Commentario del 14.01.20

PRIME PAGINE
Haftar a Mosca non firma il piano di Putin: tregua difficile (Corriere). Italiani pronti a partire: se Putin convince Haftar all'accordo, ci sarà una forza di pace europea a Tripoli con anche i nostri soldati (Repubblica). Libia, più vicina la tregua di Putin: allerta sicurezza per i nostri militari (Messaggero). Agenzia viaggi Conte&Di Maio: premier in Turchia, ministro in Tunisia non combinano nulla (Giornale). Filippine, in fuga dal vulcano Taal nell'isola coperta di cenere (Corriere). Il sì di Elisabetta a Harry e Megan, ma niente fondi (Repubblica, Stampa).
Il piano green di Conte: industria, rinnovabili e Cdp (Stampa). Decreti di Salvini, cancellarli o ritoccarli? Il Pd si divide (Repubblica). Berlusconi: riscossa in Emilia. Tajani: la Calabria rinascerà (Giornale). Musi lunghi al comclave Pd: Dem in convento per ritrovare unità (Tempo). Due per mille ai partiti. Pd, Lega e Fdi sul podio (Sole).
Tasse sul lavoro, primo stop (Corriere, Messaggero). Made in Italy. Dazi, verdetto Usa per vino e olio: manca la cabina di regia (Corriere). Sassoli: "Per l'Ilva pronti 4 miliardi e l'addio al carbone" (Messaggero). Pil, consumi, lavoro, spread: i 4 megaflop del governo (Giornale).
Rubligate, Irina inguaia Salvini & C. (Fatto). Vacilla il giudice ago della bilancia al Csm: Mancinetti faceva le morali ai colleghi, ma avrebbe chiesto aiuto per il test di medicina del figlio (Verità).
Addio a Giampaolo Pansa: il ricordo di Scalfari (Repubblica). Papa Ratzinger: i preti non devono sposarsi (Verità).

ECONOMIA
Tasse sul lavoro, primo stop (Corriere prima e p. 2-3, Messaggero prima e p. 4 e altri). Al M5S non è piaciuta l'accelerata del Pd sul taglio del cuneo fiscale e mentre era in corso il conclave Dem, è arrivata la stoccata della viceministra Laura Castelli: "Discutiamo subito di Irpef, serve una proposta condivisa". Irritazione del ministro Gualtieri, che per venerdì aveva già convocato i sindacati per discutere del tema con l'obiettivo di portare la proposta in Cdm entro fine mese, ma che ora rischia di slittare almeno fino al prossimo aprile.
Pil, consumi, spread e lavoro: i 4 fallimenti del Conte-bis. Sul Giornale (prima e p. 3) Signorini mette in evidenza i dati dell'ultimo bollettino del centro studi Confindustria che ha dato conto di un'economia che non accenna ripresa. "Appena sopra lo zero, con più occupazione, consumi in debole aumento e tassi sovrani stabili" e credito in calo, scrive viale dell'Astronomia nella Congiuntura Flash che sintetizza il quarto trimestre 2019, confermando "il persistere di una sostanziale stagnazione". Una fotografia che fa dell'Italia uno degli ultimi "Pigs" d'Europa.
Pensioni anticipate, governo e sindacati studiano la riforma (Stampa p. 20). Il ministro Catalfo convoca le parti sociali per lunedì: l'ipotesi del ritiro a 64 anni e il nodo dei lavori usuranti sono i punti all'ordine del giorno. "Abbiamo istituito due commissioni, una sui lavori gravosi e l'altra per dividere previdenza e assistenza" dice la ministra.
Allarme dazi sul made in Italy: nel mirino vino e olio (Corriere prima e p. 26 e altri). L'America si prepara a siglare la tregua commerciale con la Cina, facendo cadere l'etichetta affibbiata a Pechino di "manipolatore di valuta", alla vigilia della firma del "primo" accordo, in programma domani alla Casa Bianca. Resta più incerto, invece, il fronte con l'Europa. L'arrivo oggi a Washington del commissario Ue per il commercio, Phil Hogan, non tranquillizza l'agroalimentare italiano, che teme un'altra ondata di dazi, questa volta fino al 100%, sulle eccellenze del Made in Italy a tavola, vino, olio e pasta inclusi.
Sul Messaggero (prima e p. 4) l'intervista a David Sassoli, presidente dell'Europarlamento che annuncia: "Ue, parte il Green deal: pronti 4 miliardi per Ilva". Oggi l'ok al fondo che darà l'addio al carnbone. "Alitalia e il prestito ponte di 900 milioni? Bruxellese saprà ascoltare le ragioni di Roma".

