Commentario del 04.09.2019

PRIME PAGINE
Rousseau ha detto sì, il governo va (QN e tutti). Oggi Conte al Quirinale con la lista dei ministri. Esteri a Di Maio, Gualtieri all'Economia (Corriere). "Governo last minute" (Repubblica). Esecutivo all'ombra di Rousseau. Conte ai 5S: "Voglio l'ultima parola" (Stampa). Salvini intervistato da Libero: "Vigliacchi, non durate". D'Alema al Corriere definisce "un'alleanza naturale" quella tra 5S e dem. Verità attacca: 60mila grillini ci impongono Conte. Sondaggio di Noto sul QN: la maggioranza degli italiani boccia il patto M5S-Pd. Giornale parla di "sprofondo rosso": programma folle di estrema sinistra che penalizza economia e imprese. E Facci su Libero parla di "programma raccapricciante". La Meloni alla Stampa: "Il loro programma è portare Prodi al Colle tra tre anni".
Italia-Economia: spread giù ai livelli post elezioni 2018 (Sole). Nel programma giallorosso svolta su flat tax, Fornero e sicurezza (Sole).
Brexit, Johnson sconfitto in Parlamento, ora vuole le urne (Corriere e tutti).
Argentina: il default, l'ultimo disastro dell'Fmi di Lagarde (Fatto).
Commercio internazionale: la guerra dei dazi ci costerà 5 mld (Corriere).

ECONOMIA
Sì della base M5S al governo con il Pd, spread ai livelli post elezioni 2018 (Sole in prima e p.3 e tutti). Lo spread ai minimi, dai mercati sì al governo Repubblica p.10).
Molta continuità ma si cambia su flat tax, pensioni e migranti. Sole (p.2) guarda al programma del governo giallorosso: tra i due partiti poche differenze lessicali su politica di bilancio, giustizia, risparmiatori, conflitto di interessi, banca per gli investimenti e digitalizzazione Pa. Ci penseranno i prossimi consigli dei ministri a chiarire quanto cambierà il percorso: dicendo addio alle ipotesi di Flat Tax che hanno dominato il dibattito negli ultimi mesi, rimettendo mano a quota 100 e definendo il restyling dei decreti sicurezza come chiesto dal Quirinale. Debito, deficit e tagli: il nuovo programma ancora senza numeri. Niente trivelle e inceneritori. Sui migranti è dietrofront (Messaggero p.5). Un accordo in 28 punti: sanzioni rimodulate per le Ong. Pronta la manovra, risorse da spending review e detrazioni. Nell'ultimo vertice inseriti altri due temi: incentivi alle piccole e medie imprese e sostegno all'agricoltura.
Dalle tasse all'ambiente, i nodi del programma (Stampa p.6). I tagli di spesa promessi che nessuno realizza. La riforma elettorale, così i 5S sono al centro del sistema politico. Via al "green new deal" ma nessuno stop a trivelle e inceneritori. Nuova strategia sui migranti e la difficile sponda europea. Divario Nord-Sud, con la banca pubblica il rischio di clientele. L'attenzione per Roma Cambiano le alleanze per il Campidoglio. "Il progetto economico: un'utopia da 40 miliardi senza nessuna copertura" scrive il Giornale (p.7), che parla di "libro dei sogni giallorosso" che è una lista della spesa con la solita formula del "tassa e spendi".
Repubblica (p.13) intervista Carlo Bonomi (Confindustria): "Un patto con sindacati e governo per alzare gli stipendi dei giovani. Dobbiamo evitare la fuga delle eccellenze. Quota 100 non è la strada giusta, piuttosto va detassato il trasferimento di competenze. Far parte di una classe dirigente responsabile significa provare a spegnere il cerino invece che passarlo alla generazione che verrà".

