Commentario del 16.01.2020

PRIME PAGINE
Dazi, Stati Uniti e Cina firmano la tregua sul commercio: l'America porta a casa 200 miliardi (Corriere e tutti). Trump strappa alla Cina la prima tregua sui dazi (Stampa). I rischi per l'Italia (Messaggero). Usa-Cina, la pace fragile sui dazi (Repubblica). Solo una tregua armata, il nodo restano le regole (Sole).
Conte: "La soluzione per la Libia si troverà a Berlino" (Corriere). Tregua in Libia, Di Maio traccia la strada (Notizia Giornale). Europa verde, il patto per azzerare le emissioni entro il 2050: i nuovi 1000 mld sono 7,5. Solo briciole all'Italia (Fatto).
Cuneo fiscale, per 11,7 milioni il bonus Renzi sale a 100 euro (Sole). Conti correnti, partono i controlli: da gennaio verifiche automatiche a chi richiede l'Isse per l'accesso a sgravi e sussidi (Messaggero).
Prescrizione, lite Renzi-Pd (Corriere). Strappo nel governo, Renzi contro il Pd: così Conte rischia (Messaggero). Renzi cucù, la prescrizione non c'è più (Fatto). Fallito il blitz di Renzi con Forza Italia: resiste la riforma Bonafede sulla prescrizione (Notizia Giornale). Zingaretti si consegna: in manette ai grillini (Giornale).
Francesco: io, Ratzinger e la Terra da salvare. Incontro tra il Papa e Scalfari (Repubblica). Ratzinger si toglie il bavaglio: scontro finale in Vaticano (Verità). Svolta Bergoglio: una donna sottosegretario in Vaticano (Stampa).
La scuola delle classi (sociali): "Borghesi di qua, poveri di là" (Fatto e tutti). Bibbiano, orrori senza fine: dentro le carte dell'inchiesta (Fatto). Nelle carte, l'orrore del sistema Bibbiano (Verità).

ECONOMIA
Un outlook stabile per l'economia globale, e in particolare per l'Eurozona, ma anche un lieve miglioramento del tasso di crescita per l'Italia (0,4% nel 2020): sono le indicazioni emerse presentazione dell'outlook per il nuovo anno di S&P (Sole p.15).
Stampa (in prima e p.7) intervista il ministro per il Sud Provenzano: "Se dobbiamo riprendere un filo con cui tessere una nostra trama, quel filo è il lavoro. Che può unire il Paese, rispondere alle ansie dei ceti medi impoveriti del Nord e alla fame di lavoro del Sud, dei giovani e delle donne. Bisogna creare lavoro, rilanciando gli investimenti. Ci vuole anche un nuovo Statuto dei lavoratori, che sancisca che a parità di lavoro debba corrispondere parità di diritti e salario". Ma non basta, perché Provenzano rilancia anche una "riforma fiscale che aumenti lo progressività". Oggi apre il cantieri della riforma dell'Irpef: confonto al Tesoro, domani la proposta ai sindacati. E il Sole (p.4) evidenzia come potrebbero arrivare da Iva e sconti fiscali le risorse necessarie per riscrivere l'Irpef: legge delega entro aprile, ma servono almeno 20 mld strutturali. Nel governo ci sono però proposte diverse per l'intervento: il M5S punta sulle tre aliquote, il Pd sulla fusione delle prime due, Italia viva chiede un ridisegno integrale. Nel frattempo arrivano le simulazioni del centro studi Eutekne sul taglio del cuneo fiscale in arrivo a luglio (Messaggero p.3): stipendi più alti fino al 4,5% per 3,4 mln di dipendenti. Gli effetti del taglio delle tasse sul lavoro per i redditi tra 26mila e 35mila euro l'anno, che inizieranno a percepire il bonus di 80 euro, mentre dovrebbe essere aumentato di circa 20 euro al mese il bonus per chi già lo percepisce, cioè per i redditi tra 12mila e 26.600 euro. Ma il Giornale (p.7) attacca: il Conte rosso "tassa" i poveri. Niente sconti agli incapienti, infatti la riforma fiscale esclude benefici per i redditi fino a 650 euro al mese, e danneggia anche i pensionati. A proposito di pensioni, Messaggero (p.2) riprende i dati del rapporto Istat, che vede la spesa previdenziale di nuovo in aumento. Dal 2000 al 2018 le pensioni sono cresciute del 70%, mentre i redditi da lavoro sono aumenti solo del 35%.
Intanto, partono i controlli sui conti bancari di chi presenta l'Isee (Messaggero in prima e p.2): da gennaio confronto autometico tra i dati dichiarati e quelli dell'archivio delle Entrate. La novità interessa milioni di nuclei familiari che chiedono agevolazioni o prestazioni sociali.

