Commentario del 07.12.2019

PRIME PAGINE
Manovra, tasse ma con rinvio (Corriere). Governo diviso (Messaggero). Plastic tax ridotta e rinviata a luglio. Auto aziendali salve, sugar tax a ottobre (Sole). L'attacco del Giornale, che parla di "trucco sulla manovra": le tasse slittano a luglio. Mentre Verità segnala: il governo litiga sulle tasse e taglia su ospedali e strade. "Si fa cassa con le lotterie" titola la Stampa. E Repubblica scrive: manovra, gioco d'azzardo. Intanto, c'è l'allarme del Colle per i ritardi sulla manovra (Mattino).
"Italia anno zero": in primo piano sul QN il Rapporto Censis che certifica la sfidua nel sistema e negli apparati dello Stato. Secondo il Censis, il 90% degli italiani non vuole politici in tv (Libero). Il Rapporto analizza anche perchè gli italiani siano attratti dall'"uomo forte" (Corriere).
Intanto, il Fatto si concentra sul patto dei due Matteo tra Renzi e Salvini.
Italia-Russia, il premier a Lavrov: "Bisogna evitare guerre per procura" (Stampa).
Ilva, cinque giorni per evitare lo stop (Sole).
Crisi Alitalia, nominato il supercommissario: alla guida Leogrande (Sole, Corriere e altri). Il rilancio parte dalla ristrutturazione (Messaggero).

ECONOMIA
Compromesso sulla manovra, slittano le tasse della discordia (Corriere p.2). E' tregua nel governo dopo una giornata di tensioni tra dem e renziani (Repubblica p.2). Azzerata la tassa sulle auto aziendali, rinviata a ottobre la sugar tax, mentre la tassa sulla plastica scende da 1 euro a 40 cent e partirà da luglio (Sole in prima e p.3 e tutti). "Pur di sopravvivere, il governo rinvia le tasse" scrive polemicamente Libero (p.4). Per le coperture necessarie al rinvio, arriva la stretta sulle lotterie (Stampa p.3). Aumento del 20% dell'aliquota sulle vincite sopra i 200 euro (Messaggero p.5). La stangata sul gioco d'azzardo deve garantire – scrive Repubblica (in prima e p.2) - le coperture dopo il rinvio di sugar e plastic tax ottenuto da Renzi con lo spettro del voto. "Dobbiamo ridurre il peso del fisco": Conte si schiera dopo l'aut aut di Renzi (Stampa p.3). L'ex ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, al Corriere (p.5): "La maggioranza che sostiene questo governo è più eterogenea e questo rende più complicato dettare una chiara linea strategica. La discussione si è accesa su voci che valgono appena 1,7 miliardi, cioè il 5% della manovra, ma questo paradossalmente rende più complicata la partita perché essa si combatte su poste simboliche per avere visibilità, anziché sulla sostanza: i 23 miliardi destinati a evitare l'aumento dell'Iva e i 3 miliardi per il taglio del cuneo". Il premier è preoccupato che passi l'idea che l'esecutivo stia mettendo tasse, anche per questo chiede aiuto al Colle (Repubblica p.3). Ma c'è allarme al Quirinale sui tempi: Mattarella preoccupato dalla compressione dell'esame in Parlamento a colpi di fiducia (Messaggero p.3). Timori anche per la tenuta, visto che – dopo l'approvazione della manovra – Conte dovrà navigare in mare aperto, anche se nessuno vuole votare.

