Commentario del 12.12.2019

PRIME PAGINE
Salva-Stati: c'è il sì, ma 5S a pezzi (Messaggero). Alta tensione sui ribelli M5S: 4 senatori contro, la maggioranza tiene (Corriere). Di Maio perde pezzi (Giornale). Il salva-governo (Repubblica). Passa il Mes ma la Lega fa shopping (Fatto). Se Mattarella vuole ci fa votare subito (Libero).
Manovra. Un bonus per l'acquisto di latte artificiale: anche le atlete diventano professioniste (Messaggero). Torna la plastic tax, bonus sul latte (QN). Mini imprese, sgravio apprendisti (Sole).  Fioramonti: "Tre miliardi sulla scuola o mi dimetto". Ottiene 31mln e resta lì (Verità).
Caso ex Ilva, Mittal vuole subito 3500 in cassa integrazione per lo stop dei giudici (Repubblica). I fondi verdi Ue per salvare l'Ilva (Stampa). Rischio Csm sul conflitto Taranto-Milano (Messaggero).
Su tutti l'elezione di Marta Cartabia al vertice della Consulta: io donna apripista (Corriere, Repubblica). Una donna sulla cima della Consulta (Messaggero).
Brexit o Corbyn, il Regno Unito oggi al bivio (Repubblica). Voto freddo tra ansie e tentazioni (Corriere). Gli inglesi decidono, ma c'è l'incubo paralisi (Stampa). Johnson in calo, la Brexit è in bilico (Messaggero).

ECONOMIA
Ex Ilva, Mittal vuole la Cigs per 3.500 lavoratori: ora la trattativa diventa più difficile (Repubblica p.4). Per i sindacati è "inaccettabile" la cassa integrazione chiesta del gruppo dopo lo stop all'altoforno 2. Per Libero (p.18) i giudici alzano il conto dell'Ilva: metà addetti in cassa integrazione. Intanto, il piano del governo, presentato al gruppo franco-indiano e in discussione in queste ore, prevede una produzione annua di acciaio di 8 milioni di tonnellate dal 2023, da realizzare con due altoforni (il 4 e il 5), due forni elettrici e un impianto di produzione di preridotto "fuori dal perimetro di ArcelorMittal Italia", cioè a carico di un soggetto terzo: Snam. "Interlocuzioni sono già in corso", conferma una fonte vicina al dossier (Stampa p.3).
La crisi industriale registra anche la frenata della manifettura del Nord: "Siamo tornati a crescita zero" (Sole p.2). Il Lombardia da inizio anno risultano in negativo abbigliamento (-2,2%), tessile (-1,4%), trasporti (-1,1%), siderurgia e meccanica (-0,3%). In Veneto si registra lo stop alla fase espansiva iniziata nel 2014, ma è in sofferenza anche la meccatronica emiliana. Giù anche il Piemonte a causa della crisi dell'auto tedesca (Sole p.2).
Manovra, maratona notturna in commissione sulle modifiche: arriva un nuovo ritocco a 0,45 cent per la plastic tax e spunta un bonus apprendisti (Sole p.9 e altri). La tassa sulla plastica si applica anche al tetrapack. Pronti nuovi correttivi al reddito di cittadinanza e lo sgravio per favorire il professionismo delle donne. Il ministro alle Pari opportunità, Elena Bonetti, a Repubblica (p.7): "Mi pare sia un dato incontestabile che in Italia il gender gap sia più pesante che altrove. In Europa lavorano due donne su tre, da noi una su due. Ed esiste anche un tema di scarsa rappresentanza nei luoghi decisionali e politici. Occorrono scelte non più rinviabili. Riconoscendo ad esempio che il lavoro di cura dei figli non è un fatto privato di una donna e di una famiglia, ma se ne deve far carico il Paese. Da qui nasce l'idea dell'assegno universale per i nuovi nati e poi per tutti i figli, il contributo per le rette dei nidi e la costruzione di nuovi asili. La maternità ha un valore sociale".

