Commentario del 16.06.2018

Primo Piano Rassegna Stampa
Sabato 16 giugno 2018

IN PRIMA PAGINA
Vertice Italia-Francia sui migranti e inchiesta sullo stadio della Roma le notizie in primo piano.  Intesa Italia-Francia nel vertice di Parigi (Corriere). Conte e Macron puntano sugli hotspot (Avvenire). Disgelo tra i due leader: migranti non solo a noi (Fatto). Conte e Macron si danno i bacetti (Libero). Dal presidente francese schiaffo a Salvini: "Parlo solo con Conte" (Stampa). Per il Giornale Macron fa il bullo: "Salvini non conta niente".  Messaggero: l'Italia non si faccia illusioni, rischi sul trattato di Dublino. Sondaggio di Pagnoncelli (Corriere): sei italiani su dieci per i porti chiusi. Dibattito acceso anche in Germania. Merkel sotto tiro sul caso migranti: Europa in allarme (Sole). Il ministro tedesco Maas al Corriere: "La Germania con Roma ha fatto molti errori".
Stadiopoli, incarichi e favori, così puntavano sul nuovo governo (Repubblica). Mr Wolf andò a Palazzo Chigi. Parnasi, altri 150 mila euro al Pd (Fatto). L'idea di Parnasi per il governo: "Un premier terzo" (Stampa). Al Fatto parla il leghista Giorgetti: "Cena segreta? Solo salame. Soldi ai partiti, nuova legge". Nomina per lo stadio, Raggi dai pm (Messaggero). Così Lanzalone gestiva il Comune. Lui: "Ero un privato" (Corriere).
Tra i temi economici, sul Messaggero: il debito del Tesoro vola a 2.311 mld.
Commercio internazionale: Trump insiste sulla Cina: via i dazi per 50 mld (Sole). Guerra commerciale da 100 mld (Stampa).

ITALIA-ECONOMIA
Nuove record del debito, il Tesoro ha fatto scorta (Messaggero in prima e p.11): toccata quota 2.311 mld ad aprile, con emissioni e tassi ancora ai minimi. L'incremento è di 9 mln rispetto al mese precedente, e deriva dalle maggiori disponibilità liquide del Mef. Per rappresentare la situazione si può dire, come ha fatto ieri l'Unione nazionali consumatori, che il debito è di 91 mila euro per ciascuna delle 25 milioni di famiglie italiane oppure che il nostro debito cresce, come è stato calcolato, di 2.000 euro al secondo (Repubblica p.26). Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha rassicurato sulle intenzioni di proseguire il percorso di riduzione e stabilizzazione del debito e la situazione va tenuta strettamente sotto controllo. Si punta sugli investimenti per salvare i conti. Restano sullo sfondo le ipotesi di operazioni straordinarie per abbattere le passività dello Stato (Messaggero p.11).
Intanto, sul Fisco non tornano i conti della proposta della pace fiscale (Corriere p.11): secondo i calcoli della Lega, che spinge da tempo per il provvedimento, sarebbero 60 i mld che entrerebbero nelle casse dello Stato, ma il gettito reale potrebbe essere intorno ai 13 mld, visto che la proposta non andrebbe applicata agli 800 mld di vecchi crediti dell'Agenzia delle Entrate, ma ai 51 che sarebbero effettivamente recuperabili. Perciò, per moltiplicare il gettito, l'unica strada sarebbe il condono tombale, che elimina – oltre ai debiti – anche ogni possibilità di accertamento sul passato, sulla proposta c'è però l'ostilità del M5S.

ITALIA-POLITICA
Stadiopoli, risvolti sulla politica nazionale dell'inchiesta sul progetto Tor di Vale. Parnasi avrebbe destinato fondi anche alla fondazione dem Eyu di Bonifazi (Fatto). Ma l'imprenditore, intercettato, ha detto: "Renzi non conta più, ora finanziamo Lega e M5S" (Libero p. 5). Su Stampa (prima e p.7) e Repubblica (p.6) l'idea del costruttore: "un premier terzo per il governo" e poi la spartizione dei ministeri tra i due partiti, col costruttore che trattava per conto della Lega, sulla quale ora si sono posate le attenzioni dei pm per quei 200mila euro di fondi destinati al partito di Salvini. In primo piano anche il ruolo dell'avvocato Lanzalone, presidente Acea, che puntava a una nomina a commissario straordinario o alla Cdp. Sul ruolo dell'avvocato, la Raggi sentita dai pm dice: "Imposto da Bonafede e Fraccaro, ma non è entrato nelle scelte tecniche e urbanistiche: non aveva poteri. Io parte lesa in questa vicenda: basta con il fango" (Corriere prima e p.6, Fatto p. 3).
Il caso Tor di Valle rappresenta una "spina" per il Movimento. Di Maio, sotto assedio, dice: "Dobbiamo reagire, ma personalmente sono tranquillo: la storia dello stadio è un grande equivoco". Ma la posizione di Bonafede preoccupa e gli ortodossi chiedono "dimissioni se coinvolto" (Messaggero, Corriere e altri). Sul versante leghista, invece, Giorgetti ammette di conoscere il costruttore Parnasi, ma rassicura i suoi: "Non ho ricevuto alcuna pressione, né favori: vengo accusato per una cena, assurdo". E parlando al Fatto (p. 2) aggiunge: "Parnasi lo conosco da 15 anni, eravamo vicini di casa a Roma, ma Lanzalone non lo conoscevo prima di quella cena: l'ho rivisto poi, dopo tanto tempo allo stadio per Roma-Liverpool. Sorpreso? No, ora siamo al governo" (Libero p.7). Salvini fa quadrato: "Siamo sereni, il governo non è stato deciso a tavola e non posso accusare Giorgetti per una cena" (Corriere e altri). Il tesoriere della Lega, Giulio Cementero al Messaggero (p.5): "I 250mila euro? Mai usati per campagne della Lega". Da Milano, invece, il sindaco Sala conferma: "Parnasi? Visto due volte, ma non ho legami con lui". E sui 50mila euro ricevuti a sostegno della campagna elettorale, il sindaco meneghino dice: "Avvenuto tutto con modalità tracciabile e nel rispetto delle regole, importo inserito come previsto dalle norme, nel rendiconto già depositato presso la Corte d'Appello e reso pubblico nel 2016" (Giornale p. 6). Nella lista di Parnasi, che Belpietro sulla Verità (prima e p.9) definisce il "bancomat dei partiti", anche altri personaggi di spicco: dalla Polverini a Giro, da Minnucci a Ciocchetti e altri, per tenersi buono il potere (Libero p.5). Le rivelazioni sulla rete di contatti di Parnasi potrebbe rovesciare anche il banco sulle nomine: dalla Cdp (obiettivo di Lanzalone), all'Alitalia (intercettato il nome di Enrico Laghi), cambiano le logiche sulla scelta (Giornale p. 4). Chi vuole chiarire subito la sua posizione è il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha chiesto ai pm di essere ascoltato immediatamente: "Questa vicenda sul fidanzato di mia figlia va chiarita il prima possibile" dice  (Giornale p. 5, Messaggero p. 3, Notizia Giornale p. 4 e altri).

