Commentario del 11.09.2019

PRIME PAGINE
Sì al governo, si tratta con la Ue (Corriere). Fiducia fredda in Senato, Conte alla prova Ue (Messaggero). Il governo c'è, l'Europa forse (QN). Qui si rifà l'Europa e un po' anche l'Italia (Repubblica). Intanto, Salvini all'opposizione ritorna re della scena (Libero). Il leghista si rimette la giacca e prepara la rincorsa: "Presto toccherà a noi" (Verità).
Ieri la nuova Commissione Ue: Gentiloni all'Economia, Dombrovskis si rafforza come vice (Sole). Paolo e l'obiettivo flessibilità: sfida con il duro lettone (Messaggero). L'ex premier s'improvvisa perfino economista (Libero). Gentiloni commissario all'economia, ma per Repubblica è "una vittoria a metà". Gentiloni commissario commissariato: schiaffo a Mattarella e Conte. L'Europa ci ha già incastrato (Verità). "Conte già commissariato" titola il Giornale.
Intanto, sui migranti, patto europeo di Conte (Stampa). Il premier ci prova con l'Europa: si tratta su soldi e migranti (Fatto). Al via il nuovo corso tra Italia e Francia, Macron il 18 da Conte (Sole).
Vrso la manovra, Conte il Senato: risorse solo per lo stop all'Iva e il taglio al cuneo (Sole). Messaggero intervista il ministro del Lavoro Catalfo: "Il Jobs act non è da cancellare. Migliorerò il Reddito, Quota 100 resta".
Usa, Trump licenzia il falco di guerra (Repubblica). Fuori anche l'uomo della sicurezza nazionale: cacciato Bolton, il super-falco (Fatto). Trump su twitter: via Bolton. Ma il consigliere: ho deciso io (Corriere).

ECONOMIA
Moody's prevede un'Italia più stabile ma resta scettica sul taglio del debito. L'agenzia non cambia la pagella ma taglia il Pil allo 0,2% e confida nella minore conflittualità del governo Conte bis (Messaggero p.15).
Verso la manovra. Conte: risorse solo per Iva e cuneo. «Taglio a favore dei lavoratori, poi anche delle imprese». Mef: manovra per crescita e sostenibilità conti (Sole p.7). Manovra appesa al deficit. Per famiglie e imprese ancora niente coperture. Conte ammette: le risorse sono scarse (Messaggero p.8). "Non butto il Jobs Act, miglioriamo il Reddito" dice la neo ministra del Lavoro Catalfo al Messaggero (in prima e p.9). Poi difende la riforma Renzi: "Non sono faziosa. Anche Quota 100 va salvata, è una riforma nostra e darà frutti". Quota 100 e reddito restano, ma il governo studia le modifiche. La ministra del Lavoro, Catalfo: potenziare i centri per l'impiego. Gli interventi possibili (Corriere p.8).
Produzione industriale giù. Crisi dell'auto sempre più forte. A luglio -0,7%, per i veicoli -19%. La Fiom: un tavolo a Palazzo Chigi. Scrive Dario di Vico sul Corriere (p.26): La frenata riguarda tutti i comparti tranne l'energia e colpisce in particolare i beni strumentali e la meccanica. La caduta della manifattura non è compensata dai servizi che restano deboli e incapaci di dar vita a una vera staffetta. Industria ancora giù: allarme al Tesoro. Più del quanto, il problema è il come (Stampa p.5).
Boccia: il commercio estero alla Farnesina idea strategica. Il presidente Confindustria. «È una scelta condivisibile: può far crescere l'export del Paese. Gentiloni in Europa è una opportunità per essere protagonisti di una stagione riformista». I dossier: Ceta, dazi, Brexit, Via della seta. Piano made in Italy. Il progetto concretizza un piano bocciato otto mesi fa da Di Maio (Sole p.6).

