Commentario del 3.01.20

PRIME PAGINE
Frattura nei Cinque Stelle (Corriere). Guerre 5Stellari (Repubblica). Il terremoto M5S scuote il governo (Messaggero). La verità su Paragone: l'ex leghista cambia idea per l'ennesima volta: Di Battista è con lui, Di Maio isolato (Giornale). E dichiara: "Li sfido a cacciarmi, Di Maio non esiste e i grillini sono con me" (Verità). Conte: attenti, rischiamo la fine del governo Prodi (Stampa). Scotti: "C'è il pericolo di una crisi di sistema come nel 1992" (Stampa). Per il Times la Meloni tra i Venti più potenti del globo (Libero, Foglio, Tempo).
Cuneo fiscale, mille euro in più in busta paga (Messaggero). Autostrade, fallimento certo se c'è la revoca della concessione (Messaggero e altri). Countdown per la revoca (Fatto).
Caso Gregoretti, difesa di Salvini. "L'esecutivo era con me" (Corriere). "Conte sapeva" (Repubblica).
Libia, l'azzardo di Erdogan: "Truppe turche a Tripoli" (Repubblica). Erdogan, scacco all'Europa: manderà soldati turchi in Libia (Stampa). Il sì della Turchia all'invio di truppe riaccende il fronte libico (Corriere). Parigi tende la mano a Goshn (MF).
AstroSamantha: "Io, delusa dall'Aeronautica" (Repubblica, Corriere e altri). Zalone supera se stesso: 8,7 milioni in un giorno (Sole e tutti).

ECONOMIA
Cuneo fiscale, mille euro in più in busta paga (Messaggero prima e p. 5). Quasi pronto il provvedimento del governo per la riduzione delle tasse sui cedolini mensili di 4,5 milioni di lavoratori dipendenti: nella manovra sono stati stanziati 3 miliardi che diventeranno 5 il prossimo anno per la misura. A giorni partirà la convocazione dei sindacati, il bonus da 80 euro allargato ai redditi fino a 35mila euro. Sul tavolo resta l'ipotesi di pagare tutta la somma in una sola soluzione, magari nel mese di luglio.
Intanto l'analisi di Repubblica (p. 6) sull'occupazione rivela che il Paese non riparte: pochi manager e giovani ai margini, di questo passo "l'Italia non ha alcuna possibilità di uscire dalla crisi di futuro che la tiene bloccata, se non ritrova la fiducia in se stessa" ha detto Mattarella durante il suo messaggio di fine anno. E il rapporto di Unioncamere rimarca l'avvio difficile per gli imprenditori junior: tra il 2011 e il 2018 il rapporto tra numero di imprese giovanili per ogni 1000 giovani è passato da 57,2 a 50,3, un calo di ben 7 punti. Eppure le imprese giovanili che riescono a superare il traguardo dei cinque anni sono più resistenti della media. Alla fine del periodo considerato, di otto anni, il loro "tasso di sopravvivenza" è al 61,8 per cento contro il 53,2 di tutte le altre.
Autostrade, il dossier del governo: "Prove di scarsa manutenzione" (Messaggero  p. 6 e altri). Conte sulla linea del 5Stelle: "Avanti con la revoca". Di Maio insiste: siamo pronti a togliere la convenzione. Ma la De Micheli frena: valutare l'impatto sull'occupazione. Presto le decisioni sul tavolo del Consiglio dei Ministri. A corredo della notizia, sul Messaggero, l'intervista al capogruppo del Pd Marcucci: "Aspettiamo le verifiche, non dobbiamo aggiungere un altro grado di giudizio: l'esecutivo deciderà nella sua collegialità in tempi brevi". E secondo un documento interno "con la revoca senza indennizzo è certo il fallimento dell'azienda: in bilico 7 mila posti di lavoro più l'indotto. Rischi anche per i possessori di obbligazioni" (Messaggero p. 7).
Il Fatto (prima e p. 2-3) dedica una doppia pagina alla possibilità che entro il prossimo 6 gennaio Autostrade possa vedersi revocare la concessione, col procuratore di Genova, Franco Cozzi che alla luce degli ultimi crolli, quello all'interno della galleria della A26 dice: "Manutenzione assente".