POLITICA
In primo piano, su tutti i quotidiani nazionali, il conclave del Pd in corso di svolgimento a Contigliano in provincia di Rieti (Corriere prima e p. 5 e altri). Nell'Abbazia di San Pastore, summit a tre tra Zingaretti, Franceschini e Orlando per valutare la linea politica da adottare, rilanciando la piena alleanza col M5S che consentirebbe di restare in sella al governo. "Anche se si perde in Emilia, non si torna al voto" afferma Zingaretti (Stampa  p. 6). Una scelta che trova "sponda" sul premier Conte che da Ankara dice: "Auspico che questa esperienza di governo possa, per affiatamento e sempre maggiore coesione, far nascere un processo politico sempre più definito". Il primo a scommettere sull'alleanza coi grillini è Franceschini che nell'ammonire chi continua a dire che non c'è discontinuità col passato ("idiozie" esclama dal palco) rimarca: "Il governo deve essere l'incubatore della coalizione. Il reddito di cittadinanza si può correggere, ma no a battaglie contro". Per Orlando "anche se di dovesse tornare alle urne, stringere un'alleanza politica coi 5Stelle è possibile". E Guerini invita a "guardare al futuro, non al passato, costruendo reazioni con tanti mondi che forse ci hanno voltato le spalle".
Salvini, a sorpresa, apre al Mattarellum (Stampa p. 7 e altri). Mano tesa del leader leghista che cerca di tranquillizzare chi aveva immaginato un Salvini pronto ad impadronirsi dell'Italia. Referendum della Lega, entro giovedì la Consulta deciderà.
E Berlusconi vede la svolta in Emilia Romagna: "Stop a questo regime" (Giornale prima e p. 8). Il Cav ieri è tornato a parlare di elezioni regionali sottolineando l'importanza strategica che il voto in Emilia Romagna rappresenta non soltanto per tutto l'elettorato che si riconosce nel programma del centrodestra, bensì più segnatamente in quella cultura liberale, cristiana e garantista che da sempre è il motore principale delle democrazie occidentali. Il numero uno di Forza Italia sottolinea la portata storica di un voto che, qualora premiasse il centrodestra, farebbe crollare "una sorta di regime che si perpetua da mezzo secolo". Tajani, intervistato sempre dal Giornale (p. 8) punta sulla Calabria: "Fondi Ue e investimenti esteri, con noi risorgerà: è una regione al collasso, va ridotta la distanza con Bruxelles, soltanto il centrodestra lo può fare".
Intanto tra i 5Stelle è terremoto Rousseau: Bugani lascia ed è battaglia sul patto coi i dem (Messaggero p. 5 e altri). Via il numero due di Casaleggio, Di Maio conferma: i disavanzi non vanno più a Milano. In vista degli stati generali di marzo è scontro sulla collocazione dei grillini.
Il 2 per mille ai partiti politici: Pd sul podio con 8,4 milioni, poi Lega con 3,4mln e Fdi con 1,1 (Repubblica p. 6, Sole p. 6 e altri). Circa 300 mila in più dell'anno prima, per un totale di oltre 18 milioni di euro. I 5Stelle non ne usufruiscono.
Nomine Rai, Salini rischia la sfiducia (Corriere p. 9, Stampa p. 13). No del Carroccio, i dubbi del Pd: le nomine sull'asse M5S-Meloni, Coletta al posto di De Santis, considerata in quota Salvini. Anzaldi: "Perché il Pd attacca Salini e non si accorda col M5S per revocare il presidente e consigliere leghista?". Ma l'ex direttrice De Santis rilancia: "Non finisce qui: io sovranista? Non per la Lega".
Prescrizione, l'ultimo dilemma Pd: votare o no coi 5 S. Intanto ieri gli uomini di Zingaretti hanno chiesto ed ottenuto di un giorno lo slittamento del voto, inizialmente previsto per oggi. Devono decidere se appoggiare la modifica killer proposta dai 5 Stelle: un emendamento soppressivo della stessa legge Costa. Approvare quella modifica è il solo modo per impedire che il testo del deputato azzurro approdi in Aula. Il ministro Bonafede sabato scorso ha chiesto: "Basta minacce di votare le proposte dell'opposizione, è più leale misurarsi su quelle della maggioranza". Il guardasigilli chiede la prova di lealtà: dire sì all'emendamento grillino che sbarra al testo di FI la via dell'Aula.  (Dubbio, in prima e p.6). Nel dibattito sulla prescrizione c'è chi sottolinea che in gran parte degli altri Paesi essa non è prevista o quasi. La risposta è che altrove i tempi della giustizia sono a misura d'uomo. Il cuore della questione è appunto questo: allineare la durata dei processi alla media europea. (Italia Oggi, p.2).
La tesoriera di "Maroni presidente" interrogata su 49 mln "riciclati". Convocata come teste sui 450 mila euro all'associazione all'ex governatore. La procura di Genova rilancia così l'inchiesta sui 49 mln di euro di rimborsi al Carroccio spariti. (Fatto, p.8). Il dossier Moscopoli si arricchisce di nuovi elementi. A dare benzina al motore delle indagini è il caso di Irina Aleksandrova, la giornalista russa dell'agenzia di stampa Tass. I rendez-vous a Mosca tra lei e l'ex vicepremier della Lega aumentano. Sentita dai pm di Milano, dirà: "Il 17 ottobre ho cenato con Salvini e Savoini. (Fatto, p.8)