POLITICA
Caos sulla giustizia, Renzi vota con le opposizioni per bloccare la riforma Bonafede, il governo trema (Corriere in prima e p.5 e tutti). In commissione Giustizia la maggioranza boccia, con un solo voto di scarto, la proposta di legge di Costa (Fi) che stravolgerebbe la riforma Bonafede per lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Foglio parla di Pd "grillizzato" sulla prescrizione, e per il Giornale (p.3) Zingaretti "si consegna in manette ai grillini". Ma Italia viva vota con il centrodestra. "Il Pd insegue il populismo giudiziario del M5S" attacca Renzi, mentre dal Pd replicano: "Non voteremo mai con Salvini" (su tutti). Il dem Bazoli al Corriere (p.5) spiega: "Italia viva fatica nei sondaggi e ha bisogno di piantare bandierine. Ma devono dirce se hanno intenzione di far ballare il governo per ragioni di sopravvivenza personale o se vogliono stare dentro un percorso di governo che sbarri la strada alla destra". La renziana Annibali ribatte: "Al Pd diciamo basta con questi giochini, non vogliamo rompere la maggioranza. Semplicemente abbiamo una cultura giuridica completamente diversa dal M5S e siamo contrari alla riforma Bonafede". Intanto l'ex pm Nordio al Giornale (p.2) definisce "un mostro incostituzionale" la riforma del ministro della Giustizia. Ma non c'è solo la prescrizione, anche sui nomi per le regionali si registra lo strappo di Italia viva (Stampa p.6 e altri). "Renzi sulla giustizia vota con Fi e Lega, mentre corre da solo alle Regionali" titola il Fatto (in prima e p.2). Infatti l'ex premier si sfila in Puglia e Calabria e dice "no" ai candidati del Pd: Italia viva contro Emiliano in Puglia e fa l'accordo con Calenda e Bonino. Mentre al candidato in Calabria Callipo i renziani annunciano che non daranno l'appoggio. "Così fate un regalo alla Lega" è l'avvertimento che arriva dal Pd (Repubblica p.11). E ora Zingaretti e Di Maio temono che Renzi stia cercando la crisi: si ipotizza il progetto del leader di Italia viva di costruire un nuovo soggetto con i moderati di Forza Italia (Messaggero p.7). E anche Sorgi sulla Stampa (p.7) vede nelle ultime mosse di Renzi un "percorso terzista": l'ex premier è convinto si stiano aprendo nuovi spai al centro per Italia viva visto che il Pd di Zingaretti si sta spostando a sinistra.
M5S, proseguono le tensioni: nasce la corrente anti-Di Maio e altri quattro senatori vanno verso la Lega (Messaggero p.7 e altri). Anti-Di Maio spaccati, solo in pochi al summit (Corriere p.8). Con l'emorragia 5S maggioranza più debole, scrive Repubblica (p.8). Il deputato 5S Trizzino al Corriere: "Al nostro leader ora serve un soccorso. Serve un direttorio, ma non contro di lui. Non vogliamo indebolirloa, al contrario vogliamo rafforzarlo". E il senatore grillino Dessì a Repubblica (p.8) dice: "Serve una guida più collegiale e il dialogo con i progressisti".

