Commentario del 05.12.2019

PRIME PAGINE
Salva-Stati, più tempo per le modifiche (Corriere). L'Ue: il fondo salva-Stati non si tocca. Rinvio solo per i dettagli tecnici (Stampa). Gualtieri tratta ma c'è lo stop alle modifiche del Mes (Messaggero). Governo sconfitto da Francia e Germania: il salva-Stati non cambia (Libero).
Scontro in maggioranza anche sulla giustzia. Ultima chiamata, alta tensione sulla prescrizione, Di Maio e Di Battista accusano: "Il Pd vota come Berlusconi" (Repubblica). Tra prescrizione e autonomia governo a pezzi (Messaggero).
Ilva, il piano spiazza il governo: 4700 esuberi, rivolta dei sindacati (Corriere, Repubblica e altri).  Doccia fredda sul governo: la trattativa comincia con un braccio di ferro (Stampa). "Devono trattare" (Messaggero). Contropiano del Mise (Sole).
Infrastrutture. Intervista a Paola De Micheli. "Infrastrutture, sei commissari al via: sbloccati 3,5 miliardi per i cantieri" (Sole).
 Vertice Nato, i leader ridono di Trump e lui se ne va offeso (Repubblica). Video pirata, ira di Donald (Corriere). Italia-Cina, Trump spiazza Conte: Roma non farà intese con Huawei sul 5G (Stampa). Conte vede Trump: "Niente dazi da Usa" (Messaggero).

ECONOMIA
Torna in primo piano il caso ex-Ilva. 6300 esuberi nel piano di Mittal e i sindacati attaccano: "Impossibile discuterne" (Stampa p.4). Previsti sciopero e manifestazione nazionale martedì 10 dicembre. E il ministro Patuanelli si dice deluso: "Se la posizione dell'azienda è questa, non credo ci siano le condizioni per proseguire". Anche se per il titolare del Mise quella dei Mittal è "solo tattica", perchè "ora devono trattare" (Messaggero p.7). Repubblica (p.6) e gli altri quotidiani parlano di 4700 esuberi annunciati all'Ilva, ma non cambia il quadro, con i sindacati in allerta che avvertono: "E' la chiusura". Per il Fatto (p.9) quello dei Mittal è l'ennesimo ricatto. Il governo prepara il suo progetto per il sito tarantino: 3,2 mld di investimenti totali, decarbonizzazione e garanzie per l'occupazione. Il Mise presenterà entro lunedì un piano alternativo con non più di mille esuberi. La renziana Bellanova a Repubblica (p.7): "Mettiamo le aziende di fronte alle loro responsabilità". Di Vico sul Corriere (in prima e p.13) lancia un duro affondo nei confronti di M5S e Pd sulla questione industriale: dopo che Di Maio ha distrutto l'operatività del Mise — come denunciato dai dipendenti del ministero - il suo successore non riesce a raddrizzare la rotta. Un giorno apre il tavolo dell'automotive, lo usa per una photo-opportunity, ma non convoca mai le riunioni di approfondimento, il giorno successivo resuscita l'Iri e promette il ritorno dello Stato imprenditore, il terzo non sa che pesci pigliare – scrive Di Vico - e rimedia una magra figura davanti all'arroganza dei vertici Mittal. Se i 5S hanno la responsabilità di aver voluto cumulare responsabilità ministeriali senza avere uomini o donne competenti, il Pd ha rinunciato ad esercitare qualsiasi azione sui tempi dell'impresa e del lavoro. Ha ceduto la primogenitura ai 5S con il risultato di essere sempre meno apprezzato dalle élite economiche.
Intanto, mentre la manovra arranca in Parlamento, l'Istat e l'Upb, ricordano la difficile situazione dell'Italia (Corriere p.29). L'istituto di statistica prevede che nel 2019 il Pil salirà solo dello 0,2%, "in deciso rallentamento" rispetto allo 0,8% del 2018 e contro una crescita media dell'area euro dell'1, 2%. Leggermente meglio dovrebbe andare nel 2020, con un + 0,6%, comunque la metà della previsione per l'eurozona (1,2%). Il nostro punto debole resta la produttività del lavoro.

