Commentario del 05.01.2020

PRIME PAGINE
Razzi e cortei contro gli Usa in Iraq (Corriere). "Pagherete per anni" è il grido di vendetta che si è levato da Teheran e Bagdad contro l'America (Repubblica). Baghdad, razzi contro le basi Usa. Teheran: "Abbiamo individuato 35 obiettivi" (Stampa). Nel mirino anche l'ambasciata (Messaggero). Così Trump ha deciso il raid: Medio Oriente in fiamme (Sole). Libia, bombe sull'aeroporto, a rischio il vertice con l'Ue (Messaggero). Haftar chiama i suoi alla "guerra santa" (Giornale).
Allarme rosso per i soldati in Libano (Repubblica). Conte: preoccupato per i nostri soldati (Messaggero). Andiamo via di lì: Conte&C. temono per i nostri soldati: mille in Iraq, mille in Libano e trecento in Libia (Fatto). I soldati italiani: "Siamo nel mirino" (Giornale). Anno nuovo, casa vecchia: la Trenta non ha traslocato (Verità).
Conte: la fuga dal M5S non fermerà il governo (Corriere). Zingaretti-Di Maio, patto anti-Renzi: vogliono il proporzionale (Stampa, Giornale e altri). Ma il governo rischia la paralisi dice Geremicca nel commento (Stampa). Parla Renzi: "Autostrade, dico no alla revoca. Più poteri a Roma" (Messaggero). Stanno per tornare i vitalizi: bozza pronta nella cassaforte del collegio degli arbitri del Senato (Tempo).
Password di Stato per spiarci meglio: delirio a 5Stelle (Giornale). Scontrino elettronico altra botta sui negozi (Libero). Cuneo fiscale, confronto al via: aumenti fino a 500 euro nel 2020 (Sole). Multe, le città incassano solo il 37% (Sole).

ECONOMIA
"Il 2020 sarà molto difficile: deficit e debito sono a rischio": il nodo economia ampiamente analizzato sul Giornale (p.14). A lanciare l'allarme è la Corte dei Conti, nel Rapporto di programmazione dei controlli per il 2020, nel quale si sottolinea che la condizione delle finanze del nostro Paese "pur in un contesto di tassi di interesse assai più favorevole di quello prefigurato nel Def dello scorso aprile, appare fragile ed esposta a rischi, nel breve come nel medio termine. La situazione economica è caratterizzata dalle crescenti incertezze che pesano sul quadro macro-economico internazionale, anche per l'acuirsi delle pressioni protezionistiche, che si traducono in un deciso rallentamento delle principali economie europee. A tal proposito - concludono i magistrati contabili - il mancato conseguimento dei pur modesti obiettivi di crescita potrebbe incidere sulla tenuta dei conti pubblici e compromettere il programma di riduzione del debito pubblico, che continua a rappresentare un elemento cardine nella sostenibilità del sistema". Intanto la Cgia di Mestre rilancia l'allarme sulla pressione fiscale al 60% (contro il 33% di Google, Amazon e Apple): le Pmi sono sempre più stangate  e ormai pagano il doppio di tasse rispetto ai big della rete. A preoccupare gli analisti inoltre è il fatto che una riduzione delle imposte ad ora sembra impossibile a causa delle clausole di salvaguardia. A corredo la polemica con l'Esecutivo per la volontà di togliere un grado di giudizio nel tributario: il quotidiano accusa Conte di voler "far vincere facile le Entrate", dato che la proposta di riforma del premier renderebbe difficili i ricorsi.
Sempre in apertura del Giornale la polemica sulla "password di Stato", definita un "delirio a 5 Stelle per la dittatura digitale": il codice unico sul web per tutti (un'identità digitale unica per servizi e acquisti online), promosso dalla ministra Pisano ma poi almeno in parte ritrattato, è visto come una mossa per spiare i cittadini e "nazionalizzare pure il web". Critiche anche da Renzi e Salvini riportate sul Sole (p.4).
Cuneo fiscale, confronto al via: aumenti fino a 500 euro nel 2020 (Sole p.1-4). Il decreto prevede che in busta paga da luglio vengano estesi gli 80 euro (trasformati in detrazione) a 4,5 milioni di lavoratori con redditi annuali compresi tra 26.600 e 35mila euro. Caccia a 1 miliardo per il 2021. Attese le stime della Ragioneria dello Stato: a metà gennaio il tavolo di confronto con le parti sociali.