POLITICA
Tensioni nella maggioranza: Renzi deluso dal governo prepara la via di fuga. Alleanza con il Pd se si vota (Repubblica p.4). Nel leader di Italia viva cresce l'insofferenza per i sondaggi che non lo vedono crescere, per ora però – scrive Repubblica – non c'è l'intenzione di staccare la spina. La renziana Bellanova al Messaggero (p.2): "Italia Viva ha voluto questo governo nel solo interesse del Paese. Se questa condizione non è pienamente soddisfatta ci regoleremo di conseguenza". Ma il dem Fiano a Repubblica (p.4) ribatte: "Troverei incomprensibile uno strappo da parte di chi ha creato le condizioni insieme al Pd per far nascere questo governo. Dobbiamo andare avanti per difendere il Paese dall'esercizio provvisorio, dall'aumento dell'Iva e dall'uomo che voleva i poteri assoluti". Ma il Fatto (in prima e p.6) segnala l'asse tra i due Matteo, Renzi e Salvini, battezzato da Verdini: i leader di Italia viva e Lega si parlano e si incontrato per una legge elettorale con soglie basse. Secondo il Fatto, l'ex premier saboterà il Conte 2 in cambio di una legge elettorale senza sbarramenti e di un leghista debole in Toscana. E proprio il dibattitto sulla riforma della legge elettorale pesa sulla prospettive future del governo. Verderami sul Corriere (in prima e p.6) segnala: per quanto sia ancora tutto in alto mare, la scelta di accantonare il maggioritario per il proporzionale rende il premier sospettoso: con il primo sistema, infatti, al momento delle elezioni avrebbe un ruolo in una eventuale coalizione, perciò sarebbe interesse degli alleati proteggerlo e sostenerlo fino al termine della legislatura, per poi catturare il suo consenso. Con il secondo sistema, invece, ogni forza correrebbe per sé e la figura di Conte potrebbe venire sacrificata nel corso della legislatura, se convenisse ai partiti. I cattivi pensieri di Palazzo Chigi non sono, per ora, suffragati da prove – scrive Verderami -: malgrado gli scontri quotidiani, i maggiorenti della coalizione si mostrano tetragoni davanti al rischio di una crisi.
Il centrodestra si riunisce ad Arcore: dubbi di Salvini su Forza Italia (Repubblica p.6). Per il Giornale (p.4) arriva la fumata bianca nel corso del vertice sulle candidature: "spirito di coesione" in vista delle Regionali.
Intanto, il Rapporto Censis evideniza come gli italiani sia sfiduciati dallo Stato, il 48% vuole un "uomo forte" (QN in prima e p.2 e tutti). Il 76% non si fida dei partiti, il 53% pensa che la politica non faccia i loro interessi, il 50% è scontento di come funziona la democrazia. Di Vico sul Corriere (p.11) cerca di capire come si sia arrivati a quel 48% che vuole l'uomo forte: crisi politica e partiti del no hanno spinto gli italiani verso la voglia di un uomo forte, visto come l'unico capace di superare gli sgambetti dei Partiti del no – scrive Di Vico – e le insidie di una burocrazia tentacolare.

ESTERI
Vertice Italia-Russia a Roma, il ministro russo Lavrov parla della situazione in Libia: "Ci sono troppi giocatori" (Corriere p.12 e altri). L'inviato di Mosca a Roma: "Abbiamo lì dei mercenari? E allora gli americani? I curdi parlino con Damasco". Ieri l'incontro tra Di Maio ed il ministro degli esteri russo: al centro dei colloqui la guerra in Nord Africa (Messaggero p.11). Arriva anche la richiesta al Cremlino: rimuovere subito le misure che penalizzano le nostre esportazioni di parmigiano. Ma le relazioni tra Roma e Mosca, in questo momento, passano anche per Tripoli. La situazione della capitale libica,che secondo alcuni sarebbe sul punto di cadere nelle mani del generale Haftar (sostenuto dai russi), è infatti stata al centro dell'incontro durante i Med Dialogues. "Noi cercheremo di coinvolgere il più possibile la Russia sul dossier libico - ha chiarito il ministro italiano -e crediamo che l'offensiva di Haftar in corso possa solo peggiorare la situazione". Giornale (p.10) polemico sul ruolo italiano: "In Libia non contiamo più nulla". La Turchia ci ha emarginato, con il trattato turco-libico si sono spartiti le acque del Mediterraneo, Tripoli punta a far fuori l'Eni dall'affare del gas a Cipro. E Repubblica (p.12) aggiunge: Erdogan: si prende mezzo Mediterraneo e l'Italia sta a guardare. Il Dipartimento di Stato americano ha definito il trattato "provocatorio", persino la Russia ha invitato "alla prudenza". Incredibilmente a Roma tutto tace. Ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha dichiarato sibillinamente che "l'accordo tra Tripoli e Ankara è tutto da dimostrare". 
Intanto, tensioni anche tra Italia e Usa: Washinghton ha avvisa Roma: dazi se confermate la web tax (Corriere p.15). Italia nel mirino per nuove misure dopo quelle per Parigi.
Stampa (p.5) intervista il presidente dell'Eurogruppo Centeno, che torna sulla polemica italiana sul salva-Stati: "Spropositati i timori dell'Italia . Ma l'intesa li placherà". Centeno aggiunge poi che "la riforma del Mes è un processo estremamente complesso con molti elementi e ramificazioni legali". L'Italia però potrebbe imporre un altro stop: "La logica di pacchetto non è importante solo per l'Italia: abbiamo un piano per l'approfondimento dell'Euro con diverse parti che assumono un senso maggiore se considerate insieme. Questo però non significa che si debba chiudere ogni pezzo del puzzle allo stesso momento e che ognuno di questi pezzi non sia dignitoso ed equilibrato di per sé. Vorrei sottolineare che la riforma del Mes risponde anche a molte richieste italiane".

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