POLITICA
Via libera al Conte bis anche a palazzo Madama con 169 sì, 133 no e cinque astenuti. Duello in Senato. Conte a Salvini: arrogante è chi voleva pieni poteri. Il Vietnam del Senato tra t-shirt su Bibbiano e commissioni in guerra. In aula urla e cori, la Lega chiede elezioni e minaccia ritorsioni sui lavori. Il sì alla fiducia dei senatori a vita Segre, Monti e Cattaneo (Repubblica p.7).
Economia a Gentiloni nel nuovo governo Ue firmato von der Leyen (su tutti). Sfide su digitale e ambiente. Per l'Italia la nomina di Gentiloni è una vittoria a metà: dovrà fare scelte collegiali con il rigorista Dombrovskis. Sui conti deciderà non solo Gentiloni ma un collegio (Repubblica p.2). Non sarà un assegno in bianco: le carte in mano all'ex premier. "Ha credito personale, può garantire il Paese, in cambio di riforme" scrive Fubini sul Corriere (p.10). Tra Ursula e l'ex premier la scommessa sul ruolo di Guardiano dei Conti. Con il delicato compito al presidente Pd, von der Leyen vuole frenare le tentazioni di Roma di ingaggiare un braccio di ferro sulla spesa pubblica con Bruxelles (Repubblica p.3). «Per lo sviluppo serve impulso fiscale fuori dal Patto le spese per investimenti - dice l'ex ministro Padoan al Messaggero (p.7) -. La nomina è un riconoscimento a Paolo e all'Italia tornata nell'alveo europeista. Forse con i rischi di recessione i falchi del rigore saranno meno aggressivi, va spinta la crescita non si può aspettare". Ma il vicepresidente Dombrovskis coordinerà i dossier economici (Stampa p.2). Gentiloni dimezzato e Colle scornato. Bruxelles ci ha già messi all'angolo. L'ex premier è un commissario commissariato. Deleghe svuotate e il falco Dombrovskis sul collo (Verità p.9).
Le spine del governo. Sottosegretari, guerra nei 5 Stelle «Non siamo al collocamento». Castelli non si arrende, ma avanza il nome di Buffagni. E D'Uva potrebbe diventare viceministro dell'Interno (Corriere p.9). Confronto con il sottosegretario Fraccaro che minaccia le dimissioni. Poi è tregua. Il premier si tiene la delega ai servizi segreti. E nel M5S rottura tra Spadafora e Di Maio (Stampa p.4).
Taglio dei parlamentari e legge elettorale, il Pd chiede tempo: prima una Direzione. Riunione democrat da Franceschini slitta il calendario dell'aula. La Lega pronta alle barricate nelle commissioni (Messaggero p.3). Renzi e il piano per un nuovo gruppo: «Col proporzionale sarebbe consensuale». La strategia dell'ex premier: «Se D'Alema e Bersani entrano nel pd, esco io. Presidente dem? Non mi interessa» (Messaggero p.5).
La Lega ora ha paura della riforma elettorale. Giorgetti: "Vogliono eliminarci col proporzionale" (Repubblica p.6). Salvini, il populista 4.0 teme il sistema di voto "Studiato per affossarlo". «Magari i 5 Stelle si mettessero col Pd alle regionali, l'inciucio sarebbe ancora più chiaro. Nella nuova maggioranza al Senato c'è un fritto misto: gruppo misto, Leu, senatori a vita. Il rapporto con Berlusconi mai interrotto. Lo vedrò. Se condivide idee, non diremo no» (Stampa p.7). Ora Salvini rilancia la campagna acquisti: tanti vogliono venire (Corriere p.7). Esordio all'opposizione. Salvini cambia rotta per recuperare il centro. Nel suo intervento al Senato smorza i toni, non nomina mai Mattarella e deve ammettere che il Conte bis è legittimo (Giornale p.3). Berlusconi al lavoro per riunire la coalizione Salvini: «Vedrò Silvio». Il Cavaliere rimarca le differenze ma punta all'unità. Il leghista: «Da me nessun veto» (Giornale p.8).

ESTERI
Ritorna l'asse tra Roma e Parigi. Macron primo leader Ue da Conte. Vertice il 18. L'incontro prima della visita di Stato del presidente tedesco Steinmeier. Sul tavolo il trattato del Quirinale del 2017 naufragato dopo la crisi diplomatica dei gilet gialli. Ora nuovi spiragli su Fca-Renault. Fincantieri-Stx in attesa del via libera Antitrust (Sole p.5).
Migranti, patto con Francia e Germania "Sbarco nei porti sicuri e ricollocazione". Il 23 settembre la firma. La prima accoglienza in Italia e a Malta, poi distribuiti in Ue. I due Paesi ne prenderanno il 25% ciascuno. Definito un meccanismo automatico per quote prefissate (Stampa p.3). Il neo ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola: "I 5 Stelle hanno scelto un approccio pragmatico di rinnovamento. Ora bisogna cambiare Dublino e creare i corridoi umanitari" (Stampa p.3). Intanto, Alan Kurdi, finisce il calvario: i migranti trasferiti a Malta. Ma già si profila una nuova emergenza. La nave Ocean Viking chiede un porto sicuro (Repubblica p.9). Il dilemma del buon senso sui porti chiusi. Il nuovo corso sui migranti: tenere la barra dritta tra buonismo e pragmatismo (Foglio p.3).
Usa, Trump via Twitter silura anche Bolton. "Disaccordo su tutto". È il terzo Consigliere della sicurezza nazionale cacciato dal presidente. "Sono io che mi sono dimesso". Pompeo: "No, ti abbiamo mandato via". La lite perenne tra Donald e i falchi. "America first non vuol dire guerra".
Afghanistan, Iran, Corea del Nord, Venezuela: Bolton voleva la linea imperiale, aggressiva fino all'uso delle armi se necessario. Trump è invece protezionista, stufo di fare il gendarme del mondo. Federico Rampini su Repubblica (p.13).

©riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento