Commentario del 09.01.2020

PRIME PAGINE
Esteri ancora in evidenza. Trump all'Iran: nuovo accordo. Il presidente
minaccia altre sanzioni ma esclude la guerra (Corriere). Trump:
finiamola qui (Repubblica, Messaggero e altri). Prove tecniche di
guerra: soldati italiani tra due fuochi (Libero). Conte vede solo
Haftar, Sarraj diserta Palazzo Chigi: gaffe diplomatica sul conflitto in
Libia (Corriere, Repubblica). Giallo in Libia: "Sarraj arrestato a
Tripoli" (Tempo). Conte si muove e Macron lo boicotta (Fatto). Libia,
Putin-Erdogan beffano l'Ue, si spartiscono il territorio mentre Conte
faceva la nanna (Stampa, Libero). Mossa di Erdogan e Putin: "Sì al
cessate il fuoco" (Corriere e altri). Harry e Megan rinunciano allo
status di Reali: "Vogliamo lavorare, vivremo anche in Nord America".
Andranno in Australia (Fatto e altri).
Politica italiana. Altri tre deputati via dai Cinquestelle: Di Maio
sotto accusa (Messaggero). Sorpresa, la Meloni supera Salvini. Ultimi
sondaggi: centrodestra al 50% (Giornale). Ma a Roma, Fi trasloca tutta
nella Lega e al Campidoglio sparisce il partito di Berlusconi (Notizia
Giornale).
Economia. Tridico: non abbiamo sconfitto la povertà (Stampa). Altolà
della Bce al governo: "Il contante non va limitato" (Verità). Articolo
18, reddito e Dl dignità entrano nella verifica di governo (Sole).
Manovra, Università e Scuola pronto il testo per i ministeri: oggi in
Cdm (Sole).
Infrastrutture. Il piano Autostrade e l'ipotesi maxi-multa per evitare
la revoca (Messaggero). "Giù i pedaggi, così Autostrade può salvarsi".
Parla la De Micheli (Repubblica). L'agonia infinita di Alitalia: non si
chiude neanche a maggio (Tempo).

ECONOMIA
La Stampa (in prima e p.9) intervista il presidente dell'Inps, Tridico:
"Il Reddito di cittadinanza funziona, ma la povertà non l'abbiamo
abolita. Il reddito è anzitutto un sostegno contro la povertà. La parte
delle politiche attive potrà essere efficace se ripartono la crescita e
gli investimenti. I percettori del reddito non sono lavoratori
particolarmente qualificati, e far decollare il sistema di inserimento
al lavoro non è facile. Tuttavia è stato fatto il più grosso
investimento degli ultimi anni nei centri per l'impiego". Poi Tridico
interviene anche sul tema delle pensioni, guardando alle nuove
generazioni: "Sono favorevole alla introduzione di una pensione di
garanzia, un fondo che riempia i periodi di precarietà di chi non matura
contributi stabili fino ai trenta-trentacinque anni". Sulle pensioni
l'intervento di Alberto Brambilla, ex sottosegretario del Ministero al
Welfare, che al Corriere (p.31) lancia tre proposte per cambiare quota
100, puntando sul recupero della flessibità, sull'adeguamento
dell'anzianità contributiva alla aspettativa di vita. Bisogna – scrive
Brambilla – prevedere le stese regole e le stesse protezioni sia per i
"retributivi" che per i "misti". Si potrebbe prevedere un fondo per le
pensioni contributive per le giovani generazioni, poi – prosegue
Brambilla – ripristinare la flessibilità in uscita prevista dalla
riforma Dini-Treu per tutti i lavoratori, infine bloccare l'anzianità
contributiva a 42 anni e 10 mesi per i maschi e un anno in meno per le
femmine, eliminando l'adeguamento alla speranza di vita.
Intanto, è tornato centrale in questi giorni il tema del ripristino
dell'art.18 che, insieme a reddito e Dl Dignità, entrano nella verifica
di governo (Sole in prima e p.5). Mentre la maggioranza cerca una
medizione sul salario minimo, voluto dal M5S e osteggiato dalle parti
sociali, grilini e Leu contro il Jobs Act, mentre Pd e Iv frenano. La
priorità è creare lavoro – scrive Orioli sul Sole (in prima e p.5) -,
non rianimare un dibattito superato. Mentre Marro sul Corriere (in prima
e p.32) segnala i dati che evidenziano come, senza articolo 18, i
licenziati siano in calo: 80 mila in meno. Secondo i dati Inps, il tasso
è sceso al 5,3%. Ora si possono ovviamente trovare argomenti sia pro sia
contro il Jobs act. Ma certamente – scrive Marro - i numeri dimostrano
che non ha provocato quella ondata di licenziamenti temuta dai contrari.
Lo dicono i dati deUInps esposti nell'Osservatorio sul precariato.