POLITICA
Maggioranza senza pace: dal Mes alla giustizia, l'offensiva Di Maio-Di Battista (Repubblica p.2 e tutti). Conte cerca una mediazione sul tema della prescrizione, che divide M5S, Pd e Italia viva. Dem in trincea, pronti a votare con Berlusconi e Italia viva (Fatto p.2). Per Libero (p.2), sulla prescrizione, grillini e dem sono agli ultimatum. "La riforma non si discute, parte a gennaio" dice Di Maio, ma il renziano Faraone avverte: "Allora morte sia". E Italia viva si prepara a votare con Forza Italia. Mentre il Pd rilancia: "Se Bonafede non ha soluzioni, faremo noi". I dem hanno pronta la controproposta: un compromesso che possa salvare la legge dei grillini, garantendo però tempi certi ai processi (Repubblica p.2). E la leghista Bongiorno alla Stampa (p.7) chiede al Pd "una proposta seria", contro il blocco della prescrizione che sarebbe "una catastrofe". Per il Giornale (p.5) sui temi della giustizia, Di Maio cerca l'incidente con il Pd e potrebbe usare il pretesto della prescrizione per far saltare il Conte bis. Zingaretti, in una lettera a Repubblica (p.3) replica: "Non possiamo sottovalutare il rischio che la maggioranza tra distinguo, liti e sgambetti si allontani sempre di più dai bisogni e dalla voglia di riscatto del Paese. Non si può governare insieme – scrive il segretario dem – se ci si sente avversari e senza una comunanza sulla visione comune del futuro. Il Pd vuole essere costruttore, insieme a tanti altri, di una proposta civile per l'Italia, per creare lavoro e sviluppo, per scommettere sulla rivoluzione verde. Auspichiamo – conclude Zingaretti – di poterlo fare dentro un'alleanza larga, a sostegno di un governo che ha senso solo a condizione che interpreti questo sentimento positivo di riscatto".
E restano le tensioni sul fondo salva-Stati: dall'Europa parlano di negoziato chiuso, anche se per il via libera si va verso un rinvio al vertice di gennaio (Corriere p.2 e tutti). Rinvio solo per dettagli tecnici – fanno sapere dall'Eurogruppo – ma l'accordo non si tocca (Stampa p.4). Anche se Gualtieri precisa: "Ottenute le modifiche richieste dal M5S, più facile l'accordo in Italia" (Repubblica p.4). Anche perchè Di Maio incalza: "Nessuna firma finchè non siamo sicuri al 200%". Il leader grillino insiste sulla linea dura (Corriere p.5). Per la Stampa (p.3) Conte non si arrende e cerca la sponda di Merkel e Macron per ottenere qualcosa di scritto prima del voto dell'11 dicembre in Senato. Intanto Visco, in audizione alla Camera, dice: "La riforma non minaccia la stabilità finanziaria dell'Italia" (Sole p.2 e tutti). E il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere (p.2) evidenzia come sul Mes gli italiani stia più dalla parte di Conte (42%) e che di Salvini (24%), soprattuttto per la preoccupazione di un ritorno di un clima di scontro con i partner europei.

ESTERI
Vertice Nato a Londra, incontro tra Trump ed Conte. Donald loda Conte, ma sul 5G Italia e Usa sono distanti (Messaggero p.11 e tutti). Washinghton vorrebbe un disimpegno dalla collaborazione con le aziende cinesi. Palazzo Chigi si limita a proporre le norme di protezione già approvate. Secondo la Stampa (prima e p.3) dopo il bilaterale di Londra nasce un giallo. Il presidente Usa: "Roma non farà accordi con il colosso". Il premier spiazzato: "Non abbiamo parlato di questo. Da noi nessuna interferenza straniera". Conte confessa di essere rimasto 'spiazzato' dalla dichiarazione di Trump che a sorpresa tira in ballo l'Italia. Anche perché, spiega a margine, "ci aveva riempito di complimenti per la nostra normativa particolarmente avanzata sulla sicurezza nazionale". È un autentico equilibrismo, quello a cui è costretto il premier (Repubblica p.12). Un esercizio per tentare di superare l'isolamento su un dossier caldissimo come il 5G cinese. Secondo Verità (p.9) Trump si tiene stretto Giuseppi, ma non chiude nessuno dei dossier.
Intanto al vertice Nato sono "baruffe", titola Repubblica (p.13). I leader ridono di Trump, lui attacca: "Trudeau il falso" e se ne va. In un video rubato l'ironia di un gruppo con Macron e Johnson. Donald annulla il vertice finale con la stampa. Secondo il Giornale (p.10) sono "risatine, insulti e minacce. Ma sui finanziamenti, il presidente americano impone la sua linea (Repubblica p.13): nella dichiarazione finale si cita il recente aumento dei pagamenti di alcuni Paesi e Tru,p se ne rallegra. Intanto, secondo Avvenire (p.10), la Nato "scopre" il pericolo Cina. Per la prima volta nel documento finale Pechino diventa una "sfida" al pari delle "azioni aggressive" russe.
Libero e Giornale denunciano: "Pronto un altro trattato segreto: l'Europa ci frega pure sul cibo". Arriva il "nutri-score": un bollino con semaforo per indicare la nocività degli alimenti. Pecorino, gorgonzola e prosciutto sono fermi al rosso, mentre per la Redbull c'è il verde. La dieta più sana secondo l'Unione europea: Coca cola e Red Bull. Purché siano light o senza zucchero.

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