ESTERI
Vertice sui migranti a Parigi tra il premier Conte e Macron, intesa tra i due leader per gli hotspot in Nordafrica (Messaggero e tutti). I dubbi di Unhcr e Oim: gli hotspot restano un miraggio (Repubblica p.4). "Sintonia perfetta" Conte-Macron, tre obiettivi comuni: cambiare Dublino, aumentare i controlli e lavorare con i Paesi d'origine (Corriere p.2). Fatto (in prima e p.12) parla di pace "quasi fatta tra i due" ma ogni decisione sul tema immigrazione è rimandata al vertice Ue. Per il Giornale (p.3) il vertice va a vuoto: niente impegni precisi. Intanto, Macron elogia il premier italiano: "il mio interlocutore sei tuo". E ridimensiona Salvini (Stampa). Per Parigi "Salvini è un problema", anche se il premier italiano assicura: alla fine scelgo io (Repubblica p.3). La replica di Salvini da Genova: "Aspetto da Parigi aiuti concreti. A Ventimiglia i cinici e gli irresponsabili sono oltre confine" (Sole p.2). Macron pressa Conte: "Decidete se state con l'Europa" (Repubblica p.2). Il numero uno dell'Eliseo avverte: "Diffido dell'asse con Vienna e Berlino" (Stampa p.2). Secondo il Corriere (p.2) Parigi punta a isolare Salvini: Macron cerca una sponda a Palazzo Chigi per riformare l'Europa, ma tenendo l'Italia agganciata alle alleanze tradizionali. Il segretario di En Marche, Christophe Castaner, alla Stampa (p.2-3): "Dobbiamo lavorare insieme per rafforzare le azioni in Libia, per proteggere le frontiere comuni. Ma bisogna migliorare la solidarietà, su cui Francia ed Europa non sono state all'altezza. Ma perchè ci sia rispetto reciproco, bisogna rispettare le regole internazionali. E accogliere una nave che si presenta sulle vostre coste fa parte delle regole". Il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere (in prima e p.5) evidenzia come il 59% degli italiani sia favorevole alla politica dei porti chiusi. Anche un elettore su tre del Pd d'accordo, fortemente favorevoli l'elettorato di centrodestra e dei 5S.
Sull'accordo in Ue pesa anche la questione della stabilità del governo tedesco: la Grosse Koalition di Angela Merkel vacilla per la ribellione dei bavaresi sui migranti (Sole in prima e p.3). Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas al Corriere (in prima e p.3): "Anche da noi il tema è centrale, se non prendiamo sul serio le paure e le preoccupazioni delle persone aiutiamo chi vuole dividere l'Europa. Per questo serve velocemente trovare una linea comune Ue, non possiamo lasciare Italia e Grecia da sole". E a proposito dell'Italia, dice: "La Germania ha giocato un ruolo nella campagna elettorale italiana. Un ruolo che mi ha preoccupato. La Germania non ha fatto tutto giusto in passato, per esempio sul tema dei migranti e rifugiati o sui problemi economici. Posso capire che in Italia si abbia avuto l'impressione di una insufficiente solidarietà degli europei".
Nuova escalation Usa-Cina: sui dazi è guerra commerciale (Sole e tutti). Trump fa scattare le tariffe del 25% su 50 miliardi di import hi-tech cinese, Pechino risponde con misure speculari e ritira gli impegni di maggiori acquisti americani. I toni dello scontro preoccupano gli analisti per il rischio che si danneggi gravemente l'interscambio globale: Wall Street ha ceduto terreno nel pomeriggio sull'onda della crisi. Anche Repubblica (p.24) parla di "guerra da 50 miliardi".

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