POLITICA
Conte: ora per tutti parli l'Europa. Il governo? Avanti come previsto (Corriere p. 9, Stampa p. 8 e altri). Il premier, tra la crisi in Medio Oriente e le spine interne dopo la fuga dal M5S, fa il punto della situazione e spiega che, se il Vecchio Continente deve "parlare attraverso una voce univoca per aumentare il peso specifico diplomatico", sul fronte interno "le fuoriuscite grilline verso il Misto non fermeranno il governo. In questo momento non bisogna distogliere l'attenzione dall'obiettivo di rilancio del Paese".
Intanto Zingaretti incontra Di Maio: "Dettiamo noi l'agenda". Patto anti-Renzi (Stampa p. 8, Messaggero p. 8, Giornale e altri). Vertice di 45' a Palazzo Chigi, sul piatto la legge proporzionale con sbarramento al 5% che, a detta di democratici e grillini, andrebbe bene anche all'ex sindaco di Firenze e avrebbe anche il vantaggio di assicurare una vita più lunga alla legislatura perché sgonfierebbe le ambizioni di Salvini, costretto a una competizione tutta interna al centrodestra con la Meloni. Ma Zingaretti e Di Maio, come anche Conte, non si fidano di Renzi. Credono voglia terremotare la maggioranza per ottenere, come minimo, un rimpasto, se non addirittura cambiare l'inquilino a Palazzo Chigi.
E Renzi, intervistato dal Messaggero (prima e p. 9) rilancia: "Cinquestelle a pezzi, ma il governo non rischia". Il leader di Iv parla di tutto, anche del vertice tra Zingaretti e Di Maio e spiega che "ogni incontro tra segretari per me è positivo. Spero però che in queste ore Di Maio trovi il tempo di seguire soprattutto i dossier di politica estera". Di Trump  pensa che "l'atteggiamento è esasperato dallo stile di questa Presidenza che annuncia decisioni strategiche con un tweet, rompe e ricuce con estrema facilità, interviene senza troppi scrupoli e senza preoccuparsi troppo delle conseguenze". Sull'autonomia non nasconde il desiderio "di rivederla perché sono dell'avviso che i sindaci debbono avere più poteri, compresa Roma Capitale". E sul fronte prescrizione dice: "O Bonafede trova una soluzione o noi votiamo la legge Costa che riporta la prescrizione come era prima. Una giustizia senza fine è la fine della giustizia e consegna i cittadini alla discrezionalità degli inquirenti e ai loro tempi. Fatico a trovare qualcosa di più barbaro e anticostituzionale".
Processo a Salvini per il caso-Gregoretti 'Iv dirà "sì" (Corriere p. 12). Il partito di Renzi scioglie la riserva e non va in soccorso del leader leghista. Rosato: "Se i casi Diciotti e Gregoretti sono identici, allora vale lo stesso criterio". Nel frattempo anche la Meloni si smarca da Salvini e Urso (Fdi) rimarca che "la nostra anima è sovranista, la loro è populista".
Csm: i giochi svelati dal trojan.  Le nomine dei procuratori capo suggerite da toghe e politici. (Fatto, p.9). Durante l'estate del 2019 Palazzo dei Marescialli si è trovato sull'orlo dello scioglimento: un'indagine della Procura di Perugia ha scatenato un terremoto nel Consiglio superiore della Magistratura (Csm). Tutto è nato da alcune accuse mosse contro Luca Palamara, l'ex presidente dell'Anm, ex Csm, pm di Roma sospeso, finito sotto inchiesta per corruzione per alcune utilità, come soggiorni all'estero, pagati da un imprenditore. In questo fascicolo nessun politico è indagato, ma il trojan installato sul cellulare di Palamara ha svelato lo scenario della politica al tavolo con le toghe per discutere delle nomine dei futuri capi delle Procure

