Commentario del 14.06.2017

IN PRIMA PAGINA
"Basta migranti" (Corriere). Parte la rincorsa M5S alla Lega (Repubblica). La svolta della Raggi – "Basta profughi a Roma" – e l'affondo di Grillo sui campi rom sono il caso del giorno, letto come il preludio di un'alleanza tra M5S e Lega. Sul Fatto l'altra mossa di Grillo: il cambio delle regole per scegliere meglio i candidati. Al portale Rousseau il controllo dei Meet up sul territorio. Effetti del voto di domenica, che ha penalizzato i grillini ma anche il Pd. Solo la Lega in ascesa, per Libero. Forza Italia con le civiche ha più voti della Lega, l'analisi del Corriere. Fibrillazioni anche a sinistra. Renzi: "Pronto ad alleanze ma non rifarò l'Unione di Prodi". Pisapia: noi siamo alternativi al Pd (Repubblica). Su Repubblica parla l'ad di Generali Donnet: "L'Italia non è a rischio, servono riforme e stabilità". Dall'Istat foto del Paese: residenti in calo, stranieri oltre 5 milioni (Sole). Sulla Stampa allarme schiavismo: i mercanti di uomini colpiscono anche in Italia. In cronaca lo scontro in Puglia tra treni su un binario unico. "Bruciati dai manager 400 milioni per i lavori" (Repubblica).

ITALIA-ECONOMIA
"L'Italia non è a rischio, servono riforme e stabilità": su Repubblica (p.28) parla l'ad di Generali Philppe Donnet. "Il rischio Paese è sopravvalutato dai mercati: in Italia c'è spesso instabilità politica ma non istituzionale. Il Paese deve proseguire però sulla strada delle riforme intraprese, che sono quelle giuste". Gentiloni "celebra" come "spaziali" le stime del Fmi sulla crescita e rafforza la sua rete, da Bruxelles al Vaticano, dai sindacati ai commercianti (Stampa p.6): riannodati i fili spezzati dall'irruenza di Renzi, il premier ormai è proiettato alla fine della legislatura. Domani in Senato il via libera alla manovrina di correzione, con l'astensione del Mdp critico sui voucher.
Sul lavoro l'Italia ancora maglia nera (Stampa p.18): dall'Ocse arriva il riconoscimento di qualche progresso favorito dal Jobs Act ma anche richiami su quantità e qualità dell'occupazione disponibile e l'allarme per i sempre più elevati livelli di insicurezza e povertà e il permanere di disparità tra uomini e donne. Il livello di occupati è tornato quasi al livello pre-crisi ma con il 49,9% l'Italia resta terz'ultima dell'area Ocse. "Per proteggere il lavoratore si tagli il cuneo fiscale sul lavoro non i robot" dice al Sole (p.13) il leader dei metalmeccanici della Fim Cisl Marco Bentivogli. Con la quarta rivoluzione industriale alle porte "basta scenari catastrofisti: Industry 4.0 può diventare un'occasione di rilancio dell'industria".
Dall'Istat nuovo allarme su popolazione e nascite: calano ancora i residenti (76 mila persone in meno), un'emorragia compensata solo dai cittadini stranieri che ormai superano i 5 milioni, l'8% di una popolazione attestata sui 60,5 milioni di persone (Sole p.17). Sul Corriere (p.21) perché non facciamo figli: una mamma su quattro si ferma al primo figlio, ma solo per il 21% è una scelta economica. Alleva: "I tempi si sono spostati in avanti, i tassi di fertilità ne risentono". Molto dipende dal desiderio delle donne di occuparsi a tempo pieno di lavoro e carriera.

ITALIA-POLITICA
In primo piano su tutti la svolta del M5S sui migranti. La sindaca di Roma Raggi dice "basta ai profughi", ma il Viminale la gela: "Fate la vostra parte, siete sotto la quota fissata" (Messaggero in apertura e tutti). Grillo alza il tiro: "Via campi rom e mendicanti". Per Stampa (p.5) e Repubblica (p.2) è la prova che il Movimento si sta avvicinando a Salvini, ma i grillini si spaccano. "Su questo tema si può costruire un'alleanza con la Lega" dice alla Stampa Sibilia. Ma il deputato Pisano a Corriere (p.2) e Repubblica (p.2) avverte: "Di questo passo ci chiederanno di mettere la cravatta verde. Io non ci sto". Per Corriere (p.3) e Giornale (p.2) il timing della svolta non è casuale: il M5S alza il tiro dopo il flop alle Comunali. Altra mossa per superare il risultato di domenica è il cambiamento delle regole per scegliere i candidati, rivelato dal Fatto in apertura: regia alla piattaforma Rousseau, guinzaglio ai meet up locali.
Anche il centrodestra fa i conti con le Amministrative. Sul Corriere (in prima e p.6) l'analisi del  voto dell'istituto Cattaneo: la Lega bene al Nord, ma al Sud domina Forza Italia. E' un testa a testa tra i due partiti, ma con le liste civiche l'asse si sposta verso Forza Italia. Al contrario, per Libero il dato secco delle Comunali è che il Pd perde, la Lega avanza. Il Giornale (p.6) torna a spingere verso il centrodestra unito, che in 4 anni è cresciuto del 6%. E Berlusconi punta su nuove leve, local e liberal per preparare il voto delle politiche (Messaggero p.9 e altri).
In fibrillazione anche il centro sinistra. "Non ho mai chiesto le elezioni anticipate, è una prerogativa del Capo dello Stato. Ora si va avanti a scadenza naturale con Gentiloni", dice Renzi a Repubblica (in prima e p.6). Poi sulle alleanze in vista del voto, spiega: "Ho sempre detto che un Pd largo può fare il 40%. Un centrosinistra europeo è disponibile a dialogare con Pisapia, Boldrini e altri. Ma non con chi ha scelto di andare via". Ma Pisapia resta freddo: "Per ora stiamo costruendo un progetto alternativo a quello del Pd. Sulla figura di Prodi premier si potrebbe federare il centrosinistra" (Corriere p.8 e altri). "Lasciamo in pace Romano"  tronca il segretario dem.

EUROPA
"Se la Gran Bretagna dovesse cambiare idea sulla Brexit troverà le porte dell'Europa aperte fino alla fine dei negoziati": così Macron alla May, ieri in visita a Parigi. Concetto ribadito da Berlino dal ministro tedesco Scheuble: "Rispettiamo la decisione degli inglesi, ma sono ancora in tempo a cambiare idea" (Repubblica p.15 e tutti). La May però non sembra voler mettere in discussione l'intenzione di lasciare la Ue pur sottolineando la volontà di mantenere relazioni forti con l'Unione e con i singoli Stati. Repubblica (p.15) rilancia il tema di una "soft Brexit", ovvero di un'uscita morbida dall'Unione, con Londra che resta agganciata al mercato unico e all'unione doganale sul modello norvegese o svizzero. Il Foglio (in prima e a p.4) parla invece di una "long Brexit", ovvero ritiro formale il 29 marzo 2019 accompagnato da accordi transitori che permettano al Regno Unito di restare nel mercato interno e altri meccanismi comunitari per almeno altri 5-10 anni. O al limite la no-Brexit, ovvero restare nell'Ue come auspica Schauble.

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