POLITICA
Su Rousseau vince il sì: via al governo col Pd. Conte oggi al Colle con la squadra di ministri. Scelta plebiscitaria: il 79% apre ai dem. Zingaretti: "Cambiamo l'Italia". Di Maio cavalca il sì: ora basta conflitti. Ma il successo online rafforza il premier. Di Battista: l'esecutivo ha una grande responsabilità (Corriere p.3). Rousseau, plebiscito farsa. Vince il Sì ma la base si divide. Favorevole il 79,3%. Sui social gli insulti dei contrari. Di Maio sfotte Salvini e promette: «Faremo cose giuste» (Giornale p.3). Sessantamila grillini votano sì e beffano 60 milioni di italiani. La votazione sulla piattaforma Rousseau sancisce il via libera al Conte-bis: una pagliacciata spacciata per democrazia diretta che umilia le massime istituzioni del Paese. Con tanto di finta suspense sull'esito (Libero p.2). Il Sondaggio di Noto sul QN (in prima e p.7) dice che il patto giallorosso non piace agli italiani. Il 44% lo valuta negativamente. E il centrodestra ha un consenso maggiore di Pd-M5S.
I numeri della maggioranza. Al Senato fiducia sul filo di pochi voti. Il no di Bonino. Incertezze tra i senatori a vita e gli ex grillini. Per ora prevale il partito dell'attendismo (Repubblica p.2). Saranno necessari i voti di senatori grillini molto discussi come Lannutti, Dessì, Airola. Tutti adesso pro Dem. Tra post antisemiti, no vax e botte: ora anche gli impresentabili servono. Lannutti: "Io voto sì, siamo grati al grande Beppe lucida guida suprema" (Stampa p.4). Prima uscita: il compagno Bruno si stacca da +Europa. Tabacci annuncia il sì a Conte, contrari Bonino&C (Fatto p.9).
Il piano di Conte per «normalizzare» Palazzo Chigi. Per il premier il successo è anche personale. La linea sui collaboratori chiave: stop ai politici puri (Corriere p.5). Trattativa nella notte sui dicasteri (Stampa p.2). Conte: finita la stagione delle liti. Preferito il tecnico Chieppa a Spadafora. Lamorgese al Viminale. Il premier: decido io sul sottosegretario. Di Maio va agli Esteri (Stampa p.3). Per l'Economia il nome è Gualtieri. Torna Franceschini. Uno storico esperto di Ue, scelta politica. Il nodo sicurezza, a un prefetto il dopo-Salvini. Il capo 5 Stelle tra caos Libia, Cina e Nato. Scoglio Jobs act per l'esordiente Morra al lavoro. (Corriere p.5). Un ministero per l'innovazione. Lo vuole Conte e andrà ai 5S. Il nuovo dicastero dovrebbe accorpare dipartimenti e agenzie Obiettivo: digitalizzare (Repubblica p.4).
L'ira di Salvini nell'intervista a Libero (in apertura e p.7): "Vigliacchi, non durate. Torneremo presto. La mia sola colpa è di essere stato ingenuo. Ho sottovalutato la voglia di poltrone dei grillini e la loro mancanza di dignità. È il governo dell'odio. Io in crisi di consensi? Fosse così ci farebbero votare. M5S è finito, diventerà una costola di Leu". Giorgia Meloni alla Stampa (p.8): "Un governo che garantisce burattinai e manovratori. La gestione della crisi da parte della Lega ha finito per creare parecchia confusione. Vogliono Prodi al Colle per svenderci all'Europa".
Massimo D'Alema, intervistato dal Corriere (in prima e p.9): "Alleanza naturale sin dall'inizio. Occasione per ritrovare la strada. La sinistra non ha saputo vedere il disagio sociale, spero nel ritorno a un sano bipolarismo". L'ex premier: "Non sono tra quelli che si scandalizzano per il ricorso alla piattaforma Rousseau. Matteo Renzi? Ho notato un certo cambiamento nelle sue posizioni. Considero la sconfitta di Matteo salvini un fatto molto positivo. Il premier ora dovrà tenere insieme qualità e innovazione".

ESTERI
Schiaffo a Boris. Londra verso il voto. Premier pugnalato dai suoi e sconfitto in Parlamento, che oggi vota il rinvio della Brexit. Lui per risposta vuole le elezioni. È Hammond il regista della rivolta moderata. L'ex vice di May, da «noioso» a congiurato: «Così i Tories rischiano la fine» (Corriere p.12 e tutti).
Usa, la guerra dei dazi colpisce l'industria brusca frenata del settore manifatturiero. Ma Trump non molla e annuncia un possibile nuovo inasprimento delle tariffe contro la Cina (Messaggero p.15).
Guerra dei dazi, quanto ci costerà? Per l'Italia un conto fino a 5 miliardi. Il dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere (p.13) evidenzia come alimentare e auto siano tra i settori a rischio. Le «catene» dell'export: cosa sono e perché. Se si spezzano siamo tutti più poveri.
 
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