ESTERI
In primo piano, su tutti i quotidiani nazionali ed esteri, il botta e risposta tra Usa e Iraq dopo l'uccisione di Soleimani, che verrà rimpiazzato da Ismail Ghani, "il duro" dei pasdaran (Corriere  p. 4 e altri). Razzi e cortei contro l'ambasciata Usa in Iraq, titola il Corriere (prima e p. 2). Colpita una base americana, mentre da Teheran e Bagdad si leva un grido di vendetta durante i funerali del generale: "Pagherete per anni" (Repubblica prima p. 3). Individuati 35 obiettivi strategici: missili, sequestri e cyberguerra, ecco come Teheran prepara la risposta che, secondo lo Hezbollah è imminente: "Colpiremo stanotte". Cinquemila soldati americani pronti a sfidare le milizie avversarie (Stampa prima e p. 2, Repubblica p. 3). Tra gli obiettivi possibili. Israele, lo Stretto di Hormuz, le basi Usa in Iraq, ma anche attacchi informatici a reti elettriche e trasporti.
Intanto l'America si divide sul blitz e in 70 città proteste in strada per dire "basta lanciare bombe sull'Iraq", per il saggista Berman quello di Trump è stato "un atto incauto di un isolazionista che non ha un piano in testa" (Corriere p. 3), mentre Pompeo si dice "deluso dall'atteggiamento dell'Ue" criticando l'atteggiamento di Berlino, Parigi e Londra definiti "poco disponibili, nonostante noi salviamo vite anche da voi" (Repubblica p. 6) Stesso pensiero dell'ex ministro degli Esteri Antonio Martino: "Incomprensibile: sono fuori dalla politica, quella italiana mi fa piangere" (Stampa p. 6). Conte e Di Maio tentano di restare in equilibrio: "Gli Usa ci servono per la pace in Libia" (Stampa p. 6 e altri). Appello all'Ue del premier dopo un giorno di silenzio, anche se dai 5Stelle fioccano le condanne a Trump. "Tenuti all'oscuro dei raid" (Repubblica p. 8).
Sul fronte italiano, Conte si dice "preoccupato per i nostri militari" (Messaggero prima e p. 4 e altri). Tra Iraq, Libano e Libia, il contingente tricolore conta più di duemila uomini, tutti nel mirino dei jihadisti. Ma il governo, scrive il Fatto (p. 4) non condanna gli attacchi statunitensi e invita l'Europa a esercitare il proprio ruolo. Nel commento di Cannavò (Fatto p. 4) il messaggio è chiaro: "Il gioco è cambiato: via le truppe. La Nato sospende le operazioni, anche l'Italia dovrebbe ripensare alle sue missioni". Ma il ministro Guerini è stato chiaro: "Le missioni italiane continuano come programmato, seppure con un innalzamento delle misure di sicurezza, come deciso con la coalizione". E l'allarme scattato tra le missioni italiane porterà, oltre all'innalzamento delle misure di sicurezza, alla sospensione temporanea dell'addestramento dei militari iracheni, "ma senza passi indietro" rimarca nuovamente il ministro "perché non ci sono timori legati a evidenze particolari". Pronte però misure precauzionali per limitare le uscite fuori dalle basi (Messaggero p. 5). Ma il vero fronte "caldo" tra le missioni italiane in quella zona è in Libano dove i nostri soldati (in gran parte Granatieri di Sardegna provenienti da Roma) dividono Hezbollah e Israele.
Nel frattempo sull'altro fronte caldo, raid di Haftar a Tripoli: il generale attacca Erdogan, invoca la jihad, promette "guerra santa contro gli invasori" (Giornale p. 6) e colpisce l'accademia della capitale, un attacco che lascia a terra 30 morti. Chiuso l'aeroporto di Mitiga, unica via d'accesso. In pericolo il vertice Ue fissato per martedì.

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