ESTERI
Dazi, l'accordo vale 200 miliardi (Corriere prima e p. 2-3). Firmata la "Fase uno": la Cina raddoppierà in due anni l'import dagli Usa. La contropartita: sconto a Pechino sulle imposte. Wall Street in rialzo, ma nel complesso le Borse restano caute: troppo presto per stappare lo champagne (Stampa p. 3). Ma per molti, questo passaggio è solo una tregua che, pur non affrontando i temi più spinosi del braccio di ferro tra le due maggiori potenze mondiali, allontana il rischio di escalation dei dazi e consente a Trump di sbandierare una vittoria politica molto utile in vista del voto di novembre e a ridosso dell'apertura del processo per impeachment (Repubblica prima e . 6). Ora resta da avviare la "Fase due" che riguarda anche il sostegno pubblico ai grandi gruppi: la parte più critica del modello cinese. Secondo Summers, ex ministro di Clinton "Trump non mollerà, ora vuole colpire l'Europa" dice nell'intervista a Fubini (Corriere p. 3).
Adesso tocca all'Europa, ma con Pechino più forte la trattativa sarà difficile (Repubblica p. 7). Da sei anni le due parti discutono un documento chiave, il trattato bilaterale sugli investimenti: la Ue chiede alla Cina reciprocità, di aprire il suo mercato ai capitali europei come quello europeo è aperto agli investimenti cinesi, di cancellare i sussidi che favoriscono le sue aziende. I passi avanti, in 25 round di negoziati, sono stati minimi, lo scorso anno la crisi con gli Stati Uniti ha assorbito tutte le attenzioni degli emissari del presidente Xi Jinping. Ora che la tregua con Trump è siglata, la trattativa potrebbe ripartire. Pechino ha definito questo "l'anno dell'Europa" e la Germania spera di chiudere il trattato durante il suo semestre di presidenza, in un grande summit fissato per settembre a Lipsia. Il problema è che la Cina, già osso durissimo, adesso lo sarà ancora di più.
Sul fronte italiano, tutte le perplessità del presidente di Confagricoltura, Giansanti: "Buona notizia solo per loro, i nostri mercati soffriranno. Dopo la firma Usa-Cina, oltre il 30% del fabbisogno cinese sarà coperto con le maggiori importazioni dagli Usa. E l'Europa dovrà rivolgersi ad altri mercati per esportare".
Dal vino ai biscotti, per l'Italia a rischio tre miliardi di export (Messaggero p. 5). Così verrebbero complessivamente colpiti più di due terzi dell'export di cibo italiano negli Usa. "Preoccupazione  enorme – dice Mantovani di Veronafiere e Eataly -: basti pensare che i vini fermi francesi sottoposti all'extra-dazio del 25% hanno registrato un calo di vendite negli Usa del 36% a valore nel solo mese di novembre".
Libia, a Berlino per la tregua. Di Maio: "Sì alla missione Ue" (Fatto p. 8 e altri). Alla conferenza del 19 attesi anche Sarraj e Haftar. Conte: "Soluzione politica con l'Onu". Per il ministro della Difesa, Guerini "l'Italia è pronta ad assumersi una responsabilità importante. I recenti avvenimenti nel Paese - ha detto il ministro della Difesa alle commissioni Difesa di Senato e Camera - ci impongono una riflessione su una possibile rimodulazione del nostro sforzo militare. Si potrebbe ipotizzare un intervento internazionale per dare solidità alla cornice di sicurezza".
Russia, la mossa di Putin: "Cambio la Costituzione". Resterà anche oltre il 2024? (Messaggero p. 10 e altri). Il capo del Cremlino ha annunciato a sorpresa l'avvio delle riforme del sistema politico con ben 7 emendamenti costituzionali da far approvare al popolo in un referendum. Una manciata di ore dopo,  il premier Medvedev con tutto il suo Esecutivo ha deciso di dimettersi – in una riunione a cui ha partecipato lo stesso presidente russo – come da articolo 117 della Costituzione. Tra 4 anni Putin non potrà essere rieletto: l'ipotesi che possa aggirare il divieto e fare il primo ministro con maggiori poteri è reale.

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