POLITICA
I 5Stelle si spaccano su Paragone (Corriere prima e p. 2 e altri). Terremoto grillino dopo la cacciata del parlamentare che annuncia: "Farò ricorso al giudice, io da qui non mi muovo". E sgombera il campo da altri tipi di dubbi: "Io con Salvini? Cretinate". In suo soccorso arriva anche Di Battista, secondo il quale "Paragone è più grillino di tanti altri" ricordando che "con lui il M5S aveva preso il 33%". Sempre sul Corriere (p. 3) nel retroscena a firma di Buzzi, la rottura di Di Maio con Dibba e l'alleanza di Giggino con Grillo e Casaleggio per evitare il regie di anarchia: "Il Movimento torni a fare il Movimento". E con il M5S in bilico, la Lega strizza l'occhio ai ribelli (Corriere p. 6).
La situazione potrebbe avere ripercussioni sulla serenità e la stabilità del governo e allora Conte, che teme la scissione, sulla Stampa (prima e p. 5) dice: "Se andiamo avanti così finirò per avere più partiti di Prodi". Le preoccupazioni di Palazzo Chigi sono chiare: "Chi la fa la finanziaria con tutti questi?".
Caso Gregoretti, ecco le memorie di Salvini: "Il Governo decise con me". Il 20 gennaio il voto sull'autorizzazione. Riflettori sui renziani. (Corriere, in prima e p.7). Renzi: "Sì al processo per Salvini, ma se dimostra la correità di Conte come la metteremmo? Che succederebbe? Ecco perché ho detto vediamo le carte." (Giornale, p.5). Anche sul Messaggero (p.8) c'è l'autodifesa di Salvini: "La decisione fu condivisa col governo".
Sul fronte opposto, invece, il centrodestra si gode l'exploit della Meloni "versione pop" che, per il Times è tra i 20 personaggi che potrebbero norientare il destino del pianeta nel corso del 2020 (Fatto p. 5, Repubblica p. 8 e tutti). Insieme alla Meloni - unica italiana - personalità la principessa Leonor di Spagna o Valerie Precresse, possibile sfidante di Macron alle presidenziali francesi. Il quotidiano britannico cita il successo di "Io sono Giorgia, sono una donna", il comizio in piazza San Giovanni che, remixato, è diventato un tormentone sul web.
Una mazzetta da 700 euro costa l'arresto alla prefetta di Cosenza (Messaggero p. 9, Tempo prima e p. 23 e altri). All'imprenditrice avrebbe detto: "Se mi fai una fattura da 1200 euro, 500 li tieni tu e la differenza la giri a me". Paola Galeone finisce ai domiciliari: è accusata di aver preteso una mazzetta. L'alto funzionario ha preso la busta rosa con i soldi e poi ha allungato 100 euro: "Stai calma, respira e compraci i biscotti".
Giustizia, intervista ad Enrico Costa sul Corriere (p.6) che sulla prescrizione dice: "Bonafede mente, perché il Pd si fida? E' un imbroglione, ma il Pd si accontenterà delle briciole che gli concederà, per poi dipingerle d'oro e spacciarle per grande risultato. Ora il Pd, promettendo la riforma acceleratoria prima dell'entrata in vigore. Perché ancora si fidano?". Sul Giornale (p.7) si evidenzia che il 7 si terrà il vertice di maggioranza sulla giustizia e titola "Quattro giorni per rimediare alla prescrizione giallorossa".  Il governo rischia e il Pd non vuole barricate. I renziani non si sa. Sempre sul Giornale (p.5) Renzi annuncia l'uscita del suo libro in cui "dirà tutto quello che penso sulla giustizia. La legge Bonafede sulla prescrizione, per me, ad esempio, è un obbrobrio giuridico". Il Manifesto (p.4) intanto annuncia che anche se l'argomento non fa parte del vertice sulla giustizia che si terrà martedì prossimo a palazzo Chigi, una volta sciolto il nodo della prescrizione, a tenere banco potrebbero essere i decreti sicurezza 1 e 2.
Il Tempo (p.4) sulla riforma Bonafede titola: "Giustizia 2020. Benvenuti alla ruota della fortuna". Mazzoni invita a riflettere come due ex magistrati come Colombo e Tony, in due interviste al Foglio, abbiano entrambi bocciato senza mezzi termini la deriva dei processi senza fine. Per l'ex procuratore Tony è come se il ministro dei trasporti, ossessionato dai continui ritardi ferroviari, per risolvere il problema improvvisamente decidesse di abolire i treni. Per Colombo la riforma Bonafede non è solo dannosa perché allunga la durata dei processi, ma anche inutile, visto che alla fine riguarda quasi esclusivamente i reati non particolarmente gravi, molti dei quali, secondo lui, andrebbero depenalizzati.

