Commentario del 07.01.2020

PRIME PAGINE
Medioriente. Crisi Iran-Usa, l'oro vola ai massimi. Tensioni sul
petrolio (Sole). Iran, la folla urla per Soleimani: "Ma non vogliamo la
guerra" (Corriere). Teheran agli Usa: preparatevi a un nuovo Vietnam
(Repubblica). Giornale attacca il governo: Conte e Di Maio balbettano
ovvietà. E Libero aggiunge: Conte è incapace di scegliere da quale parte
schierarsi. Per la Verità, in Medioriente, Conte schiera le truppe ma
l'Europa lo lascia solo. La Stampa in apertura: soldati italiani via da
Baghdad. Ma il deputato iraqeno al Assadi al Corriere: "Vogliamo che i
soldati italiani restino". Giallo sul ritiro delle truppe americane:
Trump minaccia sanzioni anche all'Iraq (Messaggero).
Libia, l'avanzata di Haftar su Sirte (Corriere). Italia più sola:
vertice subito (Messaggero). I nostri militari a Misurata rischiano
grosso (Verità). Di Maio al Fatto: "Ora spingiamo Serraj e Haftar a
incontrarsi". Frattini alla Stampa: "Di Maio vuole da Bruxelles la fine
delle sanzioni a Putin".
Repubblica intervista Gentiloni, che su Libia e Iran dice: "Europa,
svegliati".
Italia-Economia. Sale l'incertezza: una gelata sull'economia, ma la
politica sa solo rinviare (Corriere). Il viceministro Misiani al QN:
"Giù le tasse al ceto medio". Il ministro Speranza al Corriere: "Il Jobs
Act va abolito".
Italia-Politica. M5S, resa dei conti sulla lista dei moroti: fuori chi
non paga (Messaggero). L'ex ministro Fioramonti a Repubblica: "Nei 5S o
stai zitto o esci".

ECONOMIA
Governo, dossier per 15 miliardi al tavolo di verifica (Sole in prima e
p.7). Parziale rimodulazione dell'Iva; riordino delle detrazioni
fiscali; nuova fase di spending review; ricollocazione dei risparmi da
Quota 100: sono quattro dossier sul tavolo della verifica di Governo e
da cui potrebbero arrivare circa 15 miliardi di euro, risorse preziose
per avvicinarsi a quattro obiettivi, cioè riforma dell'Irpef, taglio del
cuneo fiscale, disinnescare clausole Iva, evitare lo scalone delle
pensioni post Quota 100.
Il viceministro dell'Economia Misiani al QN (in prima e p.8) rilancia:
"Ridurre e riequilivrare il carico fiscale è un obiettivo strategico del
governo. Da luglio scattano i tagli al cuneo fiscale a totale vantaggio
dei lavoratori, ma è solo un primo passo di una complessiva riforma
dell'Irpef. E' tempo di rivedere in modo organico e strutturale
un'imposta che mostra forti segni di invecchiamento". Intanto, resta
caldo il fronte delle crisi industriali, con i dossier Ilva, Alitalia e
Autostrade che inguaiano Conte e il governo (Giornale p.6). Oggi la
sentenza sull'altoforno 2 dell'impianto di Taranto, mentre sul
Milleproroghe e il tema delle concessioni autostradali la maggioranza
rischia.
Guardando ai temi dell'economia e del lavoro, il ministro della Salute
Speranza al Corriere (p.13) mette nel mirino il Jobs Act: "Serve una
profonda revisione – dice -. Al tavolo della verifica dovremo trovare il
coraggio di correggere radicalmente gli errori commessi sul mercato del
lavoro. Chiederemo il ripristino dell'art.18. Se per il Pd il lavoro è
al primo posto, concorderà che per far ripartire l'Italia servono più
diritti, non meno. Chiederemo anche di investire su scuola e università
e di ragionare di economia circolare e rinnovabili". Il Sole (in prima e
p.6) dedica uno speciale al Green news deal, piano da 33 mld: nella
legge di bilancio, 21 mld in 15 anni che potranno essere meno grazie a
intese con Cdp, Bei e banche. Il sottosegretario all'Ambiente Morassut
al Sole dice: "L'Europa punta a essere il primo continente
climaticamente neutro entro il 2050 e gli investimenti sono il motore
decisivo per intraprendere il nuovo cammino. Con la norma del Dl clima
che trasforma il Cipe in Comitato interministeriale per la
programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, abbiamo un anno per
attuare una riforma sostanziale, che capovolge le priorità del Paese e
mette al centro della programmazione economica delle infrastrutture il
criterio di sostenibilità".