ESTERI
Libia, Haftar a Mosca non firma il ritiro. Conte a Erdogan: "No alle tifoserie". Il Generale prende tempo: stallo nei negoziati voluti da Putin. Incertezza su Berlino. Intanto proprio Conte vede Al Sisi al Cairo. Di Maio da Tunisi punta sugli attori regionali. Secondo il Fatto (p.16) Haftar resiste anche a Putin: la tregua per ora è solo a metà. Alla base della mancata firma, secondo quanto riportato dal quotidiano, la volontà di avere ulteriori garanzie dallo sponsor russo. La notizia trova spazio anche sul Messaggero (p.2) che sottolinea come aumentino anche i rischi per i nostri militari. L'intesa però è vicina, si tratta per allentare la stretta su Tripoli. Senza accordo, Misurata nel mirino: gli italiani sono li. Per Repubblica, in apertura, "Italiani pronti a partire": se Putin convince Haftar all'accordo, ci sarà una forza di pace europea a Tripoli con anche i nostri soldati. Oggi Consiglio dei ministri. Il premier Conte:  prima l'asse tra russi e turchi deve imporre la tregua. Secondo quanto riportato dalla Stampa (p.10) Serraj firma, Haftar no. Il generale si rifiuta di ritirare le truppe: 24 ore per negoziare un nuovo accordo con Mosca.
Per Verità (p.6) Conte e Di Maio in tour nei Paesi sbagliati. Nel giorno in cui la crisi libica è giunta a una svolta in Russia, il premier e il ministro degli Esteri erano rispettivamente in Turchia e Tunisia. L'avvocato del popolo per una foto ricordo con Erdogan, il capo del M5s per "coinvolgere tutti, anche Algeria e Marocco". Anche Prodi arriva fuori tempo massimo: "Se Francia e Italia si accordassero, gli altri Stati europei seguirebbero e noi avremmo voce in capitolo".
Intanto, sempre secondo Verità (p.7) al fronte non si spara più. Le milizie mantengono le posizioni ma le schermaglie si sono fermate. Intanto Putin stringe con Haftar e Al Serraj, la crisi libica si risolverà al Cremlino. L'accordo per cessare le ostilità, nonostante le ultime rivendicazioni del leader della Cirenaica, è vicinissimo. Mosca ha usato Ankara come sponda e acquisito la leadership nell'area. All'Ue non resta che ratificare i piani. Colloquio telefonico tra Merkel e Trump: Washington non intende opporsi all'interventismo dei russi nel conflitto fra le fazioni libiche. La stipula del cessate il fuoco probabilmente arriverà a Berlino, ma le linee guida sono quelle che ha imbastito il presidente russo.
Intanto a Teheran proseguono gli scontri, ma arrivano le accuse: "Spari sulle proteste". Il regime si difende: "Mezzi non letali". Defezioni e critiche da sportivi e artisti. (Corriere p.11). Anche il Giornale (p.13) titola: "Mai sparato a chi protesta". Ma in Iran è scontro continuo. Teheran nega di aver usato armi in piazza, i video però smentiscono. E il Canada chiede giustizia sull'aereo. Secondo la Stampa (p.13) per la terza sera i giovani di Teheran si sono radunati davanti alle Università contro il regime. Le autorità, dopo l'abbattimento del jet ucraino, hanno dato ordine alla polizia di "contenersi". Gli studenti non cedono, e gli agenti sono in affanno.
Secondo Avvenire (p.4) Trump "scalda" la piazza e un'altra rivolta sfida il regime. La Casa Bianca elogia i manifestanti che "non calpestano le bandiere americane". Ripartite le macchine della propaganda sui due fronti e della repressione.
Su Repubblica (p.4) trova spazio anche il tema del "Green deal", per la quale la Ue stanzia mille miliardi, ma ne servono tremila. Oggi a Strasburgo il Parlamento europeo approva il piano promosso da Von Der Leyen. Per aumentare i fondi si pensa anche ad allentare le regole su investimenti pubblici e deficit. Secondo la Stampa (p.5) dossier di 10 pagine per la strategia green. Il governo assegna un ruolo chiave a Cdp. Pronte le linee guida per la transizione industriale, rinnovabili e agricoltura. Non solo stabilimenti di carbnone, Roma strappa l'inclusione dell'Ilva. 
Su tutti i quotidiani c'è anche il "si" di Elisabetta a Harry e Meghan, ma Carlo non ci sta (Repubblica p. 15 e tutti). La coppia potrà dividere il proprio tempo tra Regno Unito e Canada per un periodo di trnsizione. Il principe ereditario infuriato con il figlio.

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