POLITICA
Mes, il governo regge mentre i grillini perdono pezzi: in tre verso la Lega (Repubblica p.2 e tutti). Nella votazione sul salva-Stati arriva lo strappo: passa la risoluzione, ma nel Movimento in 14 non votano a Montecitorio e a Palazzo Madama ci sono 4 contrari (su tutti). Fallisce l'ultimo pressing di Grillo e Di Maio (Sta,pa p.4). In Senato è iniziata la fuga dei grillini (Libero p.4). Di Maio parla di "mercato delle vacche" e chiede alla magistratura di "fare chiarezza" (su tutti). Sorgi sulla Stampa (p.4) evidenzia le difficoltà di Di Maio, contestato alla Camera dai "governisti", abbandonato al Senato dagli oppositori: mai come in questi giorni fatica a tenere insieme un Movimento diviso e schierato in buona parte contro la sua leadership. Uno degli uscenti, Lucidi, al Messaggero (p.3) dice: "Vado con la Lega, non M5S è tutto finito". Poi, dopo il pressing di Grillo fa marcia indietro: "Non ci sarà alcun annuncio, parlo solo di Mes". Il voto di ieri, secondo il Giornale (p.2), dà un segnale politico: non c'è un problema di tenuta, perchè la maggioranza è sempre più fluida e pronta a imminenti mutazioni genetiche se la situazione lo richiedesse. E Verderami sul Corriere (p.5) segnala come più che un gruppo ci sia un intero Parlamento di "responsabili", pronti a far da scudo alla legislatura: quando il governo ha bisogno – scrive Verderami – i responsabili appaiono e scompaiono a seconda dei casi, e il coro che si alza dalle Camere è uno: "Stabilità". Per Repubblica (p.3) il governo giallorosso è salvo fino a gennaio, quando ci saranno le Regionali. Palmerini sul Sole (p.5) evidenzia i timorni nel Pd e nell'area governista dei 5S per spinta sul proporzionale che, se dovesse passare, darebbe l'occasione sia a Di Maio che a Renzi di creare la rottura per andare al voto con le mani libere. Cioè guardando sia a destra che a sinistra. È vero che c'è la resistenza dei singoli a non mollare il seggio parlamentare, ma – prosegue l'analisi di Palmerini – per i due leader è uno stillicidio vedere come il Conte II non stia regalando consensi né all'uno né all'altro. Anzi. Più passa il tempo e più peggiora. Intanto, per Mattarella il governo sul Mes supera il test di europeismo, ma Conte è preoccupato per la tenuta grillina (Messaggero p.2). Libero (in prima e p.3) chiede a Mattarella di staccare la spina all'esecutivo: non se ne può più, se vuole il Presidente della Repubblica ci fa votare subito, sciogliendo le Camere attraverso l'articolo 88 della Costituzione. Sarebbe – scrive Libero – il modo migliore per sbloccare l'Italia in panne dando voce ai cittadini.
Voli di Stat, Salvini nei guai (Fatto in prima e p.2 e tutti): il reato contestato dalla Procura di Roma è abuso d'ufficio. Le carte al Tribunale dei ministri, che è competente per le indagini.

ESTERI
Oggi il voto in Gran Bretagna: incubo paralisi, Johnson teme una vittoria dimezzata (Stampa p.9). Un'elezione tutta giocata sulla Brexit (Corriere p.10). E' quasi un referendum tra anti e pro-Ue, la distanza che separa i conservatori dai laburisti si è ridotta e potrebbe svanire del tutto in queste ultime ore. Tre gli scenari possibili: maggioranza larga per i Tories e, quindi, divorzio certo e veloce dalla Ue; nel caso in cui i conservatori non ottenessero la maggioranza assoluta, Johnson non riuscirebbe a formare un governo, perciò si aprirebbe la strada a un governo laburista di minoranza che comporterebbe un secondo referendum sulla Brexit e una consultazione per l'indipendenza in Scozia, il terzo scenario è quello di una vittoria risicata per Boris Johnson, che comporterebbe un addio lento alla Ue con lo spettro del "no deal". L'ex braccio destro di Blair, Peter Mandelson, alla Stampa (p.8) dice: "Gli elettori non si fidano dei Tory, ma temono Corbyn. Lo scenario più ovvio è lo slittamento della Brexit, non mi stupirei se portasse a un secondo referendum per far scegliere i britannici".
Green New Deal europeo, il piano della Von der Leyen: 260 mld all'anno per cambiare l'Europa (Repubblica p.9). La presidente della commissione Ue presenta il nuovo patto europeo sul clima che punta su emissioni zero al 2050. Fubini sul Corriere (p.12) segnala il cambio di stagione verso la nascita dell'Europa post-liberista, che punta su soldi pubblici e difesa delle aziende nazionali. Ma è scontro sulle risorse e sullo scorporo degli investimenti verdi dal debito (Messaggero p.10). La posizione italiana nelle parole al Messaggero (p.10) del viceministro dell'Economia Baretta: "Bisogna avviare un confronto e costruire un canale privilegiato per scorporare gli investimenti green dal debito". Intanto, Parigi e i Paesi dell'Est bloccano il piano verde (Stampa p.8). Il vero nodo della questione è il nucleare, che secondo i francesi deve essere inserito tra i settori "green", ma l'intesa di fatto lo escluderebbe, disincentivandone gli investimenti.

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