Commentario del 13.06.2017

IN PRIMA PAGINA
Lite nei Cinque Stelle, torna il centrodestra (Corriere, Giornale). Il voto nei comuni squassa partiti e schieramenti. Grillo: non è un flop (Repubblica). Di Maio: "Ho parlato troppo di legge elettorale e poco di reddito" (Fatto). Raggi: il flop M5S non è colpa mia (Messaggero). Renzi esulta ma perde anche lui: -6% in 12 mesi. Tiene solo B. (Fatto). Meloni a Libero: "Successo di Fdi e Lega più che di Forza Italia". Amato al Corriere: "Il populismo non è sconfitto. Sì agli Stati Uniti d'Europa".
Intanto la Ue premia l'Italia: flessibilità sui conti (Messaggero). E il Fmi dà il pil 2017 all'1,3% ma poi rischio frenata (Sole). Dall'Europa. Caso May, la Regina rinvia il discorso (Messaggero). Barnier (Ue) al Sole: "Sulla Brexit non saremo né punitivi né ingenui". Al G20 di Berlino: salvare l'Africa per salvare il mondo. In Russia arrestato e condannato il blogger anti-Putin Navalny (Sole). Così la generazione Putin sfida il potere assoluto del Cremlino (Repubblica).
In cronaca: stangate in arrivo per chi bivacca sulle fontane di Roma (Messaggero).

ITALIA-ECONOMIA
Dall'Ecofin in arrivo il "sì" alla flessibilità per i conti italiani ma senza cifre. Tutta da configurare l'entità della manovra 2018. Sul Messaggero (p.19) e Sole (p.2) anticipazioni del vertice di venerdì a Lussemburgo: per i ministri europei Roma dovrà garantire uno "sforzo di bilancio sostanziale". Preoccupa il debito pubblico e la stasi sulle privatizzazioni. Anche l'Fmi in pressing su Roma: "Via a riforme ambiziose e taglio del cuneo fiscale per spingere il lavoro" (Messaggero p.19). Suggerito anche un nuovo taglio alla spesa corrente e l'attenzione all'equilibrio del sistema pensionistico. Sulla crescita il Fmi rivede il pil 2017 al rialzo (1,3%) ma restano molte incognite e una critica dura sui ritardi della legge sulla concorrenza (Sole p.2). "La ripresa è solida ma sul debito ancora troppi rischi" dice Cottarelli a Repubblica (p.12). L'ex commissario alla Spending review, tornato a dirigere il Fmi, sottolinea la ripresa dell'Italia ma avverte: "Roma rimane esposta a rischi in conseguenza di un debito ancora troppo alto". La ricetta non cambia: "Controllo della spesa, ribilanciamento della tassazione verso la proprietà e il consumo". Ma nel governo resta una doppia linea sul bilancio, scrive il Sole (p.2): Padoan e Calenda puntano sulla crescita, Renzi e il Pd chiedono un segnale sulle famiglie. "Abbiamo davanti mesi complicati ma c'è la possibilità di portare a casa riforme importante" dice Calenda ospite di Assolombarda (Sole p.5). La politica industriale dovrà puntare all'innovazione ma non tutti gli incentivi saranno confermati (Corriere p.35). Bonomi (Assolombarda): "Il governo mantenga la promessa di tagliare l'Irpef ". Ma Calenda rilancia sul taglio dell'Irap e dei costi dell'energia.
Sul fronte dell'economia reale, delude l'ultimo dato Istat sulla produzione industriale: tra marzo e aprile calo sostanziale dello 0,4 (Sole p.7): i livelli pre-crisi restano lontani.

ITALIA-POLITICA
Lite nei Cinque Stelle, torna il centrodestra (Corriere, Giornale). In primo piano su tutti i giornali il voto nei comuni, che squassa partiti e schieramenti. Centrodestra avanti in 13 capoluoghi su 22. Emorragia M5S e Pd (Messaggero e tutti). "Flop M5S, ma l'Italia resta tripolare. Destra e sinistra sono capaci di allargarsi" dice Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) al Messaggero. Grillo: "Gongolate, ma si illude chi ci vuole scomparsi" (Repubblica e altri).
 Di Maio nel mirino come responsabile degli enti locali, gli ortodossi lo accusano di aver tradito lo "spirito" M5S. "Dovevamo parlare più di reddito e meno di legge elettorale – dice Di Maio al Fatto - Io però mi occupo dei Comuni che amministriamo, non delle liste elettorali. Abbiamo perso, ma siamo l'argine all'ammucchiata. Abbiamo migliorato le percentuali del 2012, ma questo dato non è quello delle Politiche".
Giuliano Amato al Corriere analizza il quadro complessivo, non solo in Italia: "Il populismo non è sconfitto, la sua forza è aver cambiato l'agenda politica".
Tra i vincitori di questo primo turno di Amministrative c'è il centrodestra, dove però restano le tensioni. Salvini al Giornale: "Vogliamo una coalizione più compatta possibile". Berlusconi – che non è contento del risultato che vede Fi sotto il 10% in alcune zone - ribadisce che "uniti si vince" (Corriere ), ma gela Salvini: "Mai partito unico, la Lega sotto Pistoia non esiste" (Repubblica e tutti). Sul fronte opposto Toti, che al Corriere rilancia: "Il mio sogno è il partito unico di centrodestra, se è prematuro muoviamoci per trovare regole comuni. Possiamo vincere".
Centrosinistra contento a metà dell'esito del voto. Renzi apre la fase 2: "Pronto ad alleanze ma no ai vecchi volti" (Repubblica). Il ministro Orlando alla Stampa invita ad "aprire alle liste civiche" e a "non sopravvalutare il calo del M5S".

EUROPA
Londra, dopo il voto si rafforza il fronte per una Brexit light (Corriere p.14): un'uscita morbida dalla Ue che lasci pressoché immutato l'accesso al mercato comune. Oggi a Parigi l'incontro tra la May e Macron, che lavorando per il rafforzamento dell'asse franco-tedesco difficilmente farà sconti ai britannici. "Su Brexit non saremo né punitivi né ingenui" dice al Sole (p.6) Michel Barnier, capo negoziatore della Ue. Prima urgenza, accelerare sulle trattative: "Qualsiasi rinvio è fonte di instabilità sociale ed economica. Noi siamo pronti ma in tre mesi non ci sono stati progressi. Puntiamo ad un accordo sull'uscita ordinata entro l'autunno 2018 e successivamente l'intesa di massima sul nuovo partenariato Gran Bretagna-Unione europea". Tre le questioni chiave da affrontare: confini, diritti dei cittadini e impegni finanziari: "Ma non so cosa voglia dire uscita hard o soft. Il regno Unito ha chiesto di uscire, agiremo senza spirito punitivo".
Parigi, dopo il primo turno, per Macron, strada spianata per le riforme (Sole p.15): "prenotati" 400 seggi su 525, azzerati i socialisti, umiliato il Front National. Ma il programma di riforme non sarà facilissimo da gestire con un Parlamento di neofiti della politica, scrive il Sole. Si comincerà con la legge sulla moralizzazione della politica e poi si guarderà al diritto del lavoro. Tre le misure forti; la prevalenza degli accordi aziendali su quelli di categoria, la fissazione di tetti alle indennità di licenziamento e a possibilità di accesso all'indennità di disoccupazione anche per chi di dimette e per i lavoratori indipendenti.

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