POLITICA
Processo a Salvini, l'ora delle scelte. Duello sul voto prima delle
elezioni (Corriere p.13): l'autorizzazione a procedere nei confronti del
leader leghista per il caso Gregoretti agita la politica, anche sulla
data del voto della Giunta per le autorizzazioni del Senato, che era
stato fissato per il 20 gennaio ma che potrebbe slittare a dopo il voto
per le Regionali in Emilia-Romagna. Per Libero (p.11) Pd e M5S hanno
paura di processare Salvini per il "rischio autogol" in vista delle
Regionali. Ma – aggiunge il Giornale (p.11) – se Salvini finirà a
processo, dovrà andarci anche Conte per effetto dell'art.95 della
Costituzione, secondo cui il premier risponde degli atti dei ministri.
Per la Stampa (p.8) tramonta l'idea del rinvio sul voto: la giunta
voterà il 20 gennaio. Il risultato sfavorevole al leghista è scontato,
ma l'ex ministro dell'Interno salirà sul palcoscenico del perseguitato e
– scrive la Stampa – sfrutterà l'argomento per la campagna elettorale.
Nella corsa per il rinnovo dei vertici regionali emiliani, il
governatore Bonaccini contro la "candidata fantasma" leghista
Borgonzoni: "Io sempre qui, e senza bisogno di balia" (Stampa p.7).
Corriere (p.15) parla di sfida "casa per casa" di Bonaccini a Salvini:
"Lui dopo il voto sparirà – dice il governatore al quotidiano di via
Solferino -. Vorrei parlare di Regione, mi tocca Salvini". Nelle
rilevazioni di Noto Sondaggi per Porta a Porta, riportate dal Messaggero
(p.8), Bonaccini è in testa, ma la candidata leghista Borgonzoni è più
vicina. E Libero (p.13), nel faccia a faccia in tv tra i candidati, vede
la Borgonzoni battere 3-1 Bonaccini: è più efficace su soldi, famiglia e
sanità, mentre il governatore si difende bene sull'occupazione. Ma,
guardando a quanto accadrà in Emilia-Romagna e in Calabria, arriva
l'affondo di Giorgia Meloni: "Se vinciamo, il Colle ne prenda atto"
(Corriere p.15). La leader di FdI chiede lo scioglimento delle Camere.
La Meloni – scrive Repubblica (p.10) – ruba voti a Salvini e si prepara
a chiedere elezioni anticipate: alla presidente di FdI il 33% del
gradimento. I sondaggi danno Fratelli d'Italia al 10,7%. Anche il
Giornale (p.10) cita gli ultimi sondaggi, che danno il centrodestra al
50% in caso di voto per il Parlamento, con la Meloni che, nella fiducia
ai leader, sorpassa Salvini.

