Commentario del 18.04.2019

IN PRIMA PAGINA
Temi economici ancora in primo piano sulle prime pagine nazionali. L'aumento dell'Iva divide il governo (Sole e tutti). Tria in trappola sull'aumento: Di Maio e Salvini dicono no (Fatto). E' lite (Corriere). "Le volpi e l'Iva" titola Repubblica. "Altre tasse? Basta" scrive il Giornale. Mentre per la Verità è un surreale balletto sul nulla. Intanto, in apertura sul MF la maxi vendita di Bot e Btp da parte di investitori esteri.
Tra i temi politici la lite Lega-M5S per il "commissariamento" dei sindaci da parte di Salvini (Giornale). "No ai podestà fascisti" dicono i grillini a proposito del trasferimento dai sindaci ai prefetti delle competenze sul degrado urbano (Stampa). Il Guardasigilli Bonafede alla Stampa: "Noi uniti alla Lega solo dal contratto". Nello scontro Lega-M5S anche il Comune di Roma. La sindaca Raggi al Fatto: "Roma non andrà alla Lega, non torneremo al passato". E prosegue lo scontro Salvini-Difesa sul caso Libia (Fatto). Tripoli sotto i razzi, Conte chiama Trump (Messaggero).
Congiuntura internazionale: Cina, il Pil sale oltre le stime. La Germina rallenta ancora (Sole).
Tra calcio e finanza: Juventus, la sconfitta con l'Ajax costa 300 milioni in Borsa (Sole). Juve peggiore in campo a Piazza Affari: -17% (MF).La sera da cani alla Juve è costata 400 mln (Verità).

ECONOMIA
La lite nel governo sull'aumento dell'Iva in apertura su tutti i quotidiani. "Senza misure l'Iva aumenterà", dice Tria, che lancia il sasso (Verità p.2). Ma le frasi del ministro fanno arrabbiare Lega e M5S (Corriere in prima e p.2 e tutti). Salvini: "Non crescerà, il responsabile dell'Economia deve essere prudente". Di Maio avverte Tria: "Vuole andare avanti così? Allora si dimetta" riporta il Corriere. Dire la verità sui conti pubblici in campagna elettorale è un esercizio rischioso per i partiti di governo – scrive Verderami sul Corriere (p. 2)– ma Tria non poteva che attenersi al contratto sottoscritto quando firmò la legge di stabilità. È vero, è un'eredità del passato: per anni centro sinistra e centro destra hanno ammucchiato polvere sotto il tappeto. Ma per il Tesoro sono soltanto chiacchiere elettorali – scrive Fubini sul Corriere (p.3) – e tutto si deciderà dopo il voto delle Europee. "È una tempesta in un bicchiere d'acqua – dice Garavaglia, vice ministro dell'Economia al Messaggero (p.2) – non ci sarà nessun aumento, ci sarà invece la flat tax. Con una risoluzione parlamentare sterilizzeremo le clausole e faremo ordine nel gran caos delle agevolazioni, delle detrazioni e delle deduzioni, riducendo le imposte al ceto medio". L'Iva vale oltre 130 miliardi di euro di gettito ed è anche l'imposta più evasa con un "tax get" di ben 35 miliardi (Sole in prima e p.2). Alcuni economisti sostengono che lo spostamento del prelievo fiscale dal lavoro e dall'impresa verso le imposte indirette, sia una mossa virtuosa che favorirà le nostre imprese esportatrici (Stampa p.5). Ma tanti osservatori temono che possa essere una scelta suicida. "Ma il vero tesoretto resta nell'evasione" è l'editoriale del Sole. Oggi di fatto il Paese è spaccato in due: da un lato chi paga le tasse e viene sottoposto a una pressione fiscale crescente, dall'altro chi non le paga
Di Vico sul Corriere (p.10) si concentra sul reddito di cittadinaza e  spiega perché le domande presentate siano meno del previsto. La reale platea di riferimento della nuova misura di welfare voluta dai Cinque Stelle appare chiara: i poveri e non i disoccupati. I giovani usciti dalla famiglia che hanno fatto richiesta sono appena il 7%. Tutta l'operazione si sta rivelando la strada per ottenere un vero censimento della povertà. Un censimento che probabilmente ridimensionerà la cifra monstre di 5 milioni di poveri, fonte Istat. Infatti, la misura, riguarda solo 1.650.000 persone. Con i dati provenienti dalle domande per il reddito di cittadinanza – spiega Di Vico -, probabilmente avremo un monitoraggio della povertà più veritiero. Per Polito (Corriere), in una Repubblica a lungo dominata dai cattolici e dai comunisti, questo del reddito di cittadinanza è il primo intervento contro la povertà. La tradizione politica italiana non ha mai elaborato un welfare universale, che stende una rete sotto la quale nessuno può cadere. Salvare chi sta cadendo non è solo un dovere morale, e anche un affare per la società, non può prosperare un Paese con molti poveri e pochi occupati.