ESTERI
Erdogan invia le truppe in Libia (Corriere p.10). Missione di un anno per 5mila turchi a sostegno di Serraj. Haftar minaccia. Trump: "No a interferenze". La Turchia tira dirittoela guerra cresce d'intensità alla periferia di Tripoli. Con 325 voti favorevoli e 184 contrari il parlamento di Ankara ha approvato ieri pomeriggio la mozione fortemente voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan per inviare truppe in Tripolitania a sostegno del governo di Accordo Nazionale guidato da Fayez Sarraj contro l'assedio sempre più serrato delle forze militari agli ordini dell'uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar. Il Fatto (p.16), riporta la notizia, aggiungendo però che l'invio di truppe è "solo per fare pressione". Intanto in Italia, come riportato dal Messaggero (p.11) il Pd pressa Di Maio: "Riferisca alle Camere". Il ministro in Aula dopo la missione europea prevista il prossimo 7 gennaio. Casini avverte: "Serve un'iniziativa italiana più consistente". Bruxelles infuriata, invita a "cessare le azioni militari".
La Stampa (p.3) si concentra invece sulla posizione italiana: "Roma punta su Usa e missione Ue per fermare l'escalation dei turchi", titola il quotidiano. Di Maio con i colleghi europei incontrerà Serraj e Haftar prima del vertice tra Putin ed Erdogan previsto l'8 gennaio.
Negli Usa però Trump dà l'altolà: anche se il governo appoggia Serraj, non è impegnato in prima linea nella crisi libica. Ieri ha avvertito Erdogan di preferire la via diplomatica a quella militare.
Repubblica (p.11) propone poi un focus sulla figura di Erdogan: "Il sogno ottomano torna realtà: il nuovo sultano sio proclama dominatore del Mediterraneo". Con le sue mire espansionistiche fondate sui fasti del passato, il leader turco punta a riconquistare consensi dopo la prima sconfitta. elettorale. Verità (p.15), polemico: "Libia: Erdogan corre, Italia e Ue dormono". Secondo il quotidiano sembra prendere forma la pax russo-turca nell'inconsistenza dell'Europa. Che sui migranti potrebbe essere ricattata dal raìs, interessanto anche agli asset strategici italiani come quelli dell'Eni.
A trovare spazio su tutti i quotidiani è anche il caso Ghosn. Il Messaggero (p.10) parla di "Caccia ai complici". Lui però sottolinea: "Ho fatto tutto da solo". L'interpol ne chiede l'arresto. La fuga dal Giappone al Libano dell'ex presidente della Nissan. Perquisita la casa a Tokyo. La Francia: "Noi non lo estraderemo".
Repubblica (p.12) ci conduce invece "Nel rifugio di Ghosn, il gran ricercato che imabarazza Beirut". Un tempo nascondiglio di trafficanti e affaristi in nome dei soldi facili, la capitale libanese ora si ribella ai corrotti: "Non permetteremo che il presidente lasci libero l'ennesimo criminale".
Il Fatto (p.17) parla invece de "il mistero di Ghosn. Il ricercato al sicuro tra Beirut e Parigi". Sull'ex ceo di Nissan pende un mandato di cattura dell'Interpol. Ma "lui è sereno".

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