dell'uscita e no al voto (Corriere in prima e p.14 e tutti). Il Parlamento vincola il premier, che ora vuole cambiare legge elettorale. Con 327 voti contro 299, il Parlamento inglese impone al premier di chiedere il rinvio dell'uscita, prevista il 31 ottobre, in caso di mancato accordo con l'Ue entro il 19 settembre. "Hanno votato per far naufragare ogni serio negoziato" ha reagito Johnson, che ha chiesto un rapido ritorno al voto, ma c'è il no di Corbyn: "La sua proposta è come la mela offerta a Biancaneva dalla regina cattiva". Intanto, gli economisti concordano: in caso di no deal ci sarebbero recessione e una lunga crisi (Sole p.19).
Hong Kong, la giravolta della governatrice Lam: "Ritiro la legge, voglio la pace" (Repubblica p.13 e tutti). Azzerate le discusse misure sull'estradizione, ma per i manifestanti è poco e chiedono suffragio universale e un'inchiesta sulla polizia. L'analisi di Riotta sulla Stampa (p.23): per la prima volta in 70 anni il regime cinese si piega ad una rivolta di piazza. In tanti si sono illusi che "il modello cinese", economia di mercato e dittatura politica suffragate dal controllo sociale e dalla repressione capillare dell'era digitale, avrebbe permesso alla Cina di dominare il XXI secolo, approfittando dei fantasmi nazional-populisti che agitano America ed Europa. Ma – commenta Riotta – sbagliavano.
 
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