ESTERI
Trump all'Iran: finiamola qui (Repubblica prima e p. 2 e tutti). Il
presidente minaccia altre sanzioni ma esclude la guerra (Corriere p.2).
"Basta con i missili – dice il presidente statunitense - . Vogliamo che
possiate avere un grande futuro, quello che vi meritate, un futuro di
prosperità e armonia con le altre nazioni. Gli Stati Uniti sono pronti
alla pace". E da Teheran replica il ministro degli Esteri Zarif: "Non
cerchiamo la guerra, vogliamo difenderci". Per il vicepresidente
Nahavandian "l'assassinio di Soleimani farà aumentare
l'anti-americanismo". Ebtekar: "Rappresaglia conclusa". Ma si è trattato
di un blitz annunciato: gli americani avvisati prima, dell'arrivo di
quei 22 missili che per il Pentagono "dovevano uccidere".
Grande paura, invece, sul fronte italiano, col contingente di stanza ad
Erbil costretto a trascorrere la notte nel bunker sotto i missili
(Repubblica p. 4 e altri). Almeno 5 di quei 22 colpi lanciati dall'Iran
sono caduti sul capoluogo del Kurdistan iracheno: ma i Patriot americani
hanno salvato la vita agli italiani. Il ministro Guerini: "La missione
continua in sicurezza, già ottenuti risultati importanti" (Corriere p.
6). E sul fronte sciita, il generale Del Col rassicura: "La vendetta di
Hezbollah non punta ai soldati Onu, qui non ci sono americani: nessun
disimpegno in Libano". Nella lunga intervista al Corriere (p. 7), il
comandante della missione libanese Unifil rimarca: "L'approccio italiano
aiuta ad abbassare la tensione tra Libano e Israele. Noi presidiamo la
linea blu".
Sul fronte libico invece, mentre Putin e Erdogan si incontrano a
Istanbul per inaugurare il gasdotto Turkstream (Stampa p. 2) e con una
dichiarazione congiunta chiedono un cessate il fuoco entro domenica
(Repubblica p. 8 e tutti), a Roma si consuma un vero e proprio pasticcio
diplomatico, come scrivono Corriere e tutti i giornali. Conte vede
Haftar – che respinge l'invito di Putin e sullo stop alle armi chiede la
cacciata dei turchi -  ma la scelta dell'Italia fa infuriare Sarraj
("non vengo a Roma") che rinuncia ed annulla l'incontro a Palazzo Chigi
proprio mentre è in corso il colloquio tra il premier italiano e il
generale della Cirenaica. Secondo Tempo (prima e p. 11) e Corriere (p.
8) Sarraj sarebbe stato prelevato da miliziani di Tripoli e ora sarebbe
loro prigioniero. Ma poi arriva la smentita. Ora il "pasticcio" inquieta
i diplomatici che lo definiscono "un errore madornale che ci costerà
caro". E Repubblica (p. 8) sottolinea come il ripensamento di Sarraj
abbia spezzato la tela tessuta dall'Aise per siglare una tregua a Roma.
Casini: "Malinteso preoccupante, bisogna recuperare subito" (Messaggero
p. 2). L'ex ministro Frattini a Libero (p.6): "L'Italia sta perdendo la
partita libica per colpa del Pd. Hanno cambiato interlocutore in corsa e
ci hanno reso inaffidabili".
Ma Conte, a colloquio con il Foglio (in prima e p.8), spiega: "L'Italia
fa della coerenza il punto di forza della sua politica internazionale.
Abbiamo scelto sin dall'inizio di parteggiare per il benessere e la
prosperità del popolo libico. Abbiamo appoggiato, in linea con l'Onu e
con il riconoscimento dell'intera comunità internazionale, il governo di
accordo nazionale presieduto da Serraj. Ciononostante abbiamo sempre
mantenuto un approccio inclusivo, favorendo il dialogo con tutti gli
attori libici, perseguendo questa linea anche in occasione della
Conferenza di Palermo. Siamo convinti – prosegue il premier - che
l'unica soluzione plausibile e sostenibile sia porre fine a tale spirale
bellica, promuovendo una dinamica negoziale che ponga al primo posto
l'interesse del popolo libico a vivere in pace e in prosperità".
Ma il ministro Di Maio, in una lettera a Repubblica (p.9), ammette i
ritardi, "ma – scrive - sono convinto che l'Italia, dopo qualche
silenzio di troppo, oggi abbia ancora molto da dire. Deve solo ritrovare
fiducia in se stessa, abbandonare i colori delle proprie bandierine
politiche e giocare, come ho già detto, da squadra. Solo a quel punto
riusciremo a misurare realmente il nostro valore nel mondo".

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