POLITICA
In primo piano i risvolti sulla politica italiana degli scenari
internazionali. Conte teme di restare isolato e dice: "Roma nel gruppo
di contatto" (Messaggero p.2). Attivismo del premier per recuperare la
centralità perduta. Ma per Libero (p.5) Conte chiama, ma in Europa
nessuno risponde: ormai siamo una nazione di serie B e isolati in
Medioriente, e il governo non ha più nessun ruolo negli equilibri del
Mediterraneo. Per il Giornale (p.3) Conte e Di Maio, tra banalità e
figuracce, sono comandanti inadeguati che spaventano l'Italia. La Verità
(in prima e p.2) mette nel miritno la "triste" Farnesina a gestione Di
Maio: pernacchie dall'Ue e silenzio da Trump. L'ex ministro 5S
Fioramonti, intervistato da Repubblica (p.10), spiega: "Mi stupisce la
subalternità dei nostri governi alle politiche di Trump". Per il
Messaggero (p.2) Di Maio deve fare i conti con un doppio fronte caldo:
quello della guerra vera e quello delle tensioni pentastellate. Per
trovare un proprio spazio, il ministro degli Esteri lancia il "manifesto
pacifista". Intervistato dal Fatto (in prima e p.2-3), Di Maio dice: "In
Libia è stato scellerato bombardare nel 2011, ma ci sono anche altre
responsabilità: Salvini avocò a sé il dossier libico, puntando solo
sull'immigrazione per farne un tema da campagna elettorale, una scelta
del tutto sbagliata perchè se la guerra continua, i rischi saranno ben
altri con la proliferazione di cellule terroristiche a pochi chilometri
dalle nostre coste". Ma il centrodestra va all'attacco. Sul Giornale (in
prima e p.2) le preoccupazioni di Berlusconi: "Così il Paese esce di
scena". L'ex premier attiva i canali dei leader Ppe sulla crisi, per il
leader di Fi l'Italia "rischia di pagare conseguenze economiche e sui
migranti". L'ex ministro Frattini alla Stampa (p.5): "Noi dobbiamo stare
dalla parte dei nostri interessi nazionali come fanno gli altri Paesi, e
possiamo parlare in amicizia con tutte le parti in causa sia in Libia
sia in Medio Oriente. Noi come Italia possiamo avere un ruolo di
mediazione nei conflitti. In ogni caso dobbiamo farci sentire ai tavoli".
Ma per Libero (p.6) M5S e Pd snobbano la guerra e parlano di legge
elettorale. Intanto, il governo deve fare i conti con la spaccatura
sulla giustizia e con le tensioni interne al M5S. Sulla prescrizione
arriva l'ultimatum Pd: basta rinvii, la soluzione è urgente (Corriere
p.10 e altri). Ma preoccupa anche la tenuta dei 5S: oggi la lista dei
morosi, con Paragone che sfida il leader e Salvini che si prepara ad
accogliere altri fuoriusciti grillini (Messaggero p.8). L'ex ministro 5S
Fioramonti a Repubblica (p.10): "Nei 5S il dissenso non è ammesso: o
taci o sei fuori".

ESTERI
Libia e Medioriente in primo piano su tutti. Haftar avanza ancora:
"Conquistata Sirte". Allarme Foreign fighter. Secondo Repubblica (p.4)
la Libia è senza controllo. Dopo tre ore di battaglia gli uomini del
generale entrano da venti accessi. L'escalation in risposta
all'intervento di Ankara (Corriere p.8). E proprio Erdogan cerca adesso
sponde in Alegeria per basi aeree per le offensive in Libia (Stampa
p.2). Visita del premier Serraj ad Algeri in attesa delle truppe turche.
In Libia l'Italia è più sola – titola il Messaggero -: subito un
vertice. Pressing sulla Ue per creare un "gruppo di contatto". Di Maio
cerca un canale con Turchia e Russia: domani sarà al Cairo, poi a
Tunisi. Ieri ha incontrato Borrell, alto rappresentante per la politica
estera e di sicurezza della Ue: prevista una fitta rete di incontri per
rilanciare il dialogo (Corriere p.9). "Il dialogo è l'unica strada – ha
detto Di Maio -: non ripetiamo gli errori del passato". Intervistato dal
Fatto (prima e p.2)  Di Maio dice: "Ora spingiamo Serraj e Haftar a
incontrarsi. L'obiettivo dell'Italia è ricondurre tutti gli attori che
hanno influenza in questo scenario". Poi Di Maio conferma di aver avuto
contatti con Serraj e spiega: "Lavoriamo su tutti i fronti: ho invitato
il ministro degli Esteri turco in Italia e mercoledì sarò in Egitto  per
un vertice sulla situazione libica, poi andrò in Algeria e Tunisia. E
c'è il processo di pace di Berlino".  Verità attacca Conte, Di Maio e il
governo: schieriamo le truppe, ma l'Europa ci lascia soli. Mentre Usa,
Germania, Gran Bretagna e Francia ci tagliano fuori da tutto. Repubblica
intervista il commissario Ue Gentiloni: "L'Europa diventi protagonista,
o di fronte alle crisi resteremo impotenti".
Intanto, in primo piano anche l'Iran. Il Corriere (p.2), riporta "le
lacrime di Khamenei per il 'martire' Soleimani". Il capo dell'aviazione
dei pasdaran: rimuoveremo l'America dalla regione. Sventolano drappi
rossi, segno di chiamata alla battaglia. Milioni di persone in strada,
ma tra la folla: "Siamo qui per rispetto, non vogliamo la guerra".
Minace all'America: "Sarà un altro Vietnam". Il Messaggero (p.4),
segnala invece "Il giallo del ritiro Usa in Iraq". I militari:
"Rispettiamo la volontà irachena e ce ne andiamo". Ma il pentagono
smentisce. Trump però frena: "Ci cacciano? Pagheranno miliardi". I
pasdaran minacciano ancora. "Colpiremo anche i britannici". Mentre in
Iraq, dopo il voto del Parlamento contro i soldati stranieri nel Paese,
il deputato al Assadi al Corriere dice: "Via gli americani, ma vogliamo
che i soldati italiani restino".  Il Messaggero (p.6) riporta la grande
paura, ponendosi un interrogativo: "Rischiamo la guerra mondiale?".
Secondo il quotidiano un conflitto globale è improbabile: non ci sono
blocchi contrapposti, e gli Stati Uniti non possono esporsi ai missili
di Russia e Cina. Un ruolo centrale per la Turchia.

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