POLITICA
Fa discutere l'ultima proposta di Salvini: una circolare-direttiva del Viminale che permette ai prefetti di sostituirsi ai sindaci in tema di sicurezza urbana (su tutti). "No a podestà fascisti" è la replica dei 5S (Stampa in prima e p.6). E il Guardasigilli Bonafede, in un'intervista alla Stampa, spiega: "Siamo due forze politiche completamente differenti, con percorsi diversi, che hanno deciso di governare individuando un binario comune che è quello del contratto.  Ci sono temi sensibili si cui questa differenza emerge con più forza. Ma ci tengo a dire che questo governo ha mostrato un incredibile senso di concretezza ed efficienza nelle risposte ai problemi dei cittadini". A Salvini risponde in un forum sul Fatto (pagine 2 e 3) la sindaca di Roma Virginia Raggi: "Il potere ai prefetti? È soltanto un foglio di carta. Le sparate del ministro fanno sorridere, il Daspo esiste già: la sua è l'ennesima trovata da campagna elettorale". Ma un po' tutti i sindaci - dice il Corriere della Sera - sono contro il Viminale: non ci faremo commissariare dicono il sindaco di Bari e numero uno Anci Decaro - e quello di Firenze Nardella. Non accettano di farsi commissariare e rifiutano l'appellativo di distratti che ha affibbiato loro Matteo Salvini. È una delle puntate dello scontro elettorale perpetuo che divide gli alleati di governo e che adesso investe anche le amministrazioni locali. "Dove non arrivano i sindaci, arriviamo noi" è il grido di battaglia con cui il Ministro dell'interno si è lanciato nella nuova crociata. Di Maio non ci sta e attacca: "Sono dell'opinione che chi governa lo scelgano i cittadini, e la legge della democrazia: esprimi un voto e poi giudichi al termine del mandato (Corriere p.8).
Altro capitolo della guerriglia fra Lega e Cinque stelle è quello dei militari. Il Ministro della Difesa Trenta attacca: "Basta tirare i militari per la giacca". Lo Stato maggiore: ogni attività viene eseguita secondo la linea gerarchica. Sarzanini sul Corriere della Sera: è una sfida, quella fra il Viminale e la Difesa, che coinvolge anche Palazzo Chigi. E sulla quale è stato invocato il sostegno del Quirinale. Perché dopo la direttiva diramata due giorni fa dal Viminale per intimare a Marina, Guardia Costiera e Guardia di Finanza di impedire alle navi delle Ong di entrare nelle acque internazionali, lo Stato Maggiore aveva parlato di "ingerenze gravi". Il Ministro della Difesa non vuole arretrare ma è comunque determinata a non alimentare nuove polemiche. Così chiarisce: "Non mi è piaciuta la strumentalizzazione che si è fatta. E non mi piace che qualcuno tiri i militari per la giacchetta per mostrare i muscoli. Non ce l'ho con Salvini, mi interessa lavorare serenamente" (Corriere p.9).
Elezioni europee, prima del voto Salvini vedrà Orban e tesse la sua tela per arrivare a una alleanza fra sovranisti e Ppe. Ma gli altri nazionalisti hanno obiettivi opposti ai suoi su immigrazione i conti pubblici. Lo scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera. Salvini dà per scontata, l'alleanza con gli ungheresi. E la considera una scommessa già vinta, che riceverà presto la vidimazione popolare. Il sogno è quello di scardinare con una spallata sovranista, guidata dal Carroccio ed alcuni partiti nord ed est europei, più i francesi, la saldatura storica fra Ppe e socialisti. Il secondo passo del progetto appare sempre meno misterioso. Una volta instaurata una maggioranza continentale di centro destra, Salvini punta ad ottenere sull'onda di un grande successo personale il passaporto per Palazzo Chigi (Corriere della sera pagina cinque).

ESTERI
Libia, Haftar bombarda Tripoli, Conte chiama Trump: "Intervieni" (Messaggero p.9 e altri). Il premier chiama il presidente americano per chiedere aiuto sul fronte della crisi libica (Stampa p.10). Trump risponde, dando ogni sorta di assicurazioni, ma chiede in cambio,  di riconoscere la legittimità di Guaidò in Venezuela. La Casa bianca infatti, non aveva gradito la scelta del governo gialloverde di smarcarsi da Ue e Nato. E ora ha colto l'occasione per far presente a Conte che essere alleati sulla Libia implica scelte consensuali anche sul Venezuela. Intanto sul fronte diplomatico, la Gran Bretagna fa sentire la sua voce all'Onu. Lo stallo nell'offensiva sulla capitale libica, ha aperto nuovi spazi alla diplomazia e questa volta è Londra che cerca di inserirsi nella partita dopo aver giocato un ruolo chiave nella guerra del 2011, quando venne deposto e ucciso Gheddafi (Stampa p.10). La bozza ha però poche chances di passare perché troppo sbilanciata verso il governo Serraj. È probabile che Russia e Francia impongano correzioni. Ma la risoluzione punta probabilmente a smuovere gli Stati Uniti finora rimasti neutrali.
Notre Dame de Paris era senza assicurazione. Sarà quindi totalmente a carico dello Stato il restauro della cattedrale (Stampa). Ma ci sono problemi tecnici per la ricostruzione della cattedrale, Macron affida i lavori a un generale (Corriere p.12). Intanto, dopo il rogo a Notre Dame vanno a ruba i romanzi di Victor